Dopo la morte dell’operaio, le Rsu denunciano: “Nei cantieri di Aqp mancano i tecnici alla sicurezza”

FRANCAVILLA FONTANA- Sono passati 20 giorni dalla morte di Angelo Reschi, l’operaio 38enne di Aradeo, dipendente dell’azienda di costruzioni “Fiocca Vincenzo”, ditta appaltatrice dell’Aqp, di Galatina, che fu inghiottito dal fango nella fossa in cui stava lavorando, intorno alle 9.30, in via Barbaro Forleo,  a pochi metri dal Comune di Francavilla Fontana. Era il 29 agosto scorso. Ora, dopo un periodo di silenzio e riflessione, la rappresentanza sindacale unitaria dell’Acquedotto Pugliese ha deciso di scrivere una lettera aperta all’amministratore unico dell’azienda, Gioacchino Maselli, in cui si esprimono alcuni dubbi e alcuni interrogativi che, secondo i sindacalisti, sono senza risposta.

«A distanza di alcuni giorni dall’incidente costato la vita ad Angelo Reschi – si legge nella lettera della Rsu – riteniamo doveroso fornire il nostro contributo per aprire una più ampia riflessione rispetto alle ragioni che possono essere alla base di quanto accaduto. E più in generale sul futuro dell’unità tecnica di Brindisi, costretta da anni a un continuo depotenziamento». I rappresentanti sindacali hanno, in passato, più volte espresso profondo dissenso in merito a scelte che, oggi come ieri, appaiono, sempre secondo i sindacalisti, più che dettate da reale esigenza di miglioramento del servizio e della condizione dei lavoratori, frutto di un mero calcolo ragionieristico. «Vorremmo porle alcune domande – affermano i rappresentanti dei lavoratori – alle quali ci attendiamo che lei, a differenza di altri, dia delle risposte.

Com’è possibile che il coordinatore per la sicurezza del cantiere, anziché essere impegnato sul suo lavoro sul territorio, sia spostato a Bari a svolgere attività, che a quanto ci risulta, non sono riconducibili all’incarico assegnato, senza prevederne un’adeguata sostituzione? Com’è possibile che direttori dei lavori, direttori operativi, ispettori di cantiere, coordinatori della sicurezza, solo per citarne alcuni, siano molto più impegnati a svolgere attività esclusivamente amministrative, piuttosto che a una più incisiva azione sul territorio? Come pensa l’azienda di garantire il controllo e la sicurezza sui cantieri considerando che, mediamente, sono aperti più di 25 cantieri al giorno tra manutenzioni ordinarie e investimenti? Come è possibile gestire l’ambito unico di Brindisi, che è il più corposo dell’intero territorio regionale, con oltre 150 interventi di manutenzione ordinaria al giorno, considerato che nell’ ufficio di direzione lavori non è previsto alcun ispettore di cantiere? Com’è possibile che alcuni tecnici siano, addirittura, privi di telefoni aziendali e spesso siano costretti a dover chiedere di essere chiamati, o addirittura accompagnati sui cantieri, dalle stesse ditte appaltatrici, mettendosi, di fatto, in una condizione che definire di soggezione sarebbe riduttiva? Com’è possibile che un territorio come quello Brindisi sia privo di un servizio di reperibilità per la vigilanza igienica, sospeso temporaneamente più di un anno fa e mai più riattivato?».

Questi interrogativi aprono uno scenario poco conosciuto alla popolazione ma sicuramente molto preoccupante visto il delicato servizio che l’Aqp eroga ai cittadini Brindisi e vista la quantità di unità lavorative impegnate quotidianamente sul territorio. «Considerato che l’unità tecnica di Brindisi negli ultimi anni ha perso, in termini di risorse e solo per trasferimenti in altra sede, circa 15 lavoratori, le chiediamo di conoscere quale futuro l’azienda preveda per il territorio di Brindisi e se non sia opportuna una serena ammissione del fallimento di un progetto che, a distanza di 3 anni dalla nascita, ha avuto come unico risultato quello di una totale perdita, da parte dell’Azienda, del controllo del territorio».

 

 

 

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