L’Asl risponde al malato di Sla: “C’è solo un ritardo, assistenza garantita”

BRINDISI – Riceviamo e pubblichiamo la risposta della Asl di Brindisi in merito alla segnalazione pubblicata da BrindisiOggi sul disagio vissuto da una famiglia per la mancata fornitura di un puntatore oculare ad un paziente affetto da SLA.

“Nell’assistenza di casi clinici complessi possono sorgere problemi tecnico-burocratici, come tempi necessari per l’avvio e la conclusione di un bando di gara per la fornitura di ausili, unitamente a circostanze contingenti come ricovero ospedaliero, indisponibilità temporanea del paziente, aggravamento delle condizioni cliniche, ed altri fattori non prevedibili che non sempre consentono di andare incontro alle esigenze specifiche dell’utente in maniera tempestiva. Si è consapevoli delle innumerevoli difficoltà che quotidianamente le famiglie si trovano a dover fronteggiare nei casi più complessi, e si vuole rassicurare l’utenza che si lavora costantemente per risolvere tali problematiche e cercare di soddisfare in tempi più rapidi i bisogni degli utenti e delle loro famiglie. L’impegno dell’Azienda per i pazienti gravi e non autosufficienti assistiti a domicilio è costante, attraverso una rete di servizi e l’investimento in tecniche che si sono evolute negli anni e che consentono, più di prima, anche un miglioramento di qualità della vita. I pazienti assistiti a domicilio sono migliaia, con un andamento in crescita costante che conferma il potenziamento dell’offerta domiciliare come alternativa al ricovero con garanzia di sicurezza delle cure. Un servizio gratuito per tutti gli assistiti in ADI garantito 365 giorni l’anno dalle 7.00 alle 20.00 festivi compresi, che consente di curare gli ammalati nel proprio contesto familiare con diverse tipologie di prestazioni sanitarie. A questo si aggiunge di recente l’estensione a tutto il territorio aziendale del progetto TeleHomeCare di Telemonitoraggio, attivato in via sperimentale nel territorio di Ceglie Messapica a partire dal mese di ottobre 2015, come supporto tecnologico dell’attività già strutturata di assistenza domiciliare, al fine di migliorare l’erogazione delle prestazioni sanitarie presso il domicilio dei pazienti (come negli ospedali di Comunità), contribuendo ad assicurare equità nella fruizione delle cure territoriali, supporto nella gestione della cronicità, maggiore accessibilità, migliore continuità delle cure e maggiore efficacia degli interventi, attraverso il confronto multidisciplinare e l’integrazione fra professionisti, compresi i  Medici di Medicina Generale, gli specialisti di branca, gli operatori sanitari dell’ADI, i caregivers e i familiari”.

 

2 Commenti

  1. Ovviamente quanto detto sopra non è reale,mio padre non si è mai reso indisponibile, anzi ha superato brillantemente tutte le prove fatte per ottenere il puntatore oculare. Comunque la questione del comunicatore non centra nulla con l’ADI.
    Detto ciò la ASL avrebbe potuto contattare me o la mia famiglia piuttosto che perdere tempo a scrivere sui giornali per lavarsene semplicemente le mani.
    Roberta Troccoli

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*