Ordigno, il racconto di chi ha trovato la bomba: “Ho pensato subito ad allontanare i bambini”

BRINDISI- (Da Il7 Magazine) Quaranta chili di tritolo  rinchiusi in un involucro di metallo lungo un metro per un peso complessivo di 226,80 chili, una potenza esplosiva capace di uccidere e distruggere tutto ciò che si trova nel raggio di 500 metri, frammenti che possono raggiungere uomini e cose sino a un raggio di 1617 metri,  l’ordigno bellico rinvenuto davanti alla Multisala Andromeda di Brindisi è altamente pericoloso. La bomba identificata dagli artificieri della Brigata meccanizzata Pinerolo 11^ Reggimento Genio Guastatori come una bomba d’aereo modello MK V SAP 500 libbre di nazionalità inglese del secondo conflitto mondiale, a distanza di 78 anni, ha conservato il suo potenziale esplosivo e solo per un caso fortuito non è deflagrata lo scorso 2 novembre quando l’escavatrice della ditta Cogeir srl, che stava svolgendo i lavori di ampliamento del maxi cinema, l’ha inavvertitamente urtata.
“Stavamo lavorando a quelle opere di scavo per  ampliamento già da tre giorni- racconta Paolo Perrino, direttore tecnico di cantiere della ditta Cogeir- l’operaio era sulla escavatrice e stava spostando il terreno quando ha urtato un oggetto metallico”.  L’oggetto metallico era incastrato nel terreno e si presentava di grosse dimensioni, un particolare che ha insospettito subito l’uomo che istintivamente ha spento l’escavatore ed è sceso giù per controllare. “Si vedeva benissimo, l’escavatorista ha capito subito che si trattava di una bomba e mi ha subito chiamato. Io ero lì a qualche metro e mi sono avvicinato. Era così, era una bomba. Io ho allertato la polizia e di istinto, prima ancora che arrivassero gli agenti sono corso all’interno del cinema Andromeda per fare uscire tutti- racconta Perrino- In quel momento stavano facendo le pulizie. Poi c’era una ludoteca vicino, era aperta. Così abbiamo chiesto al responsabile , senza creare panico, di fare allontanare genitori e bambini. Dopo è arrivata la polizia ed ha preso in custodia il cantiere.  Si tratta di un ordigno abbastanza grande, ci siamo preoccupati un po’. Abbiamo intuito subito che poteva essere pericoloso. Non sono cose che capitano tutti i giorni”. La prontezza e l’intuizione tanto dell’escavatorista quanto del direttore del cantiere probabilmente hanno evitato il peggio. Stando, infatti, alla relazione tecnica stilata dagli artificieri della Brigata meccanizzata Pinerolo 11^ Reggimento Genio Guastatori, un organo delle forze armate preposto alla bonifica del territorio nazionale da ordigni esplosivi residuati bellici con competenza nelle regioni Molise, Puglia, Basilicata, Calabria e Province di Chieti e Pescara, l’innesco dell’ordigno sarebbe stato danneggiato proprio dalla escavatrice e se solo l’urto fosse stato più forte probabilmente sarebbe esploso. Le conseguenze possiamo solo immaginarle. La bomba si trovava a circa due metri e mezzo di profondità, quindi, quasi in superficie ma nessuno prima di allora si era accorto della sua presenza. Risalente,probabilmente, al bombardamento aereo tra gli anni 40’ e 41’, è rimasta inesplosa per 78 anni conservandosi in maniera integra, inclusi quei 40 chili di tritolo custoditi all’interno.
Non è la prima volta che nella città di Brindisi riaffiorano dal terreno ordigni bellici, ma mai era accaduto che si creasse una situazione di simile pericolo. Che la città, dunque, sia un territorio a rischio è risaputo ed è per questo che normalmente chi realizza le opere fa anche un’analisi e una bonifica dell’area.
“Se non è valutato rischioso dal progettista non si fa- spiega Perrino- poi lì era un ampliamento su lavori già eseguiti , non potevamo immaginare mai di trovarci dinnanzi a un ordigno di quelle dimensioni . Nessuno ha pensato a questo rischio. Normalmente ci sono delle ditte specializzate che intervengono quando si pensa di essere su di un’area a rischio, ditte specializzate nella bonifica”.
