Ascensori quasi tutti fuori uso e porte sbarrate, è emergenza al Perrino

BRINDISI – Sta rapidamente assumendo i contorni dell’emergenza, la situazione degli ascensori dell’ospedale Antonio Perrino di Brindisi. Su tutti gli elevatori del corridoio principale della struttura, tranne uno, sono apparsi i cartelli che indicano il non funzionamento degli impianti e ne impediscono l’uso. Quello usato per le emergenze, l’ascensore che dal pronto soccorso porta su i pazienti più gravi, è fermo addirittura da 5 giorni circa. Chi vive l’ospedale, da utente o da lavoratore, si chiede perché non si veda mai in giro un tecnico o un addetto. Intanto, i pochi ascensori rimasti funzionano a singhiozzo lasciando, spesso e volentieri, intrappolati all’interno delle cabine malati e personale, con comprensibili disagi e tanto spavento. È caccia all’elevatore in uso, al Perrino: utenza e dipendenti arrivano anche a litigarsi i pochi viaggi a disposizione, con il conseguente uso improprio ed eccessivo dei sistemi regolarmente funzionanti e spiacevoli battibecchi su chi abbia più diritto a entrare nelle cabine.

Un altro nervo scoperto della struttura si trova nella “zona calda” del pronto soccorso. La “zona calda”, lo dice il nome stesso, è un’area nevralgica dell’ospedale ed è lo spazio dove transitano le ambulanze del 118 e le auto dei privati che accompagnano in proprio pazienti più o meno gravi. I mezzi arrivano, lasciano i malati e ripartono. Per garantire la continua disponibilità della “zona calda” ci sono, meglio dire c’erano, due aperture: una usata per l’ingresso dei veicoli e un’altra, posta lateralmente, per l’uscita. Così facendo, il flusso di ambulanze e automobili era continuo: l’area era occupata solo il tempo necessario a consegnare ai sanitari i pazienti arrivati e poi si ripartiva nello stesso senso di marcia, senza effettuare manovre strane, imboccando l’uscita. Da un paio di mesi la porta d’uscita è bloccata, con tanto di nastro rosso e bianco e barelle rotte messe di traverso ad ammonire e vietare l’uso del varco. Questa situazione porta, ovviamente, ad avere una sola via per entrare e uscire dalla “zona calda”: i mezzi arrivano, lasciano i pazienti alle cure dei sanitari, innestano la retromarcia e sperano che non ci sia nessuno che gli arrivi da dietro, onde evitare ingorghi. Se, malauguratamente, dovesse capitare qualche grossa emergenza, in cui sono richieste contemporaneamente più ambulanze, le conseguenze potrebbero essere gravi con squadre di paramedici costrette, magari, a operare nel piazzale dell’ospedale poiché la “zona calda” è occupata da un altro mezzo. La speranza è che uno scenario del genere non si verifichi mai ma l’ospedale principale della provincia dovrebbe essere pronto e preparato a ogni evenienza, capace di superare, non solo con il lavoro e l’abnegazione del personale ma anche a livello strutturale, ogni tipo di situazione.

Maurizio Distante

1 Commento

  1. Una città può definirsi “bene amministrata”, quando chi ha il compito di dirigere sa identificare le priorità, prendere le decisioni , verificare quotidianamente che le stesse siano correttamente e prontamente eseguite. I dipendenti degli enti pubblici prestano la loro opera con competenza ed assiduità. Gli organi politici e di controllo operano affinché le risorse necessarie siano disponibili , vigilano che le stesse siano ben impiegate . Brindisi purtroppo non può definirsi una città “ben amministrata” . Non lo è o in nessun campo . Basterebbe la cronaca di Maurizio Distante su quanto accade, in un giorno qualsiasi, nel suo ospedale. Ma ci sono tante altre situazioni di crisi : fallisce la cittadella della ricerca, è in perenne difficoltà il porto, aumenta la criminalità , chiudono i negozi, falliscono le piccole imprese industriali, eccetera, eccetera. Eppure c’è ancora chi “autorevolmente” dichiara che “le cose vanno bene, come mai nel passato” , e che vi sarebbero “gruppi” non meglio identificati che complottano per farle andare male.. Possibile ? peggio di così ?

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