Campagna vaccinale, sanitari anche fino a 500 ore di lavoro e mai pagati

BRINDISI- (Da Il7 Magazine) Hanno lavorato nei centri vaccinali accumulando anche cinquecento ore di straordinario per affrontare l’emergenza Covid , ma a distanza di un anno non hanno ricevuto neppure un centesimo. Sono medici, infermieri e operatori sanitari della provincia di Brindisi che durante la fase più acuta della pandemia e la campagna vaccinale hanno sacrificato le loro ore libere per garantire i servizi alla salute, un lavoro che, stando agli accordi con la Regione Puglia, sarebbe dovuto essere retribuito, ma le loro buste paga raccontano un’altra storia. Mentre nelle altre province come Lecce e Bari i compensi, seppure in parte, sono stati elargiti qui, nella provincia brindisina, di quel denaro neppure l’ombra. “Abbiamo sacrificato le nostre famiglie- raccontano – siamo entrati negli hub vaccinali dopo i turni in ospedale per metterci a disposizione della gente. Abbiamo lavorato anche per 24 ore di seguito ma ad oggi non ci è stato ancora riconosciuto nulla”. E’ uno sfogo amaro quello degli operatori socio sanitari che in coda a medici ed infermieri lamentano di essere stati ignorati dalla Regione Puglia. “Quando sono stati presi gli accordi la Regione e la stessa Asl di Brindisi- dicono- ci avevano assicurato che saremmo stati retribuiti. Molti di noi hanno anche acceso dei mutui confidando sul lavoro che stavano svolgendo al di fuori dei turni ordinari, per non parlare dei rischi che hanno continuato a correre nonostante tutti i protocolli di sicurezza”. La pandemia ha messo a dura prova il sistema sanitario per tanti motivi. Il Covid è stato e continua ad essere un virus subdolo di cui, almeno all’inizio, non si conoscevano gli effetti e per il quale  le stesse terapie erano uno esperimento ma se da un lato i reparti si affollavano ogni giorno di gente diversa, che entrava ed usciva, dall’altro c’era chi quelle corsie non le abbandonava mai. Gli hanno chiamati angeli per questo, perché ad un certo punto, nella fase più acuta della pandemia non c’erano più turni di lavoro, orari da rispettare e una famiglia dove tornare: medici, infermieri, operatori socio sanitari sono stati e continuano ad essere in prima linea. Molti di loro svolgendo questo lavoro si sono infettati, ad un certo punto, da dottori sono diventati pazienti. Le loro stesse famiglie hanno vissuto l’incubo del virus che arrivava nelle case direttamente dagli ospedali. Quando è partita la campagna vaccinale il 27 dicembre dello scorso anno sono stati i primi a sottoporsi alla somministrazione dell’anti Covid, chi lo ha fatto, in pratica quasi tutti, lo ha fatto per poter assistere gli altri , per poter continuare a lavorare in quelle corsie di ospedale e negli hub che di lì a poco sarebbero stati aperti a tutta la popolazione. La vaccinazione di massa ha richiesto un impiego di forza lavoro non indifferente e se oggi nella provincia di Brindisi , come nel resto del paese abbiamo raggiunto una copertura vaccinale che va oltre le iniziali prospettive lo si deve proprio a quelle persone che non hanno mai smesso di lavorare. Secondo l’ultimo report a cura dell’Unità operativa di Epidemiologia del Dipartimento di Prevenzione della Asl Brindisi, dal 27 dicembre 2020 ad ottobre 2021 sono state somministrate 585.566 dosi di vaccino, di cui 310.680 prime dosi, 273.326 seconde dosi e 1.560 terze dosi; mediamente, sono state somministrate 2.098,8 dosi per giornata di vaccinazione. Dietro a questi numeri ci sono centinaia di persone che hanno prestato il loro lavoro per assistere al meglio coloro che si sottoponevano a vaccinazione. Gli stessi medici della Asl che avevano siglato un accordo che in qualche modo li tutelava dal punto di vista economico ad oggi non hanno avuto alcun riscontro.

“Neppure i medici dipendenti sono stati pagati- dice Arturo Oliva, presidente dell’Ordine dei Medici della provincia di Brindisi- l’accordo prevedeva 80 euro l’ora, sappiamo che la Asl di Brindisi ha  contabilizzato le ore lavorate ed ha inviato il preventivo alla Regione Puglia ma al momento non c’è stata alcuna risposta”. La Asl di Brindisi, infatti,  ha trasmesso alla Regione Puglia un prospetto riguardante le ore effettuate dal personale sanitario presso i centri hub aziendali nel periodo 1 gennaio 2021-31 luglio 2021 procedendo contestualmente alla contabilizzazione delle prestazioni rese, ma , come, riferisce la stessa Azienda Sanitaria Locale, non si è proceduto al pagamento perché ad oggi non risulta pervenuto alcun atto regionale provvisto della relativa copertura finanziaria. Ora, ad onor del vero , l’accordo finanziario prevedeva che per i medici sarebbe stato pagato un importo orario di 80 , per gli infermieri un importo orario di 50 euro, per gli assistenti sanitari sempre un importo orario di 50 euro e per il resto del personale un importo orario di 15 euro. Medici , infermieri e assistenti sanitari avevano un limite massimo di 100 ore mentre il resto del personale un massimo del 50 per cento delle ore totali rese. Questa la tabella ufficiale, così formulata dalla Asl, ma di fatto tutti hanno lavorato ben oltre il tetto massimo stabilito e non per scelta ma per necessità, vista la situazione di emergenza. Non solo, sempre nell’accordo, in calce, c’era anche scritto che l’acconto sarebbe stato erogato con la mensilità di ottobre. Ora,  proprio questo mese la Asl di Lecce ha versato sui conti  correnti dei suoi dipendenti il 60 per cento del compenso dovuto per il lavoro svolto nei centri vaccinali, qualcuno dice anticipando di tasca proprio ciò che la Regione avrebbe dovuto erogare, ma per i dipendenti della Asl di Brindisi non è arrivato nulla.

“Qualsiasi categoria viene strapagata ma quando si tratta dei medici si pensa sempre che sia prima una missione che un lavoro-dice Oliva-Sappiamo che le ore lavorate in straordinario in questa campagna vaccinale ammontano a circa 12milioni di euro ma giustamente la Asl di Brindisi non dispone di tanto e non può anticiparli, anche perché si è andati ben oltre la spesa di previsione. Molte persone per affrontare l’emergenza hanno lavorato fuori orario di servizio, alcuni quelle ore le hanno fatte anche come volontari. E’ il caso degli anestesisti. All’inizio della campagna di vaccinazione non sapevamo quali effetti avrebbe avuto il vaccino, ed allora gli anestesisti dopo le ore di lavoro in ospedale si recavano negli hub vaccinali per presidiare le somministrazioni, lo facevano da volontari. Molti hanno continuato come volontari ancora oggi. Nessuno si è mai tirato indietro”.

Lucia Pezzuto per Il7 Magazine

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