Due coniugi malati Covid ricoverati al reparto Infettivi: “Abbiamo trovato un’umanità estrema, un dono incommensurabile”

BRINDISI – La testimonianza di due coniugi, moglie e marito entrambi malati di Covid ricoverati nel reparto di Malattie Infettive dell’ospedale Perrino di Brindisi. Lui un ingegnere di 47 anni Carlo Ponzio, e lei professoressa Margherita Errico di 46. Riceviamo e pubblichiamo la loro lettera.

“La malattia COVID19 ormai è entrata comunemente nel nostro lessico quotidiano ed è oggetto di svariate e talvolta contrastanti opinioni circa la sua reale soglia di attenzione e pericolosità.

Con questa dovuta premessa, quali persone direttamente interessate dal COVID19, in particolar modo nel contagio della sua variante dominante DELTA, la mia compagna ed io, lei regolarmente vaccinata con doppio AstraZeneca e insegnante presso l’Istituto Comprensivo di Latiano, e lo scrivente, per scelta non vaccinato, ingegnere impiegato nel privato, sentiamo la necessità di esternare quanto da noi colto, tra le righe, nel nostro percorso favorevole, che ci ha portato a guarire dalla COVID19.

Innanzitutto, e non vuol essere retorico, ci sentiamo entrambi fortunati, sia perché le nostre situazioni cliniche, benché necessitanti di ricoveri ospedalieri di breve e media degenza, non hanno mai destato soglia di preoccupazione, ma unicamente di osservazione, e sia perché ci siamo ammalati adesso, in una situazione relativamente calma sotto il profilo della gestione dei ricoveri e a distanza di oltre un anno dall’inizio della pandemia, trovando quindi a nostro vantaggio, protocolli ormai consolidati per gestire il naturale decorso della malattia.

Tuttavia, l’aspetto più saliente che ci preme sottolineare è l’UMANITA’ ESTREMA, manifestata quotidianamente e spontaneamente, da parte dell’intero equipe che ci ha più che curato, coccolato, durante questa nostra “avventura”, dal primo dei dottori, all’ultimo (in ordine di assunzione s’intende) del personale ausiliario, passando per gli operatori sanitari.

Tutti, ma proprio tutti i santi giorni, abbiamo riscontrato quel desiderio incondizionato e amorevole di trasmettere ai pazienti tutti, la serenità, la leggerezza e mi si passi il termine, la spensieratezza, colle quali ci hanno messo in condizione di affrontare terapie, prelievi, maschere di ossigeno e quant’altro sempre col sorriso sulla bocca.

Vogliamo che sia chiaro: la professionalità di tutti è stata al massimo livello ed è giusto che venga reso merito quando la Sanità, almeno a livello regionale e provinciale funziona, ma i sorrisi, le battute, le confidenze umane instaurate col personale sanitario, non sono assolutamente scontati: sono stati un DONO INCOMMENSURABILE, che ci è stato offerto, in cambio solamente di un’immensa gratitudine.

Ed è per questo che vogliamo lanciare un appello: tanti di loro, l’anno scorso in primavera, sono stati letteralmente buttati allo sbaraglio, senza realmente comprendere quali rischi di salute stessero correndo eppure non si sono sottratti ed hanno combattuto fianco a fianco degli operatori sanitari, dei medici e dei pazienti stessi: a distanza di oltre un anno, essere venuti a conoscenza che alcune figure non risultano coperte da indennità di servizio è francamente INSPIEGABILE e INACCETTABILE.  Sotto questo cielo, TUTTE LE VITE HANNO IL MEDESIMO VALORE, e meritano di essere tutelate e gratificate nello svolgimento delle loro mansioni laddove sussistano oggettivi rischi di salute.

Tale concetto, ovviamente è esteso anche per tutte quelle figure operanti nel settore pubblico e che, seppur in maniera percentualmente meno importante, sono a stretto contatto con possibili fonti di contagio, siano esse vaccinate o meno, e che non potendo quotidianamente sottoporsi a tamponi rapidi, si muovono in una sorta di pseudo libertà immunizzante, ma che, e ne abbiamo avuto certezza oggettiva durante il nostro ricovero durato fino a tre settimane, di fatto si contagiano e trasmettono a loro volta il virus.

Auspichiamo pertanto che, col nostro modesto contributo d’esperienza diretta, gli organi preposti siano sensibilizzati da articoli di giornale, istanze scritte, richieste verbali affinché rendano onore al concetto di uguaglianza della vita di ciascuno di noi: questo è per noi, il valore umano da riconoscere in questa battaglia alla COVID19.

 

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