Parco Buscicchio rinasce grazie ad un gruppo di volontari: sport e giochi per tutti

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BRINDISI – Per la rubrica ( CI PENSIAMO NOI)  Ci sono realtà di quartiere in cui i ragazzi giocano per strada per scelta e c’è chi, purtroppo, ha solo quella. Parco Buscicchio, sito in via Mantegna nel cuore di Sant’Elia, nasce da un sogno di molti dei residenti che sono nati e cresciuti in quel quartiere e che non vogliono togliere i ragazzi dalla strada, ma educarli a viverla. Questa storia viene raccontata da Paola Meo, Michele Pignatelli e Daniele Guadalupi, tre dei componenti attivi di questo gruppo che hanno reso parco Buscicchio popolato da bambini e adolescenti dopo anni di disuso.

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“Tutti i componenti di questa enorme famiglia condividono un’unica idea fondamentale: vogliamo essere cooperativa di comunità. – raccontano i ragazzi – questo è il motivo per il quale non ci siamo costituiti in un comitato. Non vogliamo avere chiusure. Chiunque può avvicinarsi, chiunque può contribuire che sia in modo continuo oppure due volte l’anno. Non vogliamo restrizioni, ne regole per poter fare del bene.” Questa è la politica fondamentale di questo gruppo di persone che sceglie di prendersi cura volontariamente di questo parco che si trova nel quartiere Sant’Elia e che per troppi anni è rimasto abbandonato a se stesso. Il 7 maggio di quest’anno quello che era nella mente di Paola, Michele e Daniele ha cominciato a prendere forma, prendendo ad esempio il modello di scuole partecipate che funzionano molto bene nelle grandi città del nord, in cui i genitori si prendono la briga di gestire gli spazi verdi intorno alla scuola garantendo ai propri figli un prato verde e curato in cui giocare dopo le lezioni. Questo è stato possibile grazie al sostegno dell’Istituto Comprensivo Sant’Elia-Commenda ed in particolare alla preside Lucia Portolano che ha sempre cercato di contribuire per far rifiorire il parco. “Da quel momento – riferisce Paola – si sono avvicinate sempre più persone ed era esattamente quello che volevamo. Speravamo che vedendo alcuni di noi darsi da fare, si avvicinassero un po’ per curiosità e un po’ anche per una speranza insita che qualcosa potesse cambiare. Adesso parco Buscicchio non è solo uno spazio isolato da cui passare. La gente si ferma e osserva ciò che sta diventando.”

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L’8 giugno viene organizzata la prima festa dello sport e delle arti urbane patrocinata dal Comune di Brindisi e organizzata in collaborazione con Uisp Brindisi, Labsus, l’Associazione Vivere Insieme, l’Istituto Comprensivo Sant’Elia – Commenda e tante altre realtà del territorio, durante la quale l’intero parco è stato diviso in diverse aree per permettere ai partecipanti di praticare più sport di squadra contemporaneamente. “L’iniziativa è da considerarsi come prima tappa di un percorso di riappropriazione e risignificazione degli spazi comuni del parco e di alcuni impianti sportivi sottoutilizzati. – commenta la Meo – Lo scopo è riattivarli in maniera che ne emergano a pieno tutte le potenzialità in termini di socialità, aggregazione e promozione di valori importanti come il senso di appartenenza, di partecipazione, di coesione sociale, di solidarietà e presa in cura dei beni comuni.”. Da quel momento si sono resi disponibili molti genitori o “conoscitori” di alcune discipline sportive per dedicare del tempo ai ragazzi che vorrebbero praticare dello sport ma che, purtroppo, non ne hanno la possibilità economica. “La nostra più grande vittoria è stata poter introdurre all’interno delle discipline sportive il tennis, che è uno sport considerato d’élite, ma noi l’abbiamo reso popolare. Chi conosce questo sport si è messo a disposizione per insegnarlo ai nostri ragazzi.” ammette Paola.

L’ultimo successo del parco Buscicchio è stato riuscire a comprare dei defibrillatori, sistemare le porte da calcio che erano in condizioni pessime e comprare una giostra per bambini disabili. Tutto questo grazie al contributo del comitato Attivamente 72100 e alle quote ottenute da un torneo di burraco organizzato proprio per poter fare alcuni acquisti onerosi che però sono diventati sempre più urgenti quando il parco ha cominciato a riempirsi. “Un’altra nostra prerogativa è sicuramente contrastare la povertà educativa. Questa mia premura deriva dal fatto che io vivo qui da quando sono piccola e conosco bene il quartiere e le sue problematiche. Molte volte ci capita di vedere genitori giovanissimi che hanno problemi a gestire i figli o adolescenti che vertono in gravi situazioni familiari. – continua Paola – Vorremmo tanto dare loro un sostegno concreto che va aldilà del consiglio. Vorremmo poterli supportare con figure professionali. Questo nostro impegno continuo ci ha anche dato grandi soddisfazioni e momenti di forte emozione. Abbiamo accompagnato due dei nostri ragazzi, con delle forti problematiche sociali, a Firenze ad un incontro dedicato proprio a questa tematica. Hanno raccontato la loro esperienza di vita troppo dura e cruda per la loro età, ma è stato per loro anche una possibilità di uscire fuori dalla loro comfort zone, prendere un aereo per la prima volta e rendersi conto che un’alternativa c’è e che, con un po’ d’impegno e determinazione, possono solcare qualsiasi strada che sia via Mantegna a Brindisi o via Ghibellina a Firenze.” Un altro invito che gli ideatori della rinascita di parco Buscicchio hanno ricevuto è stato dalla Uisp di Trento, unione italiana sport per tutti, a cui Daniele Guadalupi ha partecipato per raccontare la storia del parco.

L’intera comunità che sostiene parco Buscicchio è concorde nello schierarsi contro la privatizzazione e ciò che non vorrebbero mai è affidare il parco di via Mantegna ad un privato che possa rendere accessibili, tramite quote, tutti i servizi esistenti. In questo modo verrebbe meno il movente che è alla base di tutto: insegnare a questi ragazzi come stare in strada e dare, anche a chi non ha le disponibilità economiche, la possibilità di fare del sano sport che fa crescere e diventare adulti. “Parco Buscicchio – conclude Paola –  è solo l’inizio. Noi vogliamo allargare questo senso di comunità non solo al parco, ma anche al quartiere e poi, perché no, anche a tutta Brindisi.”.

Alberta Esposito

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