No al carbone: “la centrale Edipower va chiusa, e i lavoratori riassorbiti a Cerano”

BRINDISI–  Undicesimo giorno di protesta dei lavoratori Sogesa sul nastro trasportatore di edipower. Sulla vicenda interviene il movimento No al carbone che punta il dito contro le scelte politiche “inconcludenti” degli ultimi anni e contro l’atteggiamento di alcuni pezzi del sindacato. “ La vicenda degli operai Sogesa, che da giorni occupano il nastro trasportatore della centrale Edipower- scrive il movimento ambientalista in una nota– è nient’altro che l’epilogo di un film del quale conoscevamo da tempo trama, protagonisti e finale. Oggi la città sta vivendo la drammaticità della condizione di questi operai ma vogliamo essere onesti fino in fondo e non possiamo esimerci dal sottolineare anni di atteggiamento immiserito rispetto a questi temi da parte della politica e di pezzi del sindacato.
Non possiamo non criticare anni di scelte non solo inconcludenti ma anche pericolose per la città e i lavoratori e per farlo dobbiamo usare parole precise: ricatto occupazionale”.

 Pur esprimendo solidarietà ai lavoratori Sogesa, ditta appaltatrice della centrale Edipower,  il gruppo No al carbone chiede la chiusura degli impianti. “ Occorre chiudere, ed anche subito, la partita con A2A- continua la nota- quella centrale obsoleta va chiusa, così come era già stato detto nel lontano 1996, messo nero su bianco e mai realizzato. Per noi occorre, senza vuoti giri di parole ed inutili attese di piani industriali, aprire un tavolo di crisi con Governo e società Edipower, A2A ed Enel: quella centrale va chiusa e i lavoratori, come previsto dalle convenzioni del 1996, assorbiti da Enel  nell’impianto di Cerano ed in parte coinvolti nel processo di smantellamento e bonifica del sito. Ai lavoratori in lotta in questa giorni va ovviamente tutta la nostra solidarietà ed è nostro dovere abbracciare la loro vertenza e lo facciamo chiedendo loro di iniziare con noi un percorso che possa coinvolgere tutto il territorio (cittadini e lavoratori) verso un nuovo modello di sviluppo, verso un’altra idea di città : siamo stati per anni schiavi delle necessità ora riprendiamoci la nostra libertà”.

 

 Brindisioggi

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