“25 novembre, Brindisi non ha valorizzato questa giornata”

INTERVENTO- Forse lo scorrere di convulsi fatti politici locali o il credere che basti un semplice  “mi piace” su facebook per  partecipare realmente alla realtà sociale, o peggio forme di pericolosa  sottovalutazione, non hanno  permesso, in città , una più ampia valorizzazione dell’importanza di una data storica e simbolica come quella del 25 novembre, giornata mondiale istituita dall’ONU, dedicata all’eliminazione del femminicidio.

La memoria del brutale assassinio delle tre sorelle Mirabal, avvenuto in questa data nel 1960 ad opera di sicari del dittatore Truijllo che imperversava da decenni nella Repubblica Domenicana, è il segno di una realtà storica aberrante, che sempre colpisce le  donne che lottano per la libertà. Soltanto nel 1999 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite sceglieva di ricordare il loro onore violato, il loro coraggio e il tragico martirio, con una giornata mondiale contro la violenza alle donne.

A  Brindisi  anche quest’anno l’ Associazione “ Io Donna” si è impegnata a promuovere una importante manifestazione, in piazza Vittoria, “STOP AL FEMMINICIDIO:L’AMORE NON C’ENTRA”,  per dare voce e visibilità alle donne che anche nella nostra città subiscono varie forme di violenza per mano maschile, per informare la cittadinanza  e denunciare  che, in Italia, nel corso del 2013 vi sono già stati 128 femminicidi. Una cifra enorme che va a sommarsi alle migliaia di casi di violenza e maltrattamenti contro le donne.

L’iniziativa  ha sottolineato che la legge sul femminicidio, appena approvata, presenta dei limiti e  per l’impropria collocazione nel pacchetto sicurezza e perché tratta  la violenza contro le donne prevalentemente  sotto l’aspetto repressivo, in modo settoriale e frammentario, mentre è una questione politica, culturale e di diritti umani del genere femminile.

 L’altro aspetto irrisolto della legge è l’esigua o quasi inesistente previsione di risorse per finanziare l’attività di prevenzione, i Centri Antiviolenza  sul territorio, le  “lezioni anti violenza” nelle scuole, che sicuramente, anche a Brindisi, possono diventare, in continuità con il lavoro dello scorso anno, un terreno importante per  “insegnare il rispetto per le donne”, sin dalle più giovani generazioni.

Nel corso della manifestazione si è  distribuito vario materiale informativo e si è cercato di demistificare il falso linguaggio usato dai media, che ancora parlano di “raptus”, “amore”, “emergenza”,  per coprire la  triste realtà di miseria umana di  certi uomini, che ricorrono alla violenza in nome di una cultura basata sul mancato rispetto verso la libertà e la vita stessa delle donne.

In realtà il femminicidio, rifacendoci alla definizione data da Barbara Spinelli nel 2008, che spiccava su un grande cartello all’ingresso di piazza Vittoria, è un fatto culturale e politico, in esso si riconosce “ogni pratica sociale violenta  fisicamente o psicologicamente che attenta all’integrità,allo sviluppo psicologico,alla salute, alla libertà,alla vita della donna, con il fine di annientarne l’identità,attraverso l’assoggettamento fisico o psicologico, fino alla morte della vittima, nei casi peggiori”.

La manifestazione si è arricchita di azioni live come l’abito nero e la benda nera sugli occhi, indossato a turno dalle donne partecipanti,in memoria delle 128 donne uccise nel nostro paese nel 2013;  e delle sagome femminili affisse sul muro con  le parole tratte dal libro di Serena Dandini ,”Ferite a morte” che,  divenuto anche spettacolo teatrale, ha avuto un grande successo nelle piazze italiane, fino alla rappresentazione, proprio il 25 novembre scorso, nel palazzo delle Nazioni Unite a New York.

La manifestazione, tutta giocata sul terreno creativo e fortemente simbolico, si è impreziosita con le azioni teatrali sul femminicidio,  a cura di Sara Bevilacqua, regista e attrice brindisina, e del suo Laboratorio Meridiani Perduti.

Particolarmente seguito e coinvolgente il monologo di Paola Giglio, respiro sincopato a tratti, frammenti  di smarrimento femminile di fronte alla violenza, che segna il vissuto  delle donne  “ferite a morte”.

La gelida pioggia ha poi fatto da contrappunto alla suggestiva e molto applaudita dal pubblico presente,  ultima azione teatrale  collettiva di Sara Bevilacqua, Luana Fedele,Antonio e Valentina Guadalupi,Federico Pische,Giulio Ruggiero,Marta Lioce, intrisa di pura gestualità simbolica, che metteva in scena, nel contrasto tra il bianco e il nero dei costumi, la tragedia del femminicidio .

Rosella  Apruzzi

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