Il messaggio di Natale dell’arcivescovo Caliandro: “Capire il significato di comunità per tendere la mano all’esterno”

INTERVENTO/ Amati figli,

«Quando sarà sorto il Sole dal cielo, vedrete il Re dei re che procede dal Padre, come lo Sposo dal suo talamo». La poetica antifona al Magnificat dei primi Vespri del Natale del Signore ci aiuta a meditare sul significato di questa festa, anche alla luce dell’annuale cammino pastorale della nostra diocesi: «Parrocchia e nuzialità. Libertà, discernimento, vocazione».

La Chiesa da sempre insegna che la solennità del Natale esprime il compimento di una promessa, cioè la venuta dello Sposo dell’umanità, che sa amare e prendere con sé colei che è abbandonata a causa del peccato. L’incarnazione del Verbo divino sancisce in modo indelebile l’amore incondizionato del Padre per l’umanità: Dio si compromette per noi, si fa piccolo per farci grandi.

Questo mistero si rinnova ogni anno e ci fa bene riconsiderarlo.

In un tempo in cui le relazioni umane sono precarie, i rapporti familiari e sociali si indeboliscono e si preferisce stare bene da soli, piuttosto che rinunciare a qualcosa per condividere le gioie con altri, Dio si presenta a noi come “Sposo”. Egli è il marito dell’umanità, è Colui che prende per mano la nostra vita e giura fedeltà incondizionata. Dio conosce le nostre debolezze, ma non si tira indietro, anzi assume l’umanità perché noi potessimo parlare con Lui alla pari.

La prossimità di Dio all’uomo si rende ancora oggi presente nella vita della Chiesa con la celebrazione dell’Eucaristia e con i sacramenti dell’iniziazione cristiana, mediante i quali si viene innestati in Cristo attraverso la professione della fede.

Così ogni fedele deve sentirsi in Cristo figlio della Chiesa, che lo ha generato alla fede. In quest’anno pastorale sarà di grande giovamento riflettere sul significato della comunità, per rinnovare i legami interni e per tendere la mano all’esterno, così come ha fatto Cristo, che è venuto per cercare chi era perduto.

Non deve sfuggire infatti che ogni cristiano è “sposo” dell’umanità nella vita di ogni giorno, avendo a cuore di creare legami con i giovani, di consolare gli anziani e di aiutare i più poveri.

Tempo e cura devono essere destinati alle coppie di fidanzati, che si apprestano a consacrare il loro amore nel nome di Dio, perché possano sperimentare che la parrocchia è il luogo in cui l’amore di Cristo ha origine, è il rifugio in cui poter trovare consolazione e il porto da cui ripartire per nuove esperienze nella fede e nella vita quotidiana.

«Ecco lo sposo, andategli incontro» (Mt 25, 6). Sia questo il desiderio interiore che animi le festività natalizie. E se ci sentiamo incapaci di correre verso di Lui, non desistiamo, perché sarà lo Sposo stesso a venire a farci visita: «Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me» (Ap 3, 20).

Auguri di un Santo Natale e di un sereno anno nuovo a tutti!

Domenico Caliandro

Arcivescovo di Brindisi-Ostuni

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