“8 marzo un cazzo”, la commerciante: “Io criticata per la vetrina, le donne esigono sempre rispetto”

MESAGNE – Una vetrina dell’8 marzo diversa dal solito, meno edulcorata ma corrispondente al pensiero di molti: finché non ci sarà rispetto per le donne, non ci sarà nulla da festeggiare. E in una vetrina in cui il giallo predomina, quelle scarpette rosse, da bambina, spiccano violentemente.

“Sono stata criticata perché vado contro i miei interessi – ci racconta Patrizia Parisi, commerciante mesagnese che patrizia parisi mesagne 8 marzonella vetrina del suo negozio di abbigliamento ha esposto messaggi inerenti la violenza sulle donne – Da commerciante, per alcuni mi dovrei limitare a mettere in vetrina slogan che favoriscano la vendita. Di questo, non me ne frega proprio niente”.

Un lavoro fatto con passione, quello di Patrizia, senza però mettere da parte i propri valori e il proprio pensiero in favore di un guadagno che arriva con più semplicità nelle casse del negozio. “Sono una donna che si mette nei panni delle altre, che esige rispetto, tutti i giorni, e come me credo anche tantissime altre donne, di Mesagne e non. Non amo le smancerie gratuite in questa giornata, auguri su auguri che si sprecano. Gli unici rametti di mimosa che ho accettato oggi sono stati quelli che mi ha regalato mio figlio e una cliente. Stop. Il resto sono solo vetrina fiori di pesco patrizia parisi mesagneformalità”.

Patrizia Parisi è una donna innamorata dei suoi due figli, di 25 e 21 anni, che ha aperto la propria attività da quasi 17. Da donna, sente che molto del significato di questa commemorazione si sia perso, per dare spazio all’ennesima trovata pubblicitaria.

“La mia vuol essere una protesta, perché stiamo un po’ perdendo di vista il vero significato dell’8 marzo. È come se il 27 gennaio (giorno della Shoah, ndr) saltassimo sui tavoli a ballare. E quello che è più grave, è che i reati contro le donne aumentano giorno dopo giorno. Le pagine di cronaca sono piene di queste notizie. Credo che sia arrivato il momento di capire che è ora di dire basta al modo in cui tantissime donne vengono trattate”.vetrina fiori di pesco 8 marzo mesagne 2

Nella sua vetrina, trovano spazio le giovani africane che vivono il dramma dell’infibulazione, le donne maltrattate e anche quelle impiegate di un’industria tessile di New York che, nell’8 marzo del 1908, persero la vita sul posto di lavoro a causa di un incendio divampato all’improvviso.

I versi della canzone “Donna” di Mia Martini compaiono nel negozio e nella vetrina che si affaccia su via Labanchi, a ricordare che la strada da fare ancora verso il totale rispetto delle donne è ancora lunga. “Donna come l’acqua di mare/chi si bagna vuole anche il sole/chi la vuole per una notte/c’è chi invece la prende a botte/Donna come un mazzo di fiori/quando è sola ti fanno fuori/donna cosa succederà/quando a casa non tornerà”.

BrindisiOggi

3 Commenti

  1. CONDIVIDO QUANTO PUBBLICATO DAL SIG.DE CRISTOFARO E ALTRETTANTO DI COME SI SIA ESPRESSA LA SIG.RA PATRIZIA….

  2. Gentile Signora, approvo al 1000% il suo cartello e quanto da Lei esposto nell’articolo. E quanti la approvano sono molti di più di quanto possa pensare.Chiaramente i benpensanti ed i buonisti si scandalizzano: per loro l’8 marzo è solo occasione di una cenetta con le amiche e di quattro risate. Per cui una cosiddetta “parolaccia” turba le loro virginee orecchie aduse a sentire solo messaggi rilassanti intrisi di buonismo melenso ed ipocrita.

  3. Secondo me è questa l’interpretazione corretta di questa giornata.Patrizia ha colto nel segno, le donne potranno festeggiare solamente quando avranno ottenuto quel rispetto che le è dovuto da parte di tutta la Società(maschile in prevalenza). E’ da ipocriti regalargli fiori e sorrisi l’8 marzo e maltrattarle per tutto il resto dell’anno!

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