Aria irrespirabile, 50 famiglie si rivolgono ad uno studio legale

BRINDISI – (da il7 Magazine) Cosa abbiamo respirato nei giorni del 19 e 20 maggio a Brindisi? Quali i danni alla salute? E chi ha provocato questo inquinamento? Sono solo alcune delle domande che  un gruppo di cittadini ha messo nero su bianco in una lettera che ha consegnato ad uno studio legale. Una lettera firmata da 50 famiglie brindisine, molte di queste residenti al quartiere Bozzano, una delle zone particolarmente investite dall’aria insalubre di quei giorni. Tante le segnalazioni arrivate alla sala operativa del comando dei vigili del fuoco di Brindisi che a sua volta ha allertato l’Arpa. “Vivo al quartiere Bozzano – racconta Cosimo Corlianò – e nonostante il vento forte l’aria è stata irrespirabile, siamo stati costretti a tenere le finestre chiuse. Non è la prima volta che avvertiamo questi odori sgradevoli. Ho due figli piccoli ed è impensabile vivere avendo la paura di aprire le finestre”. In quei giorni il forte odore di gas ha raggiunto anche zone meno esposte in passato. L’odore acre è stato sentito sino alla Sciaia. “Nella zona in cui risiedo – spiega Giuseppe My – raramente in passato ho sentito queste esalazioni. Gradirei che un ente certificato mi desse ampie garanzie su quanto respiriamo e vorrei sapere se questo è dannoso per la nostra salute. Se la colpa è di Versalis (come si legge da più parti) o di altri insediamenti industriali esistenti sul territorio  è necessario saperlo. Io non sono contro queste aziende, ma devono produrre rispettando la nostra salute e le normative vigenti”.

I firmatari della lettera hanno dato mandato agli avvocati Nicola De Giosa e Marco Stasi per chiedere agli enti preposti l’accesso alle informazioni ambientali. I legali, prima di valutare qualsiasi possibile azione a tutela dei propri assistiti, desideravano tutelare l’interesse anzitutto dei cittadini ad essere informati sullo stato di salubrità dell’ambiente, rientrante tra i diritti del pubblico, riconosciuti dalla Convenzione di Aarhus (Convenzione sull’accesso alle informazioni, la partecipazione del pubblico ai processi decisionali e l’accesso alla giustizia in materia ambientale, come da decreto legislativo del 19 agosto 2005, n. 195 in attuazione della direttiva comunitaria 2003/4/CEE). Questo diritto è esercitabile nei confronti di qualsiasi autorità, e in questo diritto rientrano le informazioni sulle emissioni prodotte dagli insediamenti produttivi ubicati a livello locale.

I diritti tutelati nel campo ambientale per i cittadini sono ancora pochi, ma tra questi rientra il diritto all’informazione ambientale. “Si tratta di un diritto riconosciuto dalla Corte di giustizia dell’Unione europea – spiega Michele Carducci, professore di Diritto comparato e climatico dell’Università del Salento – è definito un interesse prioritario non negoziabile. Questo significa che il cittadino ha il diritto di conoscere non  solo la natura delle emissioni, ma anche i pericoli potenziali per la salute e la salubrità dell’ambiente. Nel caso specifico non basta che l’Arpa mi dia dati e soglie, ma devo sapere anche i potenziali pericoli per la mia persona”. Il professore afferma che questa è un’arma importante per il cittadino che purtroppo non ha al momento uno strumento più incisivo. “Nel caso il cui il cittadino volesse conoscere di più e l’autorità che detiene questa informazioni le nega – aggiunge – questi potrebbe chiedere il rispetto del diritto, e adire una causa civile, per avere accesso alle informazione, che deve sempre essere basata sulla scienza. Un po’ come accade per  consenso informato del paziente al proprio medico”.

Per Carducci bene ha fatto il sindaco ad emettere la prima ordinanza di blocco delle attività di Versalis: “Il sindaco di Brindisi ha solo esercitato un dovere nei confronti della cittadinanza – conclude il docente universitario – in quanto massima autorità della tutela della salute pubblica. È quello che un sindaco avrebbe dovuto fare in quel momento, lo dice la giurisprudenza del Consiglio di Stato, in caso contrario un cittadino avrebbe potuto denunciarlo per omissione di atti d’ufficio”.
Gli avvocati Stasi e De Giosa attendono ora di conoscere i risultati definitivi delle indagini in corso da parte dell’Arpa per poi valutare eventuali azioni legali a tutela dei cittadini.  “Il diritto ambientale oggi giorno sta acquisendo sempre più maggiore importanza a livello internazionale – afferma l’avvocato Marco Stasi – e naturalmente la qualità dell’aria è un elemento fondamentale in tale prospettiva, basti pensare che diversi studi scientifici mettono in correlazione la maggiore incidenza in alcuni territori del Covid-19 con la presenza di elevate emissioni di sostanze inquinanti. Più in generale ogni cittadino ha diritto a vivere in un ambiente salubre, e le istituzioni devono garantire tale diritto costituzionalmente tutelato; peraltro  già nel 2014 Arpa Puglia segnalava la necessità dell’adozione delle migliori tecniche disponibili per il contenimento delle emissioni industriali a Brindisi”.

Lucia Portolano

 

1 Commento

  1. Quanto espresso nell’articolo in merito al diritto (costituzionalmente garantito) a vivere in un ambiente salubre , è sacrosanto. Ma quanti altri diritti vengono , ogni giorno, ogni ora, ogni minuto, sistematicamente e scientemente violati dalla burosaurocrazia, dalla pubblica amministrazione, dai dirigenti pubblici, dalla cosiddetta “giustizia” e via discorrendo? E parlo di diritti scritti nella carta. Carta costituzionale che gli stessi , soprattutto politici , che la sventolano come un vessillo alla festa del palio , sono i primi a dimenticarsene quando non fa comodo…..a loro, naturalmente…..

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