Il sindacato degli infermieri: “Percepiamo stipendi da diplomati, bisogna valorizzare le competenze”

INTERVENTO/ L’infermiere oggi è un professionista laureato ma pagato ancora come se fosse diplomato. Nel frattempo formazione e responsabilità sono notevolmente aumentate. È un professionista che ha una carriera precarizzata e un lavoro disagiato dai turni dove lo sfruttamento è legalizzato da deroghe contrattuali all’orario del lavoro.

C’è bisogno di una proposta innovativa che auspichiamo venga condivisa dalle istituzioni e dalle altre forze sindacali. Quella che consegniamo al dibattito pubblico è fondata sui seguenti capisaldi: dare la possibilità di carriera a un numero più elevato di professionisti e non limitarla a percentuali di una cifra, dare garanzie a chi investe sulla propria formazione, evitare lo sfruttamento del personale turnista,  valorizzare  le  professioni  sanitarie  nella  contrattazione  e  nella  libera  professione come avviene per i medici, prevedendo una sezione autonoma di contrattazione e un’indennità di esclusività. Tutte queste rivendicazioni hanno un fondamento di valore: l’esercizio professionale dell’assistenza infermieristica non si basa tanto sull’erogazione di prestazioni, come molte altre professioni, ma si caratterizza per la presa in carico del paziente a trecentosessanta gradi. Tale presa in carico comporta maggiore autonomia e responsabilità e pretende maggiori competenze e notevoli flessibilità. La presa in carico mette le professioni infermieristiche sullo stesso piano di quella medica Le nuove responsabilità a garanzia del corretto procedere nel percorso assistenziale e la necessaria continuità assistenziale, soprattutto in un diagnostico terapeutico contesto dove si stanno sviluppando le aree per intensità di cura, devono comportare una valorizzazione che prenda atto di questa evoluzione. L’infermiere di quartiere, ad esempio, istituito dal Decreto Rilancio è una figura che avrebbe potuto intercettare molte delle criticità emerse durante l’emergenza sanitaria. A partire dalle Rsa. Già nel 2003 l’Oms individuava nell’infermiere di comunità un ruolo fondamentale nella prevenzione e nella gestione delle situazioni di fragilità. L’infermiere di comunità è un anello importante di una rete che va dall’assistenza domiciliare alla riabilitazione, alla prevenzione e cura in scuole, Rsa e famiglie dove ci sono situazioni delicate, evitando anche accessi impropri negli ospedali. Come Nursind ci siamo battuti a lungo per il riconoscimento di questa figura e l’attivazione di percorsi specifici, presentando anche un progetto specifico per l’infermiere nelle scuole. Saranno necessari interventi legislativi e rivedere norme contrattuali con i necessari stanziamenti economici. Ciò che auspichiamo è una condivisione dei fondamenti della nostra proposta, presa in carico e continuità assistenziale, per una azione comune su più fronti”.

Segreteria Regionale Nursind Puglia Carmelo Villani

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