#iorestoacasa, l’associazione Le Colonne racconta il castello sui social

CAROVIGNO – Conoscere la storia e i segreti del Castello di Carovigno attraverso i social. Anche l’ associazione Le Colonne aderisce alla campagna social #iorestoacasa promossa dal Mibact.

“Vi racconteremo, tramite i nostri canali social – scrivono dall’associazione – la storia e i segreti del Castello. Passaparola!”

Il Castello Dentice di Frasso di Carovigno, probabilmente di fondazione normanna, sorge a ridosso del centro storico del paese, su un promontorio che domina l’intera fascia costiera. Si distingue per la peculiare conformazione a triangolo – assunta nel corso del XVI secolo – e la presenza di fortificazioni ai vertici: la torre quadrata, la torre tonda e infine la torre ad ogiva, anche detta “a mandorla”.
A partire dal XVII secolo, venuta meno l’esigenza difensiva, il Castello iniziò ad assumere i connotati di una residenza gentilizia, ad opera delle nobili famiglie che ne ebbero possesso: tra di esse, figurano i Caputo, i Serra, i Costaguti, i Castaldi, i Granafei e gli Imperiali. La nobile famiglia Dentice di Frasso (piccolo paese della provincia di Benevento, in Campania) acquisì la proprietà nel 1791 ma non vi abitò finchè, agli inizi del XX secolo, il Castello divenne un dono di nozze per i Conti Alfredo Dentice di Frasso ed Elisabetta Schlippenbach. Una importante opera di ristrutturazione venne affidata nel 1906 all’ingegnere Gaetano Marschiczek, che non si limitò a ripristinare il preesistente, ma creò nuovi spazi, li integrò tra loro e arricchì l’intero edificio di decorazioni e sculture che celano messaggi colti e raffinati. Inoltre, per volontà della Contessa Elisabetta, il Castello venne dotato di uno straordinario parco in cui i giochi di simmetria e proporzione imitavano, seppure in scala ridotta, quelli delle sontuose regge europee.
Tra il 1909 e il 1961 il Castello fu frequentato da ospiti illustri, tra i quali figura lo scienziato Guglielmo Marconi.
Nel 1961 il Conte Luigi, erede di Alfredo, vendette il Castello all’Opera Nazionale per la protezione della Maternità e dell’infanzia. Nel 1973 divenne proprietà della Provinca di Brindisi. Concesso in uso al Comune, oggi è uno splendido contenitore culturale, sede di numerosi eventi, che ospita tra le sue mura la Biblioteca Comunale “S.Morelli”.

Commenta per primo

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*