Maxi operazione antimafia a Taranto, arrestati anche 3 brindisini

BRINDISI – Ci sono anche tre brindisini nelle dieci ordinanze di custodia cautelare in carcere eseguite stamani dalla polizia di Stato di Taranto. Si tratta dei fratelli Graziano e Davide Forti, rispettivamente di 42 e 35 anni, e Giorgio Saponaro 32enne. Sono stati 52 i provvedimenti complessivi e gli arresti sono stati eseguiti a Verona e provincia nell’ambito dell’operazione antimafia partita da Taranto e coordinata dalla Dda di Lecce. Le persone portate in carcere dalla squadra Mobile sono accusate, a vario titolo, di associazione a delinquere di stampo mafioso, associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, omicidio, estorsioni, reati contro il patrimonio, porto abusivo di armi, detenzione e traffico di droga.

Tra i vari episodi significativi imputati all’organizzazione criminale, c’è una doppia tentata rapina ad una gioielleria di Verona, il 30 novembre 2013 e il 22 febbraio 2013; nel secondo caso il titolare reagì sparando e ferendo uno dei due banditi, mentre l’altro rimase intrappolato all’interno della porta di sicurezza del negozio. Punto di riferimento dei capoclan sul territorio veronese sarebbe stato Gaetano Ricciardi, 41 anni, residente a Verona, che però è stato arrestato a Taranto. Alcuni degli arrestati, ha spiegato il capo della Mobile, erano incensurati ed avevano un regolare lavoro.

I dieci arrestati a Verona o in provincia sono Sergio Cagali, 60 anni, di Verona; i fratelli brindisini Davide e Graziano Forti, 35 e 42 anni, residenti a Isola della Scala e Verona; Mahmoud Gabsi, 29 anni, Bladimir Josè Polo Oduver Polo, colombiano, 38 anni, Fabio Raimondi, bresciano, 35 anni, residente a Villafranca, Moreno Rigondanzo, 36 anni, Giorgio Saponaro, brindisino, 32 anni, residente a Buttapietra, Riccardo Vallin, veronese 44enne, residente a Zevio (Verona), Gaetano Ziccardi, 39 anni, napoletano, residente a Valeggio sul Mincio.

L’obiettivo del ramo ‘veronese’, dalla ricostruzione effettuata dagli investigatori, dell’organizzazione mafiosa era sostanzialmente quello di raccogliere sempre più denaro, e radicarsi in un territorio economicamente forte come quello scaligero. L’associazione di stampo mafioso, di cui la polizia aveva iniziato ad occuparsi nel 2011 – è stato spiegato nella conferenza stampa in Questura – era nata dall’unione di due capiclan: uno di questi sarebbe stato Nicola De Vitis, 46 anni, un tarantino detenuto a Verona, dove da un paio d’anni usufruiva del regime di semilibertà: è accusato di associazione a delinquere di stampo mafioso.

I provvedimenti restrittivi sono stati emessi dal gip del Tribunale di Lecce Alcide Maritati su richiesta del pubblico ministero Alessio Coccioli.

BrindisiOggi

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