Emiliano parla di riconversione a gas ma poi al Ministero si chiede altro, mentre Comune e Provincia prescrivono la riduzione del carbone

BRINDISI- Riesame dell’Aia (autorizzazione integrata ambientale) per la centrale termoelettrica Federico II a Cerano, Comune e Provincia rilasciano parere favorevole a condizione che vengano rispettate alcune prescrizioni in campo ambientale. Otto punti che Enel dovrà rispettare, che sono la condizione per far valere il rinnovo dell’importante autorizzazione che permette agli impianti di continuare a funzionare. Anche la Regione Puglia esprime parere favorevole, ma di prescrizione ne inserisce solo tre, alquanto generiche e poco dettagliate. Rimandando tutto al danno sanitario, e nonostante il presidente della Regione parli di rioconversione a gas della centrale di Cerano, nella nota ufficiale inviata al Ministero non si fa alcun cenno.

E’ stato lo stesso sindaco di Brindisi Mimmo Consales che ieri  nella conferenza stampa di fine anno ha creato il distinguo tra i tre diversi enti locali nei confronti della società elettrica. Nonostante lo stesso presidente della Regione Michele Emiliano nella sua conferenza alla stessa medesima ora inseriva tra i punti principali del suo programma del 2016 la riduzione del carbone, con l’approdo del gasdotto Tap nella provincia di Brindisi.

Ma al momento sono le carte a parlare. Il Comune e la Provincia di Brindisi, nella nota inviata al Ministero dell’Ambiente in merito alla conferenza dei servizi svoltasi il 15 dicembre scorso in merito al riesame dell’autorizzazione integrata ambientale rilasciata ad Enel nel giugno 2012,  esprimono parere favorevole “con la condizione- si legge nel documento- che il gestore rispetti le prescrizioni aggiuntive”

Nel dettaglio. I due enti locali chiedono in primo luogo l’avvio della co-combustione di biomasse in filiera corta, mediante l’alimentazione non contemporanea su 2 sezioni termoelettriche, con una quantità di biomassa di almeno il 5 per cento dell’input termico, in sostituzione di una quota parte del carbone, per un quantitativo annuo non inferiore a 200mila tonnellate. Entro e non oltre 90 giorni dal rilascio dell’Aia.

Secondo punto. Enel deve installare, entro sei mesi, gli strumenti idonei e necessari per la misurazione delle emissioni di microinquinanti, sia organici, idrocarburi, policiclici aromatici, diossine e furani, policlorobifenili, sia metalli pesanti su tutte e quattro le sezioni dell’impianto.

Terzo punto. La calendarizzazione almeno annuale di campagne di misurazione conoscitiva delle ricadute emissive di polveri totali e Pm10 mediante deposimetri. Le precedenti misurazione che hanno riguardato metalli pesanti hanno mostrati valori di deposizione rilevanti in particolare in aree industriali. Si chiede l’estensione della misurazione anche ai PM2,5, ai microinquinanti organici ed inorganici.

Quarto punto. Installazione dei filtri  a manica anche sui gruppi 1 e 2 per l’abbattimento delle emissioni di polveri totali.

Quinto punto. La riduzione del 20 per cento delle emissioni rispetto a quelli già rientranti nei limiti di legge, in quanto l’impianto si trova in area dichiarata a rischio di crisi ambientale.

Sesto punto. L’Enel deve attuare misure di compensazione da realizzare sul territorio in ragione del rilevante carico emissivo di anidride carbonica per il quale è autorizzato e di cui è responsabile. Nel 2013 la stessa società elettrica ha dichiarato un’emissione di 11.800.000 tonnellate di anidride carbonica. Pertanto le istituzioni chiedono un piano per la realizzazione e la gestione agronomica di una superficie boschiva nella provincia di Brindisi pari almeno a 100 ettari in cinque anni.

Settimo punto. Riduzione dei consumi della risorsa idrica del prelievo di acque sotterranee. Il gestore entro 3 anni dall’Aia dovrà prevedere la completa dismissione del sistema di emungimento delle acque di falda.

Ottavo Punto. Partecipazione al progetto Jonico salentino col Centro salute ambiente. Si tratta del finanziamento al progetto straordinario di ricerca su informazioni scientifiche utili tali da definire l’impatto delle sorgenti emissive sulle matrici ambientali e sugli indicatori sanitari che riguarda l’area Brindisi, Lecce e Taranto. Il finanziamento di 5milione 200mila euro verrà erogato da Arpa Puglia, Asl provinciali e Ares Puglia. Le istituzioni locali chiedono ad Enel oltre 2milioni di euro per sostenerlo, il 50 per cento del totale. In quanto lo studio presentato nel 2014 da questi tre enti hanno mostrato per le centrale di Brindisi la presenza di criticità in ordine alle patologie a breve latenza, cardio vascolari e respiratorie nell’area a rischio di crisi ambientale  e nel comune di Brindisi.

La nota con il parere e le prescrizioni porta le firme del sindaco di Brindisi Mimmo Consales e del presidente della Provincia Maurizio Bruno oltre ai due dirigenti al ramo Fabio Lacino e Pasquale Epifani.

A parte vi è il documento della Regione Puglia inviato a Ministero, l’ente di via Capruzzi esprime parere favorevole anche qui con delle prescrizioni. Si tratta di soli tre punti, dove non viene mai menzionata la riduzione del carbone né tanto meno si fa accenno alla conversione a gas di qualche impianto come invece più volte viene sbandierato da Bari. Nei tre punti si legge: siano ribadite e confermate le prescrizioni relative al trattamento delle acque di prima pioggia con nuove prescrizioni per le seconde piogge. L’avvio ad un nuovo riesame previa richiesta dalla Regione qualora dalla valutazione del danno sanitario vengano evidenziate criticità tali da rendere necessaria la revisione dei vincoli emissivi. E tutti i processi di lavorazione che comportano  emissioni odorigene rispettino la legge regionale 7/99.

Insomma si rinvia al danno sanitario e nulla più.

La parola ora spetta al Ministero.

Lucia Portolano

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