Malformazioni dei neonati sopra la media, Latini: “Nessuna Istituzione che abbia mai chiesto lumi”

BRINDISI- “Nessuno che  in tutti questi anni mi abbia mai chiamato per conoscere bene lo studio,  per sapere di cosa stessimo parlando, della sua fondatezza, nessuna istituzione, né la Regione Puglia, ma neanche il Comune di Brindisi”. Dopo anni il professore Giuseppe Latini,  primario in pensione del reparto di Neonatologia dell’ospedale Perrino di Brindisi, punta il dito contro il silenzio delle istituzioni davanti a quello studio condotto dal 2001 al 2010 dall’Istituto di Fisiologia clinica del Cnr di Lecce in collaborazione con quello di Pisa, in cui è emerse un aumento delle malformazioni cardiache congeniti nei bambini nati a Brindisi in quei dieci anni.

Nel 2012 quello stesso studio trovò riscontro anche  nella comunità scientifica internazionale che lo pubblico su Bmc Pregnancy and Childbirth, inserendolo definitivamente in una delle più attendibili banche dati del mondo della ricerca medica.

Ma a parte i medici e gli organi d’informazione nessuno ha mai dato seguito a quei dati allarmanti. Lo dice con rammarico, ma anche con rabbia il professor Latini, a latere della presentazione sullo studio di coorte e  l’impatto tra emissioni e malattie in sei comuni del Brindisino presentato  lo scorso 12 gennaio a Brindisi.

E’ finita la presentazione quando il pediatra chiede di poter intervenire, ormai da anni non vede più, la vista gli ha fatto un brutto scherzo, a lui che ha salvato tanti bambini. Viene sorretto e accompagnato al tavolo dei lavori. Cala il silenzio nella grande stanza di palazzo Nervegna, il pubblico lo conosce bene, i relatori del nuovo studio no. Nonostante le difficoltà a spostarsi raggiunge il microfono. Questa cosa la vuol dire, per forza, lui ormai è in pensione, ha dedicato una vita ai bambini nati prematuri, alla ricerca, ma è stato anche il pediatra di tantissime famiglie brindisine . “Io e un mio collega – spiega Latini – ad un certo punto ci siamo resi conti che stavano nascendo troppi bambini con malformazioni, soprattutto cardiache. Ci siamo insospettiti, per questo abbiamo deciso di dare vita alla ricerca, abbiamo ottenuto anche i finanziamenti. Ma nonostante il dato fosse allarmante nessuno ha mai assunto provvedimenti, veramente nessuno mi ha mai chiamato neanche per sapere di cosa stessimo parlando, né il ministero alla Salute, né la Regione Puglia, né tanto meno il Comune. E’ rimasto lettera morta”.

Il perché a Brindisi fosse accaduto questo nell’arco di quei 10 anni è rimasto senza una risposta, né nessuno ha mai dato seguito o continuato la ricerca secondo quella direzione.

Lo studio di Latini evidenziò che nella zona di Brindisi e provincia, le cardiopatie congenite neonatali erano di 1,2 volte superiori alla media europea.  Su 8.503 neonati sono stati registrati 194 soggetti con difetti congeniti.  Mediamente in Europa su 10mila bambini,  165,5 nascono con anomalie congenite, a Brindisi il numero sale a 228,2.   Il pediatra già allora evidenziò che una correlazione tra patologie e fattori ambientali era ormai nota, ma che non era stato possibile incrociare i dati con quelli dell’inquinanti perché non questi ultimi non erano disponibili nell’arco di tempo preso in riferimento.

Un passo in avanti in materia di dati però oggi è stato fatto. Forse  il nuovo studio di corte a disposizione dell’Asl e della Regione sull’impatto tra emissioni e patologie può dare un importante contributo anche alla ricerca di Latini e dei suoi collaboratori. Alcuni dati potrebbero così incrociarsi, anche se lo studio di coorte prende in considerazioni le emissioni in atmosfera, ma inquinanti a Brindisi si trovano anche nel suolo e nel sottosuolo, una vasta area della città viene inserita nel Sin (sito d’interesse nazionale), dove è prevista la bonifica a causa della falda inquinata.

Lucia Portolano

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