Piano per Torchiarolo, il sindaco a Vendola: «Il finanziamento è insufficiente, possono venire a riprenderselo»

TORCHIAROLO – Legambiente scrive a Vendola. E non è la sola. Dopo la visita brindisina del presidente della Regione, infatti, anche il sindaco di Torchiarolo, Giovanni Del Coco, sta preparando una missiva per invitare Nichi Vendola e Lorenzo Nicastro, assessore alla qualità dell’ambiente, a un incontro nella cittadina del “Piano”, quello che prevede di abbattere le emissioni di Pm10, registrate dalla centralina installata nel paese, impiantando dei filtri sugli oltre 800 comignoli che costellano lo skyline torchiarolese. E, nel caso, anche per riprendersi il finanziamento da 40mila euro che la Regione ha da tempo stanziato per l’acquisto dei suddetti dispositivi.

«Se li riprendessero pure. Sono lì, nessuno li ha toccati. Ogni filtro – spiega Del Coco, costa sulle 2000 euro. Questo tipo di congegni sono costruiti solo da una ditta svizzera che li deve far arrivare da lì e li deve installare. In più, come se non bastasse, funzionano a energia elettrica. Con 40mila euro ne compro, sì e no, una decina. Che faccio, li lancio in aria e chi prima li prende se li tiene? O devo elargire un contributo di 100 euro a famiglia per l’acquisto di un filtro da 2000 euro? I cittadini, già pesantemente vessati dalle tasse del governo centrale, mi crocifiggerebbero». Legambiente, da par suo, spiega cosa non va nell’iter che ha portato a questa curiosa soluzione che dovrebbe risanare l’aria di Torchiarolo.

«L’Arpa afferma testualmente – scrivono gli ambientalisti – che “non effettua analisi di combustibili per cui, non conosce, alla fonte, la composizione mineralogica dei carboni che vengono portati in combustione; tale aspetto, a nostro avviso, risulta deficitario nella valutazione globale del confronto fra incombusti in ingresso alla centrale di Cerano e loro presenza nelle polveri sottili registrate sotto forma di Pm10 nelle centraline di rilevamento della qualità dell’aria». Legambiente vorrebbe conoscere il rapporto tra la parte di polveri provenienti dalla centrale e quelli provenienti dai comignoli della città ma la cosa, stando così le cose, non sembra essere possibile. «Rileviamo che, in merito alla richiesta specifica della conoscenza del rapporto fra isotopi del carbonio, l’Arpa risponde alla nostra “osservazione”, testualmente che: “Questo tipo di accertamento richiederebbe di disporre di un acceleratore di particelle e di una tecnica di ricerca, patrimonio di pochissimi ed effettuabile solo da questi. All’interno della Cittadella della Ricerca di Brindisi, secondo gli ambientalisti, e di proprietà dell’Università del Salento, c’è un laboratorio attrezzato con acceleratore di particelle.

«In definitiva, quindi – concludono da Legambiente – basterebbe ricercare se l’isotopo del carbonio è instabile, come il 14C, quindi derivante dalla combustione di biomasse, oppure se è stabile, 12C, e quindi derivante, esclusivamente, dalla combustione del carbone che, in quanto fossile e creatosi in milioni di anni, ha la componente carboniosa “decaduta isotopicamente” e, quindi, stabile e di origine certa». Un’altra significativa valutazione, poi, è stata fatta dal sindaco Del Coco.

«Allargando l’obiettivo e includendo nella visuale San Pietro, Trepuzzi, e gli altri paesi limitrofi, si può davvero dire che stiano messi meglio di Torchiarolo? È possibile che, “tappando” i comignoli dal mio paese, si possa risolvere questo disastro ambientale? L’anno scorso, in 15 giorni di rilevamento a campione con una centralina itinerante, a San Vito, si sono registrati valori ben superiori a quelli di Torchiarolo ma, essendo un provvedimento una tantum, nessuno ci fa caso. A voi il compito di tirare le somme».

BrindisiOggi

 

 

Commenta per primo

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*