Blasi: “Parlavo con Consales, ma non ho fatto pressioni per Casilli, io non sapevo nulla”

LECCE- “Avevo telefonato al sindaco Consales per avere qualche informazione, non sapevo nulla che in comitato si sarebbe discusso del bilancio, nè è compito del segretario regionale di un partito sostenere la candidatura del segretario generale dell’Autorità portuale. I partiti non devono entrare in queste cose”. Si difende così il segretario del partito democratico Sergio Blasi, dopo la notizia diffusa dal capogruppo del pdl al Comune di Brindisi Mauro D’Attis  in merito ad una telefonata che questa mattina avrebbe ascoltato mentre era  al bar dell’hotel Tiziano a Lecce. Una telefonata tra Blasi e un interlocutore sconosciuto, durante la quale il segretario del pd avrebbe detto: “una cosa è il bilancio e si può votare contro. Tenete la posizione ferma sul segretario”. Blasi al Tiziano era con Cosimo Casilli, candidato alla segreteria generale dell’Authority. La nomina del segretario era inscritta oggi all’ordine del giorno del comitato portuale.

Blasi rigetta le accuse: “Non ho mai fatto pressioni per Casilli, avevo chiamato il sindaco per avere delle informazioni. Sono venuto a conoscenza della possibile nomina di Casilli da una vostra collega ( Francesca Cuomo) sabato scorso- spiega il segretario a BrindisiOggi- che mi chiedeva spiegazioni sulla polemica sorta a Brindisi, siccome lunedì  e martedì sono stato a Bari ho potuto chiamare il sindaco solo oggi ed ho chiesto a Casilli di spiegarmi come stavano le cose”.

Insomma il pd non sarebbe intervenuto per sostenere l’ex deputato del ppi oggi consigliere comunale di Galatone. Qualcuno del pd però era d’accordo almeno stando alle dichiarazioni del presidente Haralambides che ha parlato di nome condiviso (ascolta intervista).

E il segretario regionale si rivolge a D’Attis, gli consiglia  la lettura di un libro: il Giorno della civetta, di Leonardo Sciascia. “Consiglio a D’Attis di leggere il Giorno della civetta- conclude Blasi- dove vi è la distinzione tra uomini, mezzi uomini e quaqquaraquà. Poi se veramente ha ascoltato quello che dice allora andasse dal magistrato e non ai giornali”.

Lucia Portolano

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