Dipendenti sottopagati e minacce di licenziamento, arrestati per estorsione i titolari di un noto negozio di arredamento

FRANCAVILLA FONTANA – Sottopagavano i lavoratori, sotto la minaccia del licenziamento avrebbero fatto sottoscrivere falsi accordi conciliativi con la complicità di due sindacalisti, buste paga non corrispondenti alla reale retribuzione, finisce nel mirino della guardia di finanza il noto mobilificio Magrì Arreda di Francavilla Fontana con punti vendita in tutta Italia. Questa mattina è stato arrestato il titolare Vincenzo Magrì di 65 anni e la moglie Maria Lucia Scatigna accusati di estorsione e auto-riciclaggio. L’indagine è stata condotta dai finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Brindisi, coordinati dalla procura di Brindisi.  Eseguito il sequestro preventivo di 1 milione 200mila euro ed altri beni ritenuto profitto dei reati contestati. Le indagini hanno svelato la sussistenza di gravi illeciti di natura penale a carico dei due imprenditori, per aver approfittato, in una situazione di difficile contesto occupazionale, della situazione di debolezza della maggior parte dei loro dipendenti imponendo loro trattamenti economici inferiori ai minimi previsti dai contratti collettivi nazionali o comunque non parametrati alle mansioni effettive e alle ore lavorate.

I riscontri investigativi hanno accertato che i due amministratori hanno di fatto imposto ai loro dipendenti la corresponsione di trattamenti retributivi inferiori rispetto al lavoro effettivamente prestato, la sottoscrizione di ricevute di quietanza per somme di denaro contante mai corrisposte o buste paga attestanti il pagamento di somme maggiori rispetto a quelle effettivamente corrisposte, l’indicazione di ferie invero mai godute, falsi verbali di conciliazione in sede sindacale. Sono stati accertati 46 casi su almeno 100 dipendenti.

Le investigazioni hanno permesso, inoltre, di appurare che le condotte estorsive sono state commesse in concorso, tra l’altro, con due sindacalisti di Francavilla che ora risultano indagati. Questi  avrebbero indotto i lavoratori ad accettare, sotto la minaccia del licenziamento, falsi accordi conciliativi, obbligando gli stessi a rinunciare a retribuzioni spettanti e ad altri diritti tutelati dalla legge.

Uno degli indagati risponderà, altresì, del reato di lesioni personali colpose a seguito di un grave incidente occorso ad un “lavoratore in nero”, obbligato a dichiarare un falso “incidente domestico” al Pronto Soccorso.

BrindisiOggi

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