I manifesti di Greenpeace e la risposta del comitato pro Enel

BRINDISI- La città si è svegliata questa mattina tra volti di bambini afflitti, nudi o stretti nelle loro vestagliette, abbracciati a un orsacchiotto sullo sfondo della centrale a carbone più grande d’Europa e un fitto botta e risposta tra i contro Enel e i pro. È questo il primo acerbo frutto della campagna informativa a effetto che Brindisi ha sotto gli occhi da qualche ora. Il processo all’Enel è iniziato e Greenpeace a scanso di equivoci lo ricorda a chi in città se ne fosse dimenticato e lo ricorda ai 13 dirigenti, imputati per getto pericoloso di cose, danneggiamento delle colture e insudiciamento delle abitazioni, proprio a causa delle polveri di carbone, che da oggi si dovranno difendere in Tribunale a Brindisi.

La campagna informativa di Greenpeace. Questo lo slogan: “Le centrali a carbone della tua città hanno nuovi filtri. I polmoni di”, ed ecco il vero nome del bambino ritratto, del quale si specifica l’età, sotto l’egida dei genitori che hanno sposato la causa dei combattenti per la pace verde. Il richiamo ai filtri viene fuori perché, in realtà, Greenpeace aveva avviato la propria iniziativa già alcuni giorni fa affiggendo negli stessi spazi occupati oggi una serie di manifesti anonimi nei quali, accanto all’immagine della centrale Enel di Cerano, si leggeva: “Sono in arrivo nuovi filtri per le centrali a carbone della tua città”. In calce alle foto odierne, Greenpeace scrive: “Deficit nello sviluppo neonatale, deficit polmonari, malattie respiratorie, asma infantile, disordini dello sviluppo, patologie neuronali, cancro. Gli 84 inquinanti emessi da una centrale a carbone hanno molti effetti sui tuoi figli, ma una sola soluzione: fermare il carbone”.

I dati degli attivisti. Il responsabile della campagna, Andrea Boraschi, spiega che secondo l’Agenzia della Ue per l’ambiente, le emissioni della centrale Enel a carbone di Brindisi – dati del 2009 – determinano una mortalità prematura stimabile in 119 casi l’anno, che andrebbero sommati a quelli dell’impianto di Brindisi Nord di Edipower, che ha appena ottenuto una nuova Aia per tornare a lavorare a pieno regime. “Uno studio del 2011 – aggiunge – realizzato dall’Istituto di fisiologia clinica del Cnr di Lecce e di Pisa con l’Unità operativa di Neonatologia dell’ospedale Perrino di Brindisi, la Asl di Brindisi e l’Università di Pisa, segnala un eccesso nelle patologie neonatali del 18% rispetto alla media europea, fino a raggiunge quasi il 68% nelle patologie congenite cardiovascolari”. Ecco perché gli attivisti chiedono un dimezzamento dell’utilizzo del carbone entro il 2020 e il progressivo abbandono, entro il 2030.

Mentre circolano questi manifesti e il processo prende avvio arriva la replica del comitato che raccoglie alcuni dipendenti della centrale. “Lasciate lavorare in pace la magistratura” tuona Carlo Depunzio, presidente del Comitato Energia Ambiente e Territorio. Secondo Depunzio tutto questo è strumentale e la costituzione di parte civile da parte dei comuni una barzelletta. “Minori inconsapevoli sono lo strumento utilizzato da pseudo associazioni ambientaliste per offendere la democrazia. Nel processo le responsabilità vanno accertate. Si potrebbe concludere dimostrando che dispersioni non ce ne sono state e che gli imputati non hanno responsabilità” ha detto in rappresentanza dei lavoratori del comitato stesso che difendono la propria posizione e il loro diritto al lavoro. “In questi ultimi anni la centrale di Cerano, che da tempo investe in miglioramenti ambientali, è diventata pretesto per la ricerca del consenso elettorale o per portare avanti interessi personali di gente che osteggiano anche lo sviluppo eolico e fotovoltaico. Personaggi che dipingono scenari apocalittici per avere vita facile nella raccolta dei fondi” è il commento al vetriolo di Depunzio. “Anidride carbonica e patologie patologia? Roba da scienziati della disinformazione e dell’ignoranza” obbietta e ne ha anche per chi si è costituito parte civile nel processo. Uno sport che osteggia la giustizia, secondo il presidente. “Una barzelletta dei comuni che hanno scelto di costituirsi parte civile nonostante si trovino a decine e decine di chilometri di distanza dalla centrale, uno sperpero di denaro pubblico, solo per far lavorare qualche avvocato”.

Carmen Vesco

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