Imbrattate le mura di palazzo Imperiali, e “le telecamere non funzionano”

LATIANO- Opere d’arte o scarabocchi? A Latiano, non ci sono dubbi: la seconda è l’unica soluzione possibile. Ci si possono perdere le ore a sbattersi in dibattiti sulla valenza artistica dei graffiti che i writers consegnano alla civiltà metropolitana: le diverse scuole di pensiero vedono queste testimonianze di vita urbana come delle opere d’arte a pieno titolo o come degli scarabocchi che imbrattano i muri delle periferie e delle metropolitane delle grandi città. La diatriba, probabilmente, non si esaurirà mai e i fanatici e i detrattori dei graffitari si daranno battaglia in eternum.

Latiano, però, non è una grossa città e pare avere pochi artisti della bomboletta capaci di colorare i tristi muri della grigia periferia. Uno dei pochi sprazzi di centro storico di Latiano è palazzo Imperiali, la residenza di caccia della nobile famiglia. Già così, il quadro non pare essere idilliaco. Se, poi, a qualche novello Romeo innamorato senza alcuna inclinazione artistica viene in mente la splendida idea di impugnare uno spray blu per urlare il proprio amore alla sua Giulietta su uno dei pochi muri d’interesse storico del paese, il verdetto è unanime: colpevole! Non c’è dibattito, diatriba o punto di vista che tenga.

Natalia, Antonio, sole, cuore, amore, nessuno tra i buoni sentimenti può giustificare in alcun modo un gesto che oggettivamente deturpa un paese già non ricchissimo di per se, se paragonato ad altre realtà lontane appena una manciata di chilometri. E, infatti, la condanna è stata unanime. In molti in piazza, quella reale e quella virtuale di Facebook, hanno espresso la propria indignazione nei confronti dei piccioncini imbrattatori. Alcuni hanno anche invocato sanzioni da codice penale per i vandali innamorati. Altri, invece, hanno puntato il dito contro le telecamere di sicurezza installate da tempo e mai entrate in funzione, uno specchietto per le allodole a suo tempo costoso e ormai inefficace, che dovrebbe smascherare i colpevoli di questi e altri riprovevoli gesti (la “cornice” delle dichiarazioni d’amore in questione, infatti, è spesso usata come vespasiano a cielo aperto) e che invece fa solo bella mostra di sé sui muri di uno dei pochi pezzi di storia di Latiano insieme ad Antonio che ama Natalia. Alla follia, quella che serve a scarabocchiarsi a vicenda i nomi sui muri di un palazzo del 1700.

Maurizio Distante

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