Beni confiscati trasferiti al Comune di Brindisi: un patrimonio che non produce utilità

BRINDISI- ( da il7 Magazine) Sette attività commerciali, circa venti abitazioni alcune grandissime, cinque garage e oltre quarantaquattro ettari di terreno coltivati. Una casa di lusso al Casale, un grezzo in contrada Montenegro, altre in via Lanzillotti e nel centro storico, persino un attico a Santa Chiara. E’ questo il patrimonio confiscato alla criminalità brindisina passata nelle mani dell’amministrazione comunale. Ma di questi beni ben pochi sono realmente nella disponibilità del Comune, tra immobili vandalizzati dai vecchi proprietari  e le attività commerciali che  non sono state ancora state trasferite dall’Agenzia nazionale.  Un grande ricchezza che molto spesso non corrisponde ad un’utilità per le comunità.

Tutte le attività commerciali, come macelleria, bar, pasticcerie,  sparse tra via Appia e viale Commenda, non sono mai state prese in consegnata dal Comune. I locali erano stati affittati a terze persone che nulla c’entravano con l’attività illecita. Ma il trasferimento del fitto non è mai andato agli uffici comunali, questo viene ancora incassato dall’Agenzia nonostante ci sia stato il decreto di trasferimento. Le procedure sono comunque state avviate.  Lungaggini burocratiche che molto spesso rendono inutili i passaggi.

A questo si aggiunge le case occupate abusivamente, una volta saputa della confisca alcune famiglie hanno rotto le serrature ed hanno occupato gli immobili. Sono circa cinque in questo stato.  Poi ci  sono le case vandalizzate come quella in via Lanzillotti. Prima di andare via i proprietari hanno distrutto tutto, bagni, impianti, anche le pareti. Uno sfregio contro la confisca. “Se non abito io, non deve abitare nessuno”.

Terribile la sorte di tre villette in riva  al mare, lungo il litorale nord di Brindisi, nei pressi di Giancola.  Per queste è prevista la demolizione perché costruite sulla falesia. Il precedente commissario straordinario del Comune ha stabilito che fossero rase al suolo per il pericolo del crollo della costa.

 Beni sottratti ai vecchi contrabbandieri e ai capi della Scu brindisina. Immobili intestati ai loro famigliari ma riconducibili ai capi famiglia, tra le confische anche la casa di ex consigliere comunale imparentato con la famiglia Leo.

Da Morleo a Buccarella, da Greco a Felline, ricchezze che sulla carta valgono un occhio della fronte ma che nella pratica risultano poco vantaggiose.

  I decreti di trasferimenti vanno dal 2003 ad oggi. E a breve potrebbero arrivare nuovi beni. Il Comune di Brindisi  con il commissario straordinario Santi Giuffrè ha  manifestato l’interesse a prendere in carico nuovi immobili. Si tratta di quattro strutture alcune con numerosi vani di pertinenza da destinare per l’emergenza abitativa,  Tra questi ci sono i beni confiscati a Oscar Cannone, con un immobile da 285mila euro ai quali bisogna aggiungere i fabbricati  di pertinenza, e poi i beni di Rocco De Virgilio e Angelo Balestra tutti legati al mondo del vecchio contrabbando di sigarette.

Nel  patrimonio del Comune non  ci sono solo immobili, ma anche terreni. La maggior parte fanno parte del vecchio tesoro rurale della famiglia Buccarella.  Salvatore Buccarella è ritenuta uno dei capi della Sacra Corona Unita della frangia tuturanese. Quarantaquattro ettari di terreno coltivati nell’agro di Tuturano in contrada Specchia, dove c’è anche la casa di Giovanni, padre di Salvatore, morto il 7 agosto scorso.

I campi sono state trasferiti nel patrimonio comunale  a settembre 2016 ma per ora hanno rappresentato solo problemi. Il Comune è dovuto correre ai ripari per la questione Xylella, l’insetto che attacca e infetta tutti gli alberi e la vegetazione. Secondo le disposizioni regionali bisogna arare i campi per impedire il contagio, in caso di violazioni i proprietari, in questo caso l’amministrazione comunale, viene multata.

Sino ad oggi nessuno ha mai voluto i terreni di Buccarella. Qualche tempo fa si presentò qualcuno intenzionato a chiedere la disponibilità di qualche ettaro per far lavorare dei ragazzi. Ci furono dei sopralluoghi, ma quando l’interessato venne a conoscenza della vecchia proprietà, fece immediatamente un passo indietro. “No grazie – disse – ma i terreni di Buccarella no”.

Al momento c’è stata però un’assegnazione provvisoria per arare i campi. La cooperativa Sant’Andrea di Carovigno ha chiesto la gestione per un anno agricolo. Provvederà ad arare e coltiverà del grano. Ha chiesto l’affitto sino a giugno 2018 tempo di una semina e un raccolto, il tutto è costato 50 euro a ettaro. Per un totale di 2175 euro.

Dopo di che i terreni dovranno essere restituiti. Per l’affidamento definitivo bisognerà fare un bando. Sino al 2014 parte dei terreni sottratti alla famiglia Buccarella  sono stati gestiti da Libera, l’associazione di don Ciotti.

Lucia Portolano( per il7 Magazine)

 

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