Porto a picco, non basta lanciare l’allarme ci vogliono regole e condivisione

INTERVENTO/Si discute animatamente in questi giorni sulle indennità di sindaco, assessori, consiglieri comunali, ed anche dei premi elargiti ai dirigenti dell’autorità portuale.

E’ giusto riconoscere un compenso economico a  coloro che ricoprono ruoli di gestione  o controllo della pubblica amministrazione. Considerato però il gran numero dei candidati presenti ad ogni tornata elettorale, che si agitano tanto per essere eletti , e la necessità di abbattere i costi della politica,  tali compensi possono indubbiamente essere ridotti .

Più discutibile, invece,  è che si elargiscano premi consistenti a dirigenti e funzionari di enti pubblici, in  assenza di chiari obiettivi individuali e concreti risultati. Non si afferma ciò per  puro accanimento polemico nei loro confronti, solo per riaffermare criteri di efficiente/efficace gestione delle risorse umane adottati in tutte le organizzazioni private che vogliono stare nel mercato, emergere e sopravvivere.

Torniamo però alla crisi del porto di Brindisi e all’allarme lanciato dal sindaco. Se ne continua a parlare da  decenni, denunciando  il  drammatico calo  delle  attività marittime di ogni tipo:  trasporto merci, trasporto passeggeri, collegamenti con altri porti. Cambiano i comitati, i presidenti ed i direttori dell’autorità portuale, ma tutti vengono  puntualmente criticati. Il porto di Brindisi, antico terminal della Via Appia, tappa fondamentale della Valigia delle Indie, maggior porto europeo di transito di passeggeri negli anni 60’ e 70’,  continua a perdere colpi. Non serve coniare slogan (“ Brindisi città d’acqua “), per uscire dalla crisi: bastano purtroppo pochi anni per precipitare, ci vogliono invece  decenni per risalire la china .

Anche aspettarsi miracoli con gli avvicendamenti al vertice  è  illusorio. Sarebbero necessarie altre cose: programmi strategici di cooperazione e promozione, chiara definizione di obiettivi realistici da perseguire nel breve, medio e lungo termine, potenziamento dei servizi portuali, miglioramento del loro rapporto qualità/prezzo, attenuazione/eliminazione  delle  servitù militari, chiara definizione dei ruoli organizzativi ed  inserimento di risorse professionali competenti e motivate a tutti i livelli dell’ ente portuale ma, soprattutto, continuità nei progetti di cambiamento/sviluppo e più ampia condivisione politico-sociale.

A fronte di significativi miglioramenti,  è giusto riconoscