L’ultimo guardiano del faro di Torre Canne, la storia di Sergio, che non ha mai imparato a nuotare

BRINDISI- (Da Il7 Magazine) Una vita trascorsa sul mare, ad illuminare la strada dei marinai senza mai imparare a nuotare. E’ questa la storia straordinaria di Sergio Masciopinto, l’ultimo guardiano del faro di Torre Canne, frazione del comune di Fasano, in provincia di Brindisi. Sergio, 67 anni, originario di Triggiano, nel barese, è stato per ben 36 anni il responsabile del faro di Torre Canne sino a quando ad aprile scorso non è andato in pensione. La sua storia è legata al mare e nonostante il suo lavoro, la sua esperienza e gli innumerevoli interventi fatti anche in barca, lui, l’ultimo guardiano del faro, non ha mai imparato a nuotare. “Sinceramente non mi è mai interessato, anche quando ero piccolo, i miei fratelli andavano in spiaggia ed io restavo con mia nonna- racconta- ma con il tempo e facendo questo mestiere ho imparato ad amarlo e rispettarlo”. Sergio Masciopinto  diventa guardiano del faro nel 1979 vincendo un concorso pubblico. In realtà all’epoca vince anche un concorso indetto da Poste Italiane e per un attimo si trova davanti ad un bivio. “Avevo vinto due concorsi, quello con le Poste e quello per il personale civile nella Marina Militare con la mansione di guardiano del faro- dice- A quel punto non sapevo cosa fare così chiesi a mia moglie, all’epoca la mia fidanzata, e lei mi spinse ad accettare quello per la Marina perché le piaceva il mare”. Il primo impiego di Sergio come guardiano è in Sardegna, sull’isola di San Pietro. “Era un posto per pochi, isolato, 4mila anime appena- racconta Sergio- nonostante questo mi piaceva molto perché ci conoscevamo tutti. Non ero solo ad occuparmi del faro, facevo i turni con i miei colleghi e per questo la gente ci chiamava: i guardiani. Le nostre mansioni erano molteplici: dal cambio delle bombole, alla pitturazione, dalla pulizia alla sostituzione delle lampade. Si andava anche per mare per controllare le boe, non ci si fermava mai. La Sardegna mi piaceva ma ho sempre avuto il desiderio di tornare in Puglia, a casa mia”. Il primo febbraio del 1984 arriva per Sergio quella chiamata tanto desiderata e lui non se la fa sfuggire: a Brindisi servivano tre unità. Una di quelle sarà Sergio. “I fari sono sempre stati sotto la giurisdizione della Marina Militare, ed all’epoca  io avevo la reggenza del faro di Brindisi, San Cataldo e Torre Canne-dice- era un lavoro molto impegnativo. Oggi è tutto automatizzato ma prima ci voleva sempre la presenza di una persona sul posto, era impossibile farne a meno. Per questo avevamo anche gli alloggi di servizio. Si viveva lì, il faro faceva parte della tua vita”. Sergio si occupa così anche del faro che si trova sull’isola di Sant’Andrea e di quello sul castello di Forte a Mare che poi è stato automatizzato e potenziato. Aveva gli alloggi di servizio vicino al Castello Alfonsino. “Anche se non sapevo nuotare ogni volta che uscivo in barca con i colleghi per fare qualche intervento sulle boe non avevo paura, sapevo che erano in gamba. Certo con il mare gli imprevisti sono sempre dietro l’angolo- dice- Ricordo che una volta eravamo verso l’isola di Sant’Andrea quando all’improvviso scese una nebbia talmente fitta che non si vedeva ad un palmo dal naso. Con la bussola cercavamo di orientarci  e fare rotta verso il porto ed invece ci ritrovammo verso Cerano. Fortunatamente intercettammo un traghetto proveniente dalla Grecia e ci mettemmo in scia, così riuscimmo a tornare indietro. Alla fine io ero semplicemente un diplomato in elettronica industriale non sapevo molto del mare. Eppure con l’esperienza ho imparato che bisogna sempre stare attenti e rispettarlo perché anche l’acqua più tranquilla all’improvviso può trasformarsi in tempesta”. Ad un certo punto però il faro di Brindisi viene automatizzato e Sergio viene trasferito a Torre Canne. “Con l’automatizzazione a Brindisi non servivo più , per cui mi sono trasferito a Torre Canne- racconta- qui ho trovato una piccola comunità ed ho anche scoperto che nessuno conosceva il faro perché era sempre stato inaccessibile”. Il faro di torre Canne è alto 35 metri e fu costruito nel 1928 in epoca Fascista, e le prime due famiglie di faristi si trasferirono nelle stanze parallele ubicate alla base della struttura, che divennero la dimora del guardiano del faro. Era necessario essere sempre nei pressi del faro, poiché la manutenzione che richiedeva ai tempi era quotidiana, ed il lavoro era pieno di responsabilità: gli addetti dovevano ogni 2-3 ore ricaricare il lume e accendere la lanterna sovrastante, che dava la possibilità al faro di Torre Canne di illuminare  la costa. “Era un lavoro faticoso, non si stava solo nella torre ma si andava anche per mare per ricaricare le boe. Ogni boa conteneva otto bombole di acetilene, ciascuna di queste pesava 55 chili- dice Sergio- ci voleva impegno e passione. E ripeto quello che più dispiaceva e che pochi conoscevano il faro, persino la gente del posto non era mai riuscita ad entrarci. Almeno fino agli anni’90”. Così negli ultimi vent’anni Sergio si è impegnato a rendere accessibile la torre. “Il mio lavoro al faro mi ha insegnato tanto e mi ha lasciato anche dei segni- racconta- un giorno trovai davanti al cancello un bimbo di sette anni mano nella mano con il suo nonno. Mi pregarono di salire sulla torre. Non si poteva ma il bimbo ci teneva così tanto. Allora li accompagnai per tutti e 160 gradini . Quando chiesi al nonno perché il bimbo ci tenesse così tanto, lui mi rispose che voleva raggiungere il punto più alto per salutare la mamma che era in cielo. Ancora oggi ci penso e mi emoziono. Ma ricordo anche quando una colonia di bimbi speciali venne a visitare il faro. Erano bambini particolari, con storie difficili alle spalle. Tutti entrarono nel faro con grande entusiasmo tranne una bimba che era rimasta sola con l’educatrice: era non vedente. Allora mi offrii  ugualmente di accompagnarla e farla salire nella torre faro. Qui feci partire forzatamente il faro e le dissi di poggiare la mano sulla lente. Attraverso il calore percepiva quando il faro si accendeva e si spegneva. Ad un certo punto mi disse : io vedo la luce. Attraverso questo piccolo stratagemma ero riuscito in qualche modo a farle vedere come funzionava il faro”. Sergio Masciopinto è andato in pensione lo scorso aprile. Ora anche il faro di Torre Canne è stato automatizzato. Lui è stato l’ultimo guardiano. Nel frattempo però suo figlio Claudio, antropologo, su concessione della Marina Militare ha creato un piccolo museo. Sono state allestite diverse stanze dentro le quali attraverso gli attrezzi, le foto ed una ricca collezione di fanali si racconta la storia del faro e dei suoi guardiani. “Oggi che sono in pensione il faro mi manca così vado spesso a rivisitare il museo- dice Sergio- del resto il faro senza il suo farista è solo una torre vuota”.

Lucia Pezzuto per Il7Magazine

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