Il sindaco Cascione: “Ho visto gli attentatori nelle immagini,vogliono destabilizzarmi”

BRINDISI/ CELLINO SAN MARCO- «Quello di partecipare alla riunione del comitato provinciale per l’ordine pubblico, tenutasi ieri in Prefettura, alla presenza del viceministro degli Interni, Filippo Bubbico, era un mio desiderio. Il comitato necessita la presenza del sindaco del capoluogo e del presidente della Provincia, nel nostro caso il commissario. Il fatto che non ci sia stata la mia presenza non cambia nulla nei rapporti tra me e il prefetto, Nicola Prete, persona squisita e funzionario pubblico sempre attento ai bisogni e alle necessità del Comune di Cellino San Marco che mi fregio di amministrare». Queste le parole di Francesco Cascione, sindaco di Cellino San Marco, l’indomani della riunione del comitato provinciale per l’ordine pubblico.

Nella giornata di ieri era trapelata la notizia di un certo risentimento, da parte del primo cittadino del Comune salentino, per il mancato invito alla riunione, categoricamente smentito dalle considerazioni fornite a margine dallo stesso Cascione. La Prefettura, comunque, ha inteso sottolineare con una nota ufficiale la propria posizione. «Si comunica che nessuna richiesta di partecipazione al suddetto incontro è pervenuta dal sindaco di Cellino San Marco – si legge nel comunicato della Prefettura – Al tavolo non sono stati invitati né hanno partecipato rappresentanti di istituzioni o comunità locali». Chiarito questo aspetto, anche grazie alla precisazione giunta dalla Prefettura, il sindaco Cascione ha parlato della situazione che sta vivendo il suo paese, scosso dai recenti fatti di cronaca. «Ho avuto un colloquio col prefetto qualche giorno prima degli attentati ai miei collaboratori – racconta il sindaco – Il dottor Prete si è dimostrato attento nell’ascoltare le esigenze che, come portavoce della comunità di Cellino, gli ho esposto. Nella discussione, ho anche palesato al prefetto le mie sensazioni e i miei pensieri su quanto sta accadendo in paese».

Cascione si sente vittima della situazione che si è venuta a creare a Cellino. «Sicuramente sono danneggiato in prima persona da questi fatti – afferma il primo cittadino – ma chi ne esce peggio è la popolazione cellinese che non merita assolutamente quello che sta accadendo. Cellino non è un paese mafioso». L’assenza della mafia dal paese e dal Comune è un altro dei temi che più stanno a cuore al sindaco che, oltre a escludere la presenza di clan sul territorio, difende il suo operato e quello dei suoi collaboratori. «Ho voluto io stesso, con il supporto del senatore Pietro Iurlaro, la commissione antimafia che sta indagando tra gli atti prodotti dalla mia giunta. Quello che potrà emergere sarà, al massimo, qualche errore formale ma mai risulterà qualcosa che possa collegarci ai clan, come spesso detto in questi giorni da chi ci attacca». Cascione ha una sua idea sul perché si sia venuta a creare tale situazione a Cellino. «Ho visionato i filmati delle telecamere che ritraevano gli attentatori che hanno fatto saltare in aria l’auto del mio collaboratore. Se li avessi riconosciuti, lo avrei comunicato agli inquirenti, per i quali sono sempre a disposizione. Vedendo quelle immagini, però, mi sono reso conto che ad appiccare il fuoco erano dei ragazzini in bermuda, assoldati da qualcuno che ha interessi a destabilizzare questa giunta per farsi trovare pronto quando i tempi saranno maturi e Cascione sarà fuori dai giochi». Il sindaco scaccia lontano le ipotesi che vorrebbero Cellino come la nuova capitale della malavita organizzata e lui come il fantoccio nelle mani dei boss. «Non mi faccio condizionare da nessuno – tuona Cascione – men che meno dai clan Campana, Buccarella o chiunque altro per loro. L’ultimo procedimento penale di 416bis, associazione di tipo mafioso, riguardante Cellino, risale al 1996». Si sente sotto attacco, Cascione. Anche da Facebook arrivano strali nei suoi confronti da chi gli riconosce la colpa del clima generatosi in paese. «Qualche giorno fa – racconta – sulla mia pagina Facebook, è apparso un post scritto da un mio concittadino: “Sindaco di m****”. Provvederò a denunciare l’autore ma, comunque, voglio far notare ai miei detrattori che la mia professione, sono un avvocato penalista, non significa collusione coi miei clienti. Io difendo la persona, non il reato. E se in paese c’è un furto, una rapina, un omicidio o un attentato, la colpa non è del sindaco Cascione. Io la politica la faccio per la passione trasmessa dai miei genitori. Forse proprio a causa della troppa passione che ci metto nell’essere a disposizione della comunità mi trovo in questa situazione».

Maurizio Distante

Commenta per primo

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*