I detenuti del carcere di Brindisi sul palco del Teatro Verdi

Documentario Norman Atlantic

teatro_verdiBRINDISI – ‘Dentro/Fuori’ si chiama così il progetto che ha dato la possibilità ai detenuti del carcere di Brindisi di evadere, seppur per poche ore al giorno, con la mente dalle sbarre delle proprie stanze detentive. Saranno loro gli attori dello spettacolo ‘Briganti’, quando i detenuti diventano attori, che andrà in scena sabato 3 maggio alle ore 20.30 al Verdi di Brindisi con la compagnia ‘Teatro delle Pietre’. Il costo del biglietto è di 10euro e sarà destinato al sostegno del progetto e al proseguimento dell’attività culturale.

Dopo due anni di incontri, laboratori e piccoli rappresentazioni all’interno delle mura della casa circondariale del capoluogo, grazie al progetto del ‘Teatro delle Pietre’ di Marcantonio Gallo e Fabrizio Cito, attorno al tema della legalità e del complesso processo di recupero, ecco che per una notte un gruppo di detenuti a Brindisi potranno respirare un’aria diversa e nuova e seppur per poche ore potranno evadere da un’istituzione totale, come il sociologo Erving Goffman, definifa il carcere.

Lo spettacolo ‘Briganti’ è liberamente ispirato a un racconto contenuto nel romanzo ‘Il custode del museo delle cere’: in una notte d’attesa prima di essere fucilato, un brigante si racconta. Davanti a sé capitani uccisi, soldati massacrati e compagni caduti che, come fantasmi sullo sfondo di un’Italia in costruzione, danno vita a una narrazione sulla guerra fratricida che si consumò nelle campagne del Meridione. Tra storia e leggenda, una favola nera che racconta il Sud e le sue ferite. Ma chi erano veramente i briganti?

«Crediamo che il teatro oggi debba farsi portavoce di quelle urgenze sociali che ci circondano – raccontano Marcantonio Gallo e Fabrizio Cito – e, attraversando quei territori d’indagine ritenuti scomodi, far riflettere sull’emergenza carcere, che non può più essere considerato un’isola lontana ma è qualcosa di cui la società civile deve farsi carico».

Briganti (2)La cultura e in particolare il teatro può segnare un momento di espressione e di crescita dei detenuti che diventano attori protagonisti di un processo di recupero sociale. Il progetto, denominato «Dentro/Fuori», è cresciuto, si è sviluppato e trasformato, fino ad acquisire una maggiore chiarezza rispetto agli obiettivi e una maggiore consapevolezza delle potenzialità del teatro all’interno del carcere. Oggi il progetto mira a valorizzare il rapporto tra individuo e gruppo, a recuperare la relazione e le relazioni, a superare la dualità tra individuo e collettività (come le estremità di un ponte), a promuovere il teatro come forma artistico-culturale e luogo capace di includere e valorizzare le differenze.

Un lavoro, quello del TeatroDellePietre, che ora spinge il percorso oltre le sbarre e oltre le differenze per divulgare e far conoscere alla società il mondo carcerario in tutta la sua complessità e umanità. Il progetto, che inizialmente ha portato il «Fuori» dentro, ora porta il «Dentro» fuori perché la trasformazione da individuale diventi collettiva. Il teatro si conferma un’arte fatta di gesti, azioni, corpi, spazi, parole che ben miscelati possono creare quella magia che si confonde nella poesia, che fa sognare e pensare, che tocca nell’emozione e a volte sa far sentire piccoli grandi costruttori di ponti.

«Essere costruttori di ponti è un abito mentale, un atteggiamento etico, un percorso culturale ed educativo: dunque riguarda la coscienza di ognuno e i valori dei singoli individui. Ma è anche un’opera sociale e corale, chiede e presuppone reciprocità. Se il ponte viene costruito contemporaneamente da entrambe le estremità, l’incontro sarà più vicino e più sicuro, l’opera più stabile e duratura». Don Luigi Ciotti

BrindisiOggi

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