Caso Haggis, Io Donna: “E’ venuta fuori la violenza patriarcale, e il malgoverno”

INTERVENTO/ Abbiamo seguito  la triste vicenda della giovane donna inglese che ha denunciato di aver subito violenza sessuale dallo sceneggiatore canadese Paul Haggis, tra gli organizzatori del festival internazionale di cinema “Allora Fest”, realizzato ad Ostuni dal 21 al 26 giugno 2022 con cospicui  finanziamenti regionali.

In questi giorni molto è stato scritto e commentato. La nostra associazione si occupa di violenza  maschile sulle donne da decenni attraverso la gestione del centro antiviolenza “Io Donna” e   proprio   sulla   base   della   nostra   formazione metodologica ed esperienza  vogliamo proporre all’attenzione  pubblica alcune riflessioni  sulla violenza di genere.

Paul Haggis come altri uomini di potere, pervasi da senso di onnipotenza, soprattutto nella sfera sessuale, usano le leve della celebrità e dell’attrattività senza rispetto per i sentimenti, le aspettative e la dignità altrui,  specialmente quando l’altro è una donna con prerogative diverse dalle proprie. In questo caso è evidente una disparità di potere di fatto tra Haggis e la ragazza inglese.

A tal proposito facciamo qualche nome  per rendere chiara la dinamica di riferimento: Berlusconi, Strauss-Kahn, Weinstein, ecc., tutti contraddistinti  da un uso spregiudicato del proprio potere  economico e sessuale  di dominanza maschile, abituati a  liberarsi  senza scrupolo della  necessità di chiedere e ricevere il consenso della donna nella sfera della sessualità, si tratti di una  funzionaria di alto livello, di un’attrice o di una cameriera.

In particolare nel mondo dello spettacolo dal 2017 in poi, con la nascita del movimento Me Too, in America tante attrici e lavoratrici del settore hanno denunciato la diffusione di modelli di potere patriarcale e i conseguenti casi di molestie e violenze sessuali.

In tal modo la dimensione umana e relazionale della donna, con  i suoi desideri, la sua iniziativa, le sue aspettative, le sue scelte, è annullata e coartata alle pretese di uomini che, in ossequio   all’ordine patriarcale,   tentano di imporre i propri diktat, usando a proprio favore una certa mentalità maschilista ancora diffusa, che tende a sminuire e colpevolizzare la donna.

Non a caso la strategia degli accusati di violenza sessuale, come nel caso di Haggis, è che il rapporto sia avvenuto con il consenso della donna, che sia stata lei a cercarlo, ecc. Il punto centrale è  se Haggis abbia  voluto rispettare il rifiuto al rapporto sessuale.

La Convenzione di Istanbul all’art.36, in vigore in Italia dal 2014, definisce la violenza sessuale come “atto sessuale non consensuale compiuto su un’altra persona con qualsiasi parte del corpo o con un oggetto”; l’esistenza o meno del consenso è  espressione dinamica della persona che può cambiare nel corso di un rapporto sessuale, in ogni caso se non c’è il consenso, si tratta di stupro. Mentre  rileviamo nella nostra legislazione la  mancata applicazione  del principio del consenso,  chiediamo che si colmi questa lacuna giuridica e culturale,  procedendo con una legge in materia di violenza sessuale che sia pienamente in linea con la Convezione di Istanbul.

In questa preoccupante vicenda  si intrecciano, inoltre, aspetti gravi di sottovalutazione  nei confronti della prevenzione della violenza contro le donne e di genere, da parte della istituzione regionale, per non essere intervenuta, una volta venuta a conoscenza dei precedenti per violenza sessuale  a carico  di  Haggis, che figurava  tra gli organizzatori dell’Allora Fest di Ostuni, e di disinvolta gestione delle risorse pubbliche, avendo la stessa istituzione, finanziato con grosse somme questo festival al suo esordio, a discapito di altre iniziative simili, a fronte del taglio del 30% dei fondi per lo spettacolo, causando la protesta dei sindacati e dei lavoratori del settore.

D’altro canto registriamo nella narrazione di questo triste fatto un linguaggio inappropriato e uno stile che spesso non tengono conto della vittima come soggetto che merita rispetto. A tal proposito sono da rigettare commenti come quelli del regista Oliver Stone che  “lamenta la difficoltà a incontrarsi per un uomo e una donna, per cui sarebbe meglio essere in tre”  o di politici locali che dicono  “di accertare se con i contributi concessi all’Allora Fest non si siano violentate le casse pubbliche”.

Ancora una volta è venuto fuori il peggio della violenza patriarcale assieme al malgoverno e ad un limitato rispetto dell’etica pubblica. Ancora una volta il potere maschile  deborda, opprime e tende a dominare, fino al femminicidio, in un continuum di violenza sistemica che è per noi terreno irrinunciabile di impegno quotidiano e di lotta costante per prevenire e combattere ogni forma di violenza contro le donne e di genere.

Rosa Cecilia Caprera, presidente Associazione Io                                                                                                                               Donna

 

 

 

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