Atti vandalici nella scuola, la preside: “Non mi arrendo, ridarò ai ragazzi ciò che è stato tolto”

BRINDISI- (Da Il7 Magazine) “Non mi arrendo, ridarò ai miei ragazzi tutto ciò che è stato loro tolto. Non mi fermo e ne mi fermerò mai” sono le parole di Marina Nardulli , dirigente scolastica dell’Istituto Comprensivo Statale Paradiso di Brindisi  devastato dai vandali la notte tra il 19 e il 20 maggio scorso. Ignoti hanno fatto irruzione nel plesso scolastico di via Torretta forzando una delle porte di ingresso, una volta all’interno si sono scatenati. Hanno imbrattato le pareti e i pavimenti con uno spray nero, hanno rotto sedie , tavoli,  distrutto letteralmente qualsiasi oggetto sia capitato loro davanti ma il danno più ingente lo hanno fatto nel laboratorio di informatica allestito qualche giorno prima del lockdown. I vandali per entrare nella stanza con i computer, ben chiusa dall’esterno,  hanno sfondato un muro, una volta all’interno hanno spaccato tutto il materiale informatico. A conclusione di tutto questo hanno persino lasciato dei messaggi ingiuriosi su di un muro indirizzati ad alcuni insegnanti, menzionando nomi e cognomi: “Noi siamo più figli di p…..a di voi”. Quando al mattino dopo gli operatori scolastici si sono recati nell’istituto la scena che si è presentata ai loro occhi è stata a dir poco scioccante. “Non si era mai vita una simile devastazione in una scuola-  dice la dirigente Nardulli- persino i poliziotti hanno detto di non aver mai visto una simile scena. Io mi sono sentita sola in quel momento perché lo scenario era sconfortante”. La polizia scientifica si è messa subito a lavoro per rilevare tutto ciò che possa essere utile ad identificare i responsabili. “Non è semplicemente un atto vandalico. E’ stato un atto di rivalsa contro la scuola e i docenti, un modo per fare delle rimostranze- dice la Nardulli- io, però, non posso pensare che sia stato qualcuno dei miei alunni. Anche perché a vederla bene, per distruggere un muro ci vuole una forza che un ragazzino di 12, 13 anni non ha”. La scuola Mameli sorge nel quartiere Paradiso, uno dei quartieri periferici della città di Brindisi. Negli ultimi anni le iscrizioni in questa scuola sono calate drasticamente, a settembre dello scorso anno, si è formata una sola classe prima. Attualmente nell’istituto vi sono solo quattro classi. “E’ un contesto difficile- sottolinea la preside- ogni giorno combattiamo con un alto tasso di dispersione scolastica. Durante questi mesi abbiamo contattato le famiglie con grande fatica per avvicinare gli alunni alla didattica a distanza, in alcuni casi ci siamo riusciti, in altri no. Possibile che qualcuno si sia risentito del sollecito ricevuto? Una cosa è certa, chi ha agito lo ha fatto con una grande rabbia distruggendo tutto ciò che avevamo costruito in questi ultimi mesi. Avevo preso un impegno con i miei ragazzi, dare loro una didattica più moderna , alternativa allestendo un’aula di informatica che loro non avevano ancora utilizzato a causa del lockdown. Sono ragazzi problematici e con loro bisogna adottare una strategia”. A parte aver distrutto l’aula al momento mancano all’appello anche due computer portatili. “Non sappiamo se l’abbiano rubati o meno- dice la preside- perché hanno spostato tutto da un’aula all’altra. Potrebbero essere stati nascosti da qualche parte. Io non voglio fare di tutta l’erba un fascio, questa tuttavia resta una realtà difficile  e c’è tanto da fare”. All’indomani dell’incursione, tra l’altro non è neppure la prima, il sindaco di Brindisi, Riccardo Rossi, e lo stesso questore, Ferdinando Rossi, si sono recati a scuola per un sopralluogo. “Non è solo un atto vandalico quello subito dalla scuola Mameli al quartiere Paradiso, ma un vero atto di sfida e purtroppo sfiducia verso il mondo della scuola e ciò che rappresenta- ha detto il sindaco Rossi- Questa mattina insieme al questore di Brindisi il dott. Ferdinando Rossi, alla dirigente professoressa Marina Nardulli e all’assessore alla Pubblica istruzione Isabella Lettori abbiamo visitato la scuola. Quando accadono queste cose quello che possiamo fare è rialzarci e unirci. A questa scuola destineremo investimenti per le infrastrutture ma occorre di più. Rivolgo il mio appello alla comunità civile, agli abitanti del quartiere Paradiso, al mondo della parrocchia, alle associazioni: tutti e tutte dobbiamo lavorare per colmare questa frattura, dobbiamo comprendere in profondità quanto accaduto e ricucire ogni pezzetto di fiducia. La scuola è un bene comune, lavoriamo insieme”.  Anche l’assessore comunale Isabella Lettori dice: “Le scuole non si toccano, dobbiamo difenderci. E’ stata un’offesa al luogo e alle persone che ci lavorano. Volevano lasciare un segno. Ma io voglio che si sappia che la scuola non è sola , noi continueremo a combattere per questo” . Il richiamo alla sinergia sarebbe in fondo la chiave per affrontare e risolvere il problema , ne è convinta anche la psicologa MariaRita Greco, Responsabile Uosd di Psicologia Clinica del Dipartimento di Salute Mentale di Brindisi: “Un territorio così difficile non può essere risolto dalla scuola, c’è bisogno di sinergia , un sistema che al momento non esiste. Difronte ad una adolescenza difficile, ad un degrado sociale e culturale  c’è una situazione di abbandono, giovani coscienze che invece hanno bisogno di un riscatto sociale ed etico . La scuola va supportata dalle risorse del territorio. Gli interventi se fatti singolarmente perdono forza, questa è una difficoltà oggettiva. Purtroppo c’è poco investimento. Sarebbero necessarie più associazioni, più servizi Asl dove il personale non affronti solo le emergenze, più servizi sociali , buone politiche a sostegno delle famiglie. Questo è un investimento che Brindisi negli ultimi  ha un po’ lesinato. Ci sono servizi eccezionali nelle Asl e nei Comuni , il problema è lavorare in maniera integrata ma perché le risorse sono poche”. Non solo, in questo contesto un gran peso avrebbe avuto anche l’isolamento forzato questi ultimi mesi che avrebbe alimento emozioni forti e distruttive. “I ragazzi fuori dalla scuola vivono in una situazione di isolamento dove hanno preso piede i social su cui poi non c’è stato alcun controllo. L’espressione della rabbia così è aumentata. Soprattutto ora l’isolamento per molti, non per tutti, ha rappresentato un modo per viversi la rabbia , la paura, la tristezza attraverso un messaggio- conclude la dottoressa Greco- C’è bisogno di azioni strategiche che non siano improvvisate. Noi in questo momento siamo impegnati solo sulle emergenze”.
Lucia Pezzuto per Il7 Magazine

1 Commento

  1. Sanno benissimo chi è stato e perché lo ha fatto.Magari non saranno stati alcuni interni, ma sapranno benissimo nomi e cognomi. Coperti da quella cosa che nel Sud abbiamo sempre, dovunque e comunque :l’OMERTA’. E ciò che ancora è più grave, se non devastante, è la paranoica caparbietà a cercare una qualche giustificazione ( al gesto) di natura social-psicologica – esistenziale ed un non ben precisato mancato “riscatto” sociale ed etico (!?): il miglior malcelato incitamento ed invito a ripetere il gesto, magari peggio, perché tanto la colpa, a ben vedere, è di altri……

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