I veleni di Micorosa, Brindisi come Bussi, No al carbone diffida il Ministero: “Dia seguito al Tar”

BRINDISI- Un milione e mezzo di metricubi di fanghi provenienti dalle lavorazione dell’ex petrolchimico stoccati nella zona industriale di Brindisi a due passi dal parco naturale Punta della Contessa, in quella zona che viene denominata Micorosa, come le iniziali dei nomi dei genitori di una vecchia società ormai fallita che è stata proprietaria dell’area. Il comitato No al carbone presenta un esposto alla Procura della Repubblica e alla Corte dei Conti, è il secondo nel giro di due settimane dopo quello consegnato alla stessa Procura brindisina dai sei cittadini affetti da tumori del sangue.

Ci cerca di puntare i riflettori su questa discarica di rifiuti tossici, affinchè chi ha inquinato paghi. L’esposto del comitato ambientalista si basa anche sull’ultima sentenza del Tar di Lecce che ha indicato il Ministero dell’Ambiente come soggetto titolare a richiedere la bonifica dell’area, e per la prima volta il tribunale amministrativo ha riconosciuto due aziende private: Versalis e Syndial come responsabili della bonifica della zona, in quanto succeduti nella proprietà degli impianti che hanno prodotto inquinamento. Una decisione storica per un fatto che da anni non trova soluzione, uno scarica barile che ha portato a predisporre il pagamento dele opere di bonifica agli enti pubblici. Quindi ai cittadini. Bonifica che non è mai stata effettuata. Nonostante nel 2010 la caratterizzazione dell’area  ha registrato la presenza di metalli tossici e pericolosi milioni di volte superiori ai limiti previsti dalla legge.  Presenti arsenico, stagno, mercurio, berillio, selenio e idrossido di calcio .

Per questo l’allora sindaco Mimmo Mennitti nel 2011 ha emesso un’ordinanza con la quale ha interdetto la zona in questione. Un semplice cartello in cui si dice che qui non si può avere accesso. Una distesa di fango grigia, centinaia di fusti di fanghi abbandonati.

Il comitato ha chiesto di aprire un’indagine giudiziaria. “Per verificare- afferma Donato Mancino-  chi sono i responsabili, chi deve pagare e se ci sono state delle condotte illecite”.

Contestualmente gli ambientalisti hanno presentato  l’esposto alla Corte dei conti per verificare se ci può essere danno erariale nel caso in cui vengano spesi soldi pubblici per la bonifica.

Intanto l’attenzione è sul ministero dell’Ambiente il comitato ha inviato una diffida per conoscenza anche all’Arpa e alla Regione Puglia, affinchè  il ministero dia seguito alla sentenza del Tar di Lecce. Si chiede inoltre di conoscere come mai il progetto di messa in sicurezza e bonifica della falda predisposto da Sogesid, azienda in house del ministero, pubblicato sul sito portale ambiente della Regione Puglia non è stato più sottoposto a valutazione di impatto ambientale, nonostante fosse prevista la via in un primo momento.

Interrogativi ai quali questa parte della società civile chiede delle risposte. Intanto si cerca di analizzare il problema di capire quali soluzione. Il comitato ha organizzato per il 27 giugno prossimo un meeting pubblico dal titolo“ Sulla via di Micorosa e Bussi – Discariche industriali, quali soluzioni?”. L’appuntamento è alle 18 nel piazzale antistante il teatro Verdi, modererà i lavori la giornalista Tiziana Colluto.

Brindisi- Bussi due strade parallele: due impianti di Eni. Da una parte Brindisi con  Micorosa, dall’altra la discarica di Bussi con i rifiuti versati nel fiume Tirino.  «L’incontro – spiega Michele Arganese – vuole mettere a confronto due situazioni analoghe: la discarica di rifiuti industriali di Micorosa, a Brindisi, e la discarica di Bussi, a Pescara, per mettere in evidenza la pericolosità dei siti e creare un dibattito sulle possibili soluzioni».

A Bussi si attende la sentenza a carico di 19 tra  ex amministratori di Montedison imputati di avvelenamento delle acque e disastro ambientale doloso. Secondo l’accusa stata sversata una tonnellata al giorno di rifiuti residui della produzione nel fiume Tirino.

Tra gli interventi dell’incontro pubblico  anche quello del medico oncologo Maurizio Portaluri e del componente del Forum abruzzese movimenti delle acque Augusto De Sanctis.

 Lucia Portolano

 

 

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