“La città ha bisogno di una democrazia partecipata e di un centro destra unito”

INTERVENTO/ Lo stallo economico in cui versa la città di Brindisi ha generato un profondo senso di sfiducia che la collettività tutta, senza eccezione alcuna, coltiva nei confronti dell’attuale amministrazione, incapace di rilanciare il territorio valorizzandone -da un lato- la vocazione agroalimentare, turistica e culturale e -dall’altro- favorendo insediamenti industriali rispettosi della comunità locale e capaci coniugare lavoro, ambiente e salute.

Assistiamo, oramai da tempo, ad un profondo scollamento tra la cittadinanza e la classe dirigente di questa città, composta da una coalizione, orfana e di transfughi, che ha racimolato poco più del 20% dei consensi degli aventi diritto al voto al turno di ballottaggio.

Brindisi ha bisogno di una operazione politica capace di ricucire il rapporto con la comunità, troppe volte bistrattata da un’amministrazione sorda ed autoreferenziale.

Ci aspettavamo che questa amministrazione riconoscesse l’importanza del ruolo dell’opposizione che rappresenta anch’essa una parte consistente, anzi maggioritaria, della cittadinanza. Sarebbe stata l’occasione per consentire ai cittadini di Brindisi di essere protagonisti della rinascita della città mediante un modello di democrazia partecipata e di responsabilità condivisa che mai questa amministrazione è stata capace di adottare.

Il bene pubblico e l’interesse generale si conseguono mediante una azione sinergica tra la pubblica amministrazione ed il comune sentire, evitando fenomeni di nepotismo, di lottizzazione e logiche spartitorie che, in assenza di una politica capace di garantire sviluppo e ricchezza generalizzati, rischiano di rappresentare lo strumento attraverso cui si sviluppano le relazioni sociali ed economiche.

La politica è capacità di ascolto, di confronto, di sintesi. In altri termini è capacità di farsi interprete della volontà popolare perché solo così l’atto politico che in essa si esplica diventa espressione di una collettività capace di determinare il proprio futuro.

Nei tre anni di governo della città, tutte le scelte fondamentali che l’amministrazione Rossi ha adottato sono state condotte in modo solitario ed autoreferenziale, sulla base di una presunta interlocuzione diretta con la cittadinanza che è finita prima ancora di iniziare.

Nonostante l’invito che io rivolsi al Sindaco in occasione dell’insediamento del Consiglio Comunale, la maggioranza si è costantemente sottratTa al contraddittorio con l’opposizione e con le ragioni da essa rappresentate che altro non sono che quelle di una parte cospicua della comunità locale né ha avuto la capacità di cogliere il profondo segnale che la gran parte dell’opposizione manifestò con l’astensione al voto sulle linee programmatiche del Sindaco.

Si è persa l’occasione, nel contraddittorio tra le diverse sensibilità che compongono il Consiglio Comunale, di conseguire il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i cittadini all’organizzazione politica, economica, sociale e culturale della città mediante l’esercizio effettivo e condiviso del potere di indirizzo e di controllo politico ed amministrativo.

Ed allora, se la maggioranza ha perso l’occasione di cambiare la storia, le forze di centro destra, aperte alla migliore esperienza civica e dei moderati, hanno la maturità di prendere atto delle ragioni per le quali anch’esse sono state artefici del vuoto elettorale che si è palesato in modo particolare nel turno di ballottaggio.

Al centro destra rivolgo un appello: dobbiamo essere capaci di coordinare una azione politica che riparta dalla gente, dai militanti e dai territori, prendendo con forza le distanze da quel cerchio magico di poteri ed interessi traversali che oramai da qualche tempo ruotano in alcuni ambienti cittadini.

Occorre un approccio che valorizzi il merito, il sacrificio e l’abnegazione di tante donne e uomini liberi diuturnamente impegnati, anche a costo di personali rinunce, a difendere quel pensiero e quella cultura liberale nella quale ci riconosciamo.

Esiste, invero, una intera collettività, pronta a rimboccarsi le maniche, che attende da parte nostra una rinnovata offerta politica fondata sui principi delle libertà individuali, della salvaguardia delle ragioni nazionali in Europa, della tutela delle attività di impresa piccola e media, della riduzione della pressione fiscale, anche locale, che strozza le famiglie e tarpa le ali all’intrapresa privata.

Di contro, se dovessimo ancora una volta aggrovigliarci in beghe interne, anteponendo la strenua difesa delle ambizioni e dei desiderata del singolo, spesso non all’altezza del compito a cui ambisce, sacrificando gli interessi diffusi e le ragioni dello stare insieme, contribuiremo ad aumentare quello scollamento con la comunità locale alla quale, prima o poi, dovremo rendere il conto.

Intendere la politica quale strumento di affermazione sociale del singolo e di esercizio del potere non ci appartiene.

Dobbiamo essere capaci di proporre un progetto politico unitario e credibile che traghetti un’idea di futuro e che interpreti le aspirazioni della comunità a vedersi riconosciute migliori condizioni di vita e di sviluppo: una vera e propria rivoluzione culturale fondata più su ciò che ci unisce che su ciò che ci distingue.

Il Capogruppo di Forza Italia

Avv. Roberto Cavalera

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