Assalto al portavalori, arrestato anche l’ultimo componente della banda che aiutò i rapinatori

BRINDISI- Assalto al portavalori, arrestato anche l’ultimo componente della banda che aiutò i rapinatori. Si è costituito presso il carcere di Foggia, Ciro Imperio, 64 anni, l’uomo destinatario di una ordinanza di custodia cautelare in carcere che ieri si era reso irreperibile. Stando alle investigazioni, Imperio farebbe parte di quella organizzazione che avrebbe dato supporto logistico ai rapinatori che il 18 gennaio 2018 assaltarono il blindato della Cosmopol sulla statale 613 Brindisi-Lecce svincolo per Tuturano. Ieri la squadra mobile di Brindisi aveva eseguito  altre misure cautelari nei confronti dei presunti complici di Imperio. In particolare erano finiti in carcere Raffaele L’Abbate, 50 anni di Monopoli, Pietro L’Abbate, 29 anni di Monopoli, rispettivamente padre e figlio, Ciro Morelli, 63 anni di Foggia, Nunzio Arnese, 60 anni di San Ferdinando di Puglia ,  Addolorata Piazzolla,  57 anni di San Ferdinando di Puglia, Paolo Padalino, 56 anni di Foggia. Obbligo di dimora, invece,  per Antonio Luigi Ricci,  64 anni di  Lucera. Mentre un nono soggetto risulta indagato a piede libero. In pratica l’organizzazione si occupava degli aspetti logistici del colpo. Assoldati dal commando armato avevano il compito di trasportare, con un furgone modificato, all’interno de quale vi era una botola, gli uomini e le armi sul luogo dell’assalto e prelevarli una volta messa a segno la rapina. Il 18 gennaio del 2018 erano le 7.00 del mattino quando un  commando armato di quattro persone  assaltò il portavalori della Cosmopol sulla strada statale 613 direzione Brindisi- Lecce. I banditi che viaggiavano su tre auto raggiunsero  il mezzo blindato all’altezza dell’ svincolo Tuturano – San Pietro Vernotico. Un delle tre autovetture, una Lancia Delta , affiancarono  il portavalori e da lì uno dei banditi  cominciarono ad esplodere colpi di fucile contro il blindato cercando di colpire le ruote. Contemporaneamente dalle altre due vetture, una Ford Focus e una Wolsvagen, i complici gettavano sull’asfalto una pioggia di chiodi bloccando di fatto le autovetture che sopraggiungevano. Il blindato così era stato costretto a fermarsi sotto il fuoco dei banditi . Questi, fermato il blindato  scesero dalla Lancia Delta e imbracciando i fucili hanno intimato, pare con un accento straniero, ai vigilantes di scendere. Le guardie giurate non si mossero  e lanciarono l’allarme antirapina, nonostante fossero tenuti sotto tiro anche da due banditi a bordo di una Giulietta sulla carreggiata opposta. A questo punto i banditi presero un crik e lo posizionarono  sotto il furgone sollevandolo.  Smontarono una delle ruote ma poi per qualche motivo rinunciarono e si diedero  alla fuga nelle campagne assieme ai complici che occupavano le altre vetture. I banditi  abbandonarono sul posto le tre auto, anche la Giulietta. Ma prima di andare via i rapinatori  cercarono di compromettere gli indizi di prova svuotando nell’abitacolo delle vetture alcuni estintori. Sul  posto intervennero carabinieri e polizia, ma le indagini  erano state affidate agli uomini della squadra mobile di Brindisi.I vigilantes fortunatamente rimasero  illesi, nel furgone portavalori pare trasportassero molto denaro, all’incirca mezzo milione di euro.Grazie all’attività investigativa della squadra mobile, coordinata dal vice questore aggiunto, Rita Sverdigliozzi, gli inquirenti sono riusciti a ricostruire quanto accadde quella mattina ed il perché del fallimento del colpo. I banditi dopo aver sollevato con un crick il portavalori avrebbero dovuto tagliare le lamiere per avere accesso al vano cassaforte ma il mezzo era parcheggiato troppo a ridosso del guard rail e non consentì loro di concludere l’operazione.

BrindisiOggi

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