“Ma quali bonifiche..mi faccia il piacere”

INTERVENTO/ Ma mi faccia il piacere, inizierei afferrando un braccio altrui allontanando il soggetto con cautela.
Chiunque parli di “bonifiche” a Brindisi dovrebbe essere schernito così. Si proclamano cifre da capogiro, 10 milioni di euro, 20, 50 o addirittura 100milioni di euro. Bonificare realmente questo territorio massacrato richiederebbe cifre da svenimento, ammesso che i soldi potranno mai guarire un luogo senza che un altro venga avvelenato. Il Sito di Interesse Nazionale di Brindisi, specialmente nelle aree su cui insistono le grandi multinazionali, e lo rivelano le analisi sinora effettuate, è gravemente inquinato, in special modo lo sono le falde sottostanti. Si dice che arriveranno tanti baiocchi per realizzare pozzi di emungimento e depurazione delle acque (“barriere idrauliche”), ma bisogna sapere che all’interno del Polo Petrolchimico ne esistono già circa 60, ed altre decine ne esistono in altri stabilimenti impattanti. A detta degli esperti, in questo modo ci vorranno decenni, se non addirittura secoli, per risanare completamente le falde brindisine, le quali oggi non possono più irrigare nemmeno un campo di
gramigna. Si dice che arriveranno 40 milioni di euro destinati alla famigerata “Area Micorosa”, il luogo dei superveleni chimici attualmente interdetto e causa di un divieto di coltivazione, caccia e pesca per un intorno fino a 300 metri. Quei soldi pubblici in arrivo non serviranno alla “bonifica” bensì alla sola “messa in sicurezza”, così si teorizza, dell’area da 50 ettari, impedendo agli inquinanti di diffondersi. Sostanzialmente, semplificando, il “progetto di messa in sicurezza” (redatto dalla SOGESID SPA, Società “in House” del Ministero, appositamente incaricata) prevede principalmente un enorme muraglione interrato di contenimento perimetrale che, affondando per oltre 12 metri, dovrebbe saldarsi alla roccia di argilla azzurra presente in profondità. Un’opera alquanto discutibile, (la “barriera fisica” è già stata considerata follia negli atti pubblici riguardanti siti vicini), soprattutto se si pensa che sul lato mare si scaverà a pochi metri dalla battigia. Un’autentica “tomba della terra”. La cosa più sconvolgente però, da sottolineare, è che di “isole Micorosa” ne esistono almeno altre 3, in mare, proprio lì, in adiacenza alla vergognosa discarica incontrollata di veleni realizzata in pieno “Parco Regionale Le Saline
di Punta della Contessa”, un luogo che, per definizione  scambia l’acqua dolce del terreno con l’acqua salata del mare.

Ai più scettici, quelli che non credono alla foto aerea, rammentiamo che lo sversamento in mare dei veleni fu riportato sia nel “1° Rapporto sullo Stato dell’Ambiente” redatto nel 2003 (“una discarica di idrossido di calcio con una estensione di circa 50 ettari ed un volume di 1,5 milioni di metri cubi, situata nella parte settentrionale dell’area umida, nota come Saline Punta della Contessa, con sversamenti in mare per circa 5 kilometri quadrati”) che negli atti pubblici propedeutici il nuovo Piano Regolatore Urbanistico (“una discarica di idrossido di calcio …situata nella parte settentrionale dell’area umida Saline Punta della Contessa con sversamenti in mare per circa 5
kilometri quadrati”). Detto questo, e prescindendo dall’incredibile marasma normativo su chi debba pagare questi incommensurabili danni (se lo Stato che legifera o le Industrie pesanti, poteri che spesso si intrecciano e aiutano
vicendevolmente), le domande sorgono spontanee. Ma quanto serve spendere tanti soldi pubblici per tali opere?
Come verranno gestiti gli appalti? Perchè l’Italia non si decide a puntare seriamente al futuro investendo al nuovo modello di sviluppo alternativo all’industria inquinante del fossile? …Una curiosità importante che potrebbe sottendere qualche risposta. Nella puntata di “Presa Diretta” dal titolo “Lavoro Sporco”, in onda su RAI3 il 27-1-2013, si è parlato di “bio-risanamento”, una tecnica moderna di bonifica, già sperimentata in altri siti d’Italia, che utilizza microrganismi, ossia “batteri, selezionati dalla natura, capaci di digerire le sostanze che per altri esseri
viventi sono dannose”. Esseri viventi capaci di nutrirsi con sostanze nocive ed al termine della scorpacciata, tranquillamente, morire. “Bisogna sottilineare che il recupero dei suoli inquinati da metalli pesanti o inorganici è ora possibile senza il ricorso a tecnologie costose e distruttive”. Pensate un po’, tra le Aziende specializzate se ne cita una molto vicina alla Puglia (a Larino, in provincia di Campobasso), la “Sacom spa green biotecnology”, nemmeno interpellata per un parere tecnico circa la possibilità di fattibilità a Micorosa.
Eh già, magari avrebbe potuto “bonificare”, veramente, con la metà della metà della metà di quanto presumibilmente sarà speso sconvolgendo un’intera porzione di territorio, al fine ultimo di “mettere in sicurezza” col “business bonifiche”.

Pierpaolo Petrosillo

 

 

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