Gli avvocati iscritti nel 2019-2020 esclusi dal bonus scrivono alla Cassa forense

BRINDISI – La lettera degli avvocati iscritti nell’anno 2019-2020 indirizzata alla Cassa Forense, esclusi dal bonus di 600 euro.

Ill.mo Pres. Luciano,
Ill.mi Colleghi e Ill.me Colleghe,

cogliamo con favore le imminenti riunioni dei massimi vertici di Cassa Forense per rappresentarVi la nostra preoccupazione circa la ben nota vicenda del riconoscimento dell’indennità ex art. 44, co. 2, Decreto legge del 17 marzo 2020, n. 18 agli Avvocati iscritti a Cassa Forense dal 1 gennaio 2019, sospeso a causa dell’incertezza circa la corretta interpretazione dell’art. 1, co. 2, lett. a) e b) del Decreto Interministeriale 28 marzo 2020 sorta a seguito di un preventivo e forse eccessivamente scrupoloso quesito posto dall’Associazione degli Enti di Previdenza Privati ed, allo stato, ancora non risolto dalla Ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali, autrice della suddetta norma assieme al Ministro dell’Economia e delle Finanze.

Abbiamo senz’altro apprezzato le rassicurazioni contenute nel comunicato diffuso nel pomeriggio di domenica 19 aprile ma, la presenza di una condizione rappresentata dalle “sulla base delle determinazioni che verranno assunte” non ci lascia per nulla sereni – al contrario, invece, di quanto incomprensibilmente dichiarato da alcune associazioni forensi – per cui crediamo che la vicenda necessiti ancora della massima attenzione da parte di tutte le istituzioni coinvolte.

Sin dalla promozione della nostra prima iniziativa pubblica, una petizione nazionale lanciata il 30 marzo che in pochi giorno ha raggiunto oltre 550 adesioni, abbiamo ritenuto corretto interloquire con il Ministero del Lavoro che ben avrebbe potuto, in primis, intervenire prima della pubblicazione avvenuta in data 1 aprile ed, in secundis, fornire l’invocata interpretazione autentica nelle more del periodo intercorso tra il termine iniziale per l’inoltro delle domande ed il primo monitoraggio tra gli Enti previdenziali privati ed i dicasteri competenti. Nulla di tutto ciò è stato compiuto, di talché abbiamo rivolto alla Ministra Catalfo un’ulteriore iniziativa pubblica di protesta (c.d. TweetBombing) nella giornata in data 18 aprile u.s..

Purtroppo, l’auspicata – tanto da noi, quanto dall’Adepp – presa di posizione della Ministra non è giunta e si allontana sempre più, acuendo il clima di incertezza ed il malcontento di migliaia di giovanissimi colleghi e colleghe, cui si rischia di negare il diritto ad un sostegno economico proprio al loro esordio nella professione, peraltro in una delle fasi più buie che la categoria abbia attraversato, in species sotto il profilo della capacità reddituale e delle opportunità lavorative, ridotte dalla chiusura dei Tribunali e, per tanti di noi, da discutibili scelte degli Studi professionali in cui prestiamo  la nostra attività lavorativa come “monocommittenti”, celando ed omettendo le tutele dei rapporti di subordinazione.

Il perdurante silenzio del Governo sul tema ci ha indotto a rivolgerci direttamente all’istituzione chiamata a tutelarci, nella convinzione di rinvenire quella solidarietà propria di chi vive le difficoltà della nostra professione, crede fermamente nel principio di colleganza e pone l’assistenza agli avvocati in difficoltà tra le mission principali dell’Ente di cui, a vario titolo, è membro.

Orbene, ci rivolgiamo a Voi ponendovi alcune peculiari questioni, più dettagliate rispetto alle generali iniziative delle associazioni di rappresentanza sociale della categoria, su cui crediamo che Cassa Forense abbia la possibilità di impegnarsi.

Rivolgiamo, quindi, un appello al Presidente ed al Vice Presidente di Cassa Forense, i colleghi Nunzio Luciano e Valter Militi, al Consiglio di Amministrazione, al Comitato dei Delegati ed al Direttore Generale dott. Michele Proietti, affinché negli importanti consessi previsti per il 23 e 24 aprile prossimi, possano essere prese in considerazione ed accolte le seguenti richieste:

laddove il silenzio dei Ministeri competenti dovesse protrarsi ancora ovvero gli stessi fornissero un’interpretazione contraria alla ratio del Dl c.d. “Cura Italia”, chiediamo a Cassa Forense di farsi carico, nel secondo caso con proprie risorse, di un’indennità pari a quella prevista dal Reddito di ultima istanza per i colleghi iscritti nel biennio 2019-2020, ancorché tardivo ma quanto mai necessario, indipendentemente dalla data di iscrizione alla Cassa e dall’eventuale percezione di un reddito nell’anno di imposta 2018;

qualora l’interpello governativo richiesto da Adepp precisi l’inclusione dei professionisti neo iscritti nel biennio 2019-20 nella platea dei beneficiari, chiediamo pari trattamento per i colleghi la cui domanda di iscrizione a Cassa Forense non risulta essere stata evasa entro l’1/04/2020, data non individuata da alcuna fonte normativa quale termine perentorio per il possesso dei requisiti e di un mese precedente il termine per l’invio della domanda di ammissione al “Fondo per il Reddito di ultima istanza”, riconoscendo che la tardiva iscrizione è derivata unicamente dall’interruzione dell’attività dei COA a causa dell’emergenza epidemiologica;

in ipotesi si realizzi quanto riportato al punto 2), posto che il criterio cronologico di erogazione dell’indennità derivante dall’ordine di invio delle domande risulta è – nei fatti – già tramontato, ed in attesa che il Ministro Gualtieri fornisca l’autorizzazione, di concerto con la Ministra Catalfo, alla variazione di bilancio della quota del limite di spesa ai sensi dell’art. 126, co. 7 del Dl 18/2020 (introdotta, altresì, nell’art. 44, co. 2 dello stesso Dl da un emendamento approvato al Senato), chiediamo che Cassa Forense garantisca nel più breve tempo possibile la celere e prioritaria liquidazione delle domande rimaste ingiustamente sospese;

a prescindere dalle eventuali determinazioni del Ministero del Lavoro, auspichiamo altresì che i praticanti abilitati al patrocinio sostitutivo disciplinato dal DM n. 70/2016 ed iscritti a Cassa Forense siano destinatari delle medesime tutele riconosciute ai colleghi abilitati;

in attesa delle imminenti decisioni di Consiglio d’Amministrazione e Comitato dei Delegati, chiediamo la pubblicazione del documento inviato da Adepp alla Ministra Catalfo il 31 marzo scorso e di eventuali altri quesiti posti da Cassa Forense ai Ministeri competenti, al fine di garantire la massima trasparenza.

Siamo consapevoli del grande lavoro che l’Ente sta svolgendo per il tramite dei suoi vertici, del Direttore generale, dei Delegati, degli impiegati, compresi i dipendenti del servizio di call center destinatari delle nostre allarmate richieste, nonché della responsabilità di preservare i trattamenti previdenziali ed assistenziali futuri per l’intera categoria, ma crediamo che in un momento così difficile la condizione di tanti giovani rappresenti una vera e propria emergenza, così grave da mettere a repentaglio il prosieguo del nostro lavoro nella professione che abbiamo l’onore di aver intrapreso da così poco tempo.

Con l’auspicio di ricevere un pronto riscontro, cogliamo l’occasione per ringraziarVi per l’attenzione che siamo certi riserverete alle nostre istanze.

 

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