Il cantante neomelodico e la pistola regalata come bomboniera durante una cresima a Brindisi

BRINDISI – (da il7 Magazine di Lucia Portolano) Catania – Brindisi. Le dichiarazioni rilasciate ai pm della procura catanese dal cantante neomelodico Vincenzo Pandetta, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa, arrivano sino a Brindisi. Piombano nei festeggiamenti di una cresima organizzata da una famiglia brindisina. È qui che il cantante di 30 anni, noto tra i suoi fans come Niko Pandetta, avrebbe ricevuto come bomboniera la pistola in ceramica dorata usata in una diretta social per minacciare un politico.

 Il cantante, famoso per aver inneggiare nelle sue canzoni il mondo mafioso, ha risposto alle domande dei magistrati di Catania per diversi episodi che lo vedrebbero legato ad ambienti criminali. Tra questi ci sono le minacce al consigliere regionale della Campania Francesco Emilio Borrelli che pubblicamente aveva denunciato i legami del cantante con la criminalità organizzata. Pandetta di tutta risposta nel 2019 era apparso in una diretta Facebook brandendo una pistola di color d’oro mentre minacciava il consigliere.

Il 19 gennaio scorso il cantante è stato ascoltato dal pubblico ministero della Dda di Catania Antonella Barrera, il 30enne ha cercato di difendersi dai diversi eventi che gli vengono contestati, tra questi anche la diretta con le minacce: “L’ho fatto perché Borrelli aveva reso dichiarazioni pesanti contro la mia famiglia, ed io mi sono arrabbiato. Ed  ho reagito in quel modo, sentendomi colpito nei miei sentimenti”. Poi il cantante parla della pistola. Ed è qui viene fuori Brindisi. “Non era funzionante – dice – in quanto si trattava di una bomboniera. Me l’hanno regalata a un evento, una cresima a Brindisi, e la signora che me l’ha regalata mi ha chiesto di promuoverla per farle pubblicità”.

Il cantante neomelodico era stato invitato da una famiglia brindisina per esibirsi per una cresima. Il regalo per un ragazzino. E come souvenir gli era stata donata la bomboniera a forma di pistola. Un simbolo poco confacente con la celebrazione sacra e religiosa della cresima, ma a quanto pare molto apprezzata dalla mamma del festeggiato tanto da chiedere di fare anche pubblicità.

Un’usanza  quello delle pistole in ceramica come bomboniere per battesimi, comunioni e cresime diffusa soprattutto in alcuni ambienti campani, che ha trovato i suoi appassionati anche in famiglie di Brindisi. Non solo tra coloro che l’hanno regalata, ma è apprezzata anche dagli invitati. Quale possa essere il suo significato è fuori di dubbio. Non ci sono interpretazione diverse. È  possibile anche acquistarle online al prezzo di 20 euro l’una. Ci sarebbe un apposito sito di vendita, lo avrebbe segnalato lo stesso consigliere regionale Borrelli. Durante un blitz a Napoli nella casa di un trafficante i carabinieri trovarono anche dei confetti a forma di pistola oltre alle bomboniere. Insomma era stata fatta una confezione a tema.

Per una comunione o per una cresima si spendono oltre dieci mila euro. Ed accade anche a Brindisi e in provincia. Bambini che vengono accompagnati in chiesa con limousine. Cantanti neomelodici come regalo per i piccoli festeggiati, che seppur in tenere età sono già appassionati di questo genere musicale. In alcuni casi ci sono anche gli spettacoli con le ballerine brasiliane e regali costosi, con super pranzi o cene accompagnati da fiumi di champagne che durano intere giornate.

Un invitato ad uno di questi eventi  che si è tenuto in un locale della provincia di Brindisi racconta che tra i regali ricevuti dal ragazzino c’era anche una collana d’oro raffigurante le tre scimmiette: “non vedo, non sento, non parlo”. Un simbolo chiaro di omertà in alcuni ambienti. A quanto pare Brindisi e la sua provincia non è esonerata da certe usanze e tradizioni. Le forze dell’ordine hanno le idee molto chiare su queste pratiche ed alcune famiglie sono ben attenzionate. Chi arriva a spendere decine di migliaia di euro per una comunione, o una cresima  e nella vita non fa l’imprenditore o non è un ereditiere, è chiaro che ha le spalle attività sospette. Se poi si aggiungono le pistole a bomboniera le conclusioni sono quasi ovvie.

Tornando a Niko Pandetta per tutto il tempo dell’interrogatorio ha cercato di difendersi davanti ai magistrati. Ha giustificato i suoi ammiccamenti alla mafia come un’operazione di marketing. “Ho sbagliato – ha detto –l’ho fatto per costruire un personaggio che potesse colpire il pubblico, per farmi pubblicità”, ed ha aggiunto: “Oggi non rifarei più la canzone che all’epoca ho scritto per mio zio, perché mi rendo conto di quanto sia stato pesante il testo che ho a lui dedicato”. Aveva infatti scritto una canzone dedicata al boss Salvatore Cappello, con versi inequivocabili “Zio Turi, io ti ringrazio ancora per tutto quello che fai per me, sei stato tu la scuola di vita che mi ha insegnato a vivere con onore, per colpa di questi pentiti sei chiuso là dentro al 41 bis”.

I magistrati accolgono con cautela “il pentimento”, non giuridico, del cantante che ancora una volta ha ribadito: “Era una chiara operazione di marketing, anche se mi rendo conto oggi di avere sbagliato”.

Basta però fare un giro su youtube per incappare nelle sue canzoni con il contenuto e immagini video inequivocabili dove si inneggia all’utilizzo delle armi e si denigrano le forze dell’ordine. Ma i social sono pieni di cantanti neomelodici che lanciano messaggi di questo genere seguiti da milioni di ragazzi, anche molto giovani che ne fanno dei veri e propri idoli. I loro video registrano milioni di visualizzazioni con commenti di apprezzamento che incitano a continuare. Invitati in numerosi eventi come grandi star pagati anche con alte cifre. I loro concerti fanno il tutto esaurito, ma i social al momento sono il loro maggiore canale di comunicazione.

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