La storia racconta che durante le due guerre mondiali sul nostro territorio nazionale sono state sganciate circa 378.900 tonnellate di bombe e ad oggi si contano ancora circa 15.000 tonnellate di ordigni inesplosi. Il Consiglio Nazionale degli Ingegneri, con la circolare n.69 del 26 maggio 2017, fornisce le linee guida per la valutazione del rischio da ordigni bellici inesplosi, finalizzate ad indirizzare gli approcci dei coordinatori della sicurezza in fase di progettazione (CSP) riguardo all’obbligo di valutazione del rischio derivante dal rinvenimento di ordigni bellici inesplosi. Il documento, che recepisce quanto previsto dal Titolo IV del dlgs 81/2008, introduce un insieme di raccomandazioni sviluppate sulla base delle conoscenze disponibili, allo scopo di rendere appropriato l’approccio e il comportamento del CSP, che a partire dal 26 giugno 2016 ha l’obbligo di valutare il rischio di rinvenimento di ordigni bellici inesplosi .  La valutazione del rischio inerente la presenza di ordigni bellici inesplosi deve intendersi riferita alle attività di scavo, di qualsiasi profondità e tipologia. L’attività di valutazione del rischio effettuata dal CSP deve essere inserita nel PSC (piano di sicurezza e coordinamento).Come prima cosa bisogna valutare il rischio di rinvenimento di ordigni bellici inesplosi, dopodiché, qualora tale rischio non sia escludibile, il CSP procederà a segnalare al Committente,  il soggetto per conto del quale l’intera opera viene realizzata, titolare del potere decisionale e di spesa relativo alla gestione dell’appalto, la necessità di attivare la bonifica degli ordigni bellici. Le fasi per la valutazione del rischio di rinvenimento di ordigni bellici inesplosi prevedono: analisi storico, analisi documentale, analisi strumentale e valutazione della possibilità che i danni derivanti da eventuale esplosione siano limitati alle zone di intervento o possano propagarsi alle aree limitrofe. Gli esiti delle analisi dovranno essere correlati alle lavorazioni di scavo previste per la realizzazione dell’opera ed alla presenza di preesistenze antropiche (fondazioni, cisterne, condutture, ecc).
Oggi per disinnescare l’ordigno bellico davanti all’Andromeda è necessario evacuare due terzi  della città, 50mila persone dovranno lasciare le proprie abitazioni e andare oltre il raggio segnalato dagli artificieri, 1617 metri. Non solo durante le operazioni di disinnesco sarà bloccato il traffico aereo, ferroviario e stradale. Gli artificieri nella loro relazione fanno un’analisi del rischio e spiegano: “durante le operazioni di neutralizzazione dell’ordigno potrebbe verificarsi un’esplosione non intenzionale con conseguente propagazione dell’onda di sovrappressione e dell’effetto di frammentazione primaria e secondaria, per cui tutte le persone all’interno dell’area di sgombero stimata sono esposte a rischio e di conseguenza dovranno essere allontanate e posizionate fuori dall’area di pericolo. All’interno dell’area di rischio potrà sostare e operare solo il personale qualificato EOD e il personale autorizzato. Mettendo in conto anche la possibilità di una deflagrazione involontaria sono state calcolate , in base alla potenza dell’ordigno, le distanze di sicurezza. Il calcolo della distanza di sicurezza riferita all’onda di sovrappressione prevede una distanza iniziale per i soli operatori EOD al riparo è di 100 metri;la  distanza di sicurezza iniziale, invece,  per il personale autorizzato, al riparo, è di  500 metri”.
Il piano di evacuazione della cittadinanza brindisina sarà il più grande mai effettuato in Italia in circostanze simili, l’ultimo esodo massiccio era stato a Battipaglia lo scorso 9 settembre con l’evacuazione di 36mila persone.
Lucia Pezzuto per Il7 Magazine

2 Commenti

  1. Salve io vivo a ginevra. Sarò d arrivo il 15 dicembre alle ore 14 a brindisi e dopo questa notizia non so’ come comportarmi. Il mio volo sarà sospeso? Devo chiamare l ufficio informazioni a brindisi dell aereoporto in merito ? Grazie mille ilenia

    • Si , le cosigliamo di chiamare l’ufficio informazioni perchè il traffico aereo sarà interrotto durante la mattinata del 15 dicembre.

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