“La morte è certa, la vita no”, autobiografia di Klaudio Ndoja, storia di un campione

BRINDISI- S’intitola “La morte è certa, la vita no” la storia autobiografica di Klaudio Ndoja, scritta da Michele Pettene (con la prefazione di Gianmarco Pozzecco) presentata martedì sera a Palazzo Nervegna a Brindisi alla presenza del sindaco di Brindisi Mimmo Consales, dell’assessore Gioacchino Margarito e del Questore di Taranto Stanislao Schimera. Trecento quindici pagine nelle quali l’ex capitano biancoazzurro ripercorre la sua vita: dalla guerra civile in Albania, allo sbarco sulle coste salentine, dalla vita da clandestino invisibile ad acclamato leader della squadra Brindisina. Tante vite in una sola quelle che Klaudio racconta con particolare enfasi; “una storia vera fino al midollo” scriverà il Poz nella prefazione.  La vita, che lo mette a dura prova da ragazzino, svolta grazie all’incontro con Don Marco che lo iscrive nella squadra di basket dell’oratorio. Inizia a Desio il suo percorso cestistico, prosegue a Casalpusterlengo, Capo D’Orlando fino a Brindisi, dove contribuirà, nelle vesti di capitano, alla storica promozione in serie A. I successi e le soddisfazioni che raccoglie sui parquet sono figlie di anni di stenti, sacrifici e sudori percorsi sempre a testa alta, senza mai arrendersi, con quello stesso orgoglio che lo porta in Piazza San Pietro davanti a Papa Francesco, come rappresentante del centro sportivo italiano, quando davanti a migliaia di persone e la voce rotta dall’emozione dichiara: “ non sono un campione sportivo ma credo di esserlo nella vita grazie all’insegnamento dei miei genitori e dello sport”. Il suo messaggio è rivolto principalmente ai giovani: “ se avete un sogno andate avanti, combattete, abbiate fede. Tutto è raggiungibile, io ne sono la prova”.

“All’inizio- scrive Pozzecco- non conoscevamo la sua storia e lo prendevamo in giro con battute sugli albanesi, sui gommoni e su qualsiasi altra cosa scaturisse dalle nostre menti idiote. Poi quando iniziammo a conoscere le sue vicende, l’infanzia difficile, la sua fuga dall’Albania, per me fu come vedere chiudere un cerchio. Si tratta di una storia a tutto tondo che parte da lontanissimo e che sono onorato di aver incrociato”.

Lilly Mazzone

1 Commento

  1. Che la morte fosse l’unica cosa certa e che la vita è piena di sorprese, belle o brutte che siano, lo sapevamo tutti e da un pezzo. Mi complimento per l’originalità del titolo e per la profondità di pensiero.

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