Il messaggio della titolare del ristorante giapponese: “Ci fa male essere evitati durante una passeggiata, ma lo capiamo”

BRINDISI – “È sicuro mangiare nei ristoranti cinesi in questo periodo?” Questa è la domanda più googlata nell’ultima settimana, in seguito all’esplosione del Coronavirus, e i ristoranti cinesi giapponesi di Brindisi stanno cominciando a rassicurare i loro fedeli clienti rendendo nota la provenienza dei loro prodotti sui social.

“Occorre semplicemente informarsi sulla provenienza degli ingredienti. – scrive sulla sua pagina Intagram Sushi Feng, un ristorante giapponese e cinese molto frequentato sul territorio brindisino – Questo discorso vale per ogni tipo di ristorante, non solo per quelli cinesi e giapponesi.” Il ristorante ci tiene a rassicurare tutti i suoi clienti che nessuno dei loro ingredienti proviene dalla Cina, sede del Coronavirus.

I coronavirus sono una famiglia di virus comuni, chiamati così per le punte sulla loro superficie che formano una specie di corona. Possono causare malattie che vanno dal comune raffreddore a sindromi respiratorie più gravi come la Mers (sindrome respiratoria mediorientale) e la Sars (sindrome respiratoria acuta grave). L’attuale epidemia, scoppiata a Wuhan, una città cinese di 11 milioni di abitanti nella provincia dello Hubei, è causata da un coronavirus finora sconosciuto, chiamato 2019-nCoV. Dei quasi diecimila casi confermati, più del 98% si trova in Cina, soprattutto a Wuhan, ma anche a Pechino, Shanghai e Guangdong. Si stima che oltre ai casi registrati ci siano altre decine di migliaia di persone infette. Delle 99 persone contagiate nel resto del mondo (in circa venti paesi, tra cui l’Italia), quasi tutte venivano da Wuhan o da altre città cinesi. Casi di trasmissione da persona a persona avvenuti al di fuori della Cina sono stati registrati in Vietnam, Taiwan, Giappone e Germania.

Il post di Sushi Feng di Brindisi si conclude con una nota malinconica e quasi un invito alla solidarietà: “Capiamo il momento delicato che stiamo vivendo, noi siamo spaventati tanto quanto voi, forse anche un po’ di più. Viviamo questi giorni con molta più apprensione poiché parte della nostra famiglia, i nostri amici, i nostri affetti si trovano in Cina, viviamo con la consapevolezza di essere guardati ed evitati mentre facciamo una passeggiata e questo fa male, ma lo capiamo.”

Alberta Esposito

7 Commenti

  1. La gente è molto ignorante oltre che molto spaventata.
    Il cibo cinese o giapponese non centra assolutamente niente col virus…
    A me personalmente come gusto il cibo cinese non piace ma certamente non guardo come marziani i cinesi o li discrimino poiché vittime come noi.
    Sono vittime come noi italiani

  2. Coronavirus o non coronavirus,l’unico appello sempre valido è : MANGIATE ITALIANO, MANGIATE MERIDIONALE, MANGIATE PUGLIESE.Lasciate perdere cucine e/o pseudo cucine di fuori. Gustate SOLO la cucina nostrana, sana e salutare, la migliore del mondo.Poi, se proprio ci tenete a darvi l’aria di persone chic,”evolute” , aperte al nuovo (?), “democratiche” ed accoglientiste, accomodatevi pure, e…. buona intossicazione alimentare.

    • Ciao Lucio….
      A me il cibo cinese personalmente non piace ma l’intossicazione alimentare può avvenire pure col cibo crudo pugliese il pesce in particolare. O no?

    • Ecco per l appunto. Dovrebbero capirlo tutti e lasciar stare qst cucina asiatiche che non sono fatte per il ns organismo.

  3. E’ straordinario che un’epidemia che potrà provocare qualche centinaio di morti in tutto il mondo, tanto da restarsene chiusi in casa, possa incutere più paura delle auto che circolano tra di noi. Se pensiamo che ogni anno, di incidenti stradali, muoiono oltre 1.200.000 persone (la terribile SAS ne causò 801), dovremmo temere anche di mettere i piedi fuori dal letto. Ma produttori di carburanti e case costruttrici di auto evitano che il problema venga affrontato. Anzi, è di questi giorni che una nuova legge consentirà di correre di più, sempre di più… auguri.

  4. Bisognerebbe rispiegare ai brindisini ma credo al mondo intero che il virus si contrae non dai cinesi o dal cibo che possano cucinare ma solo da gente di tutte le nazionalità che è stata lì ed è stata contagiata.

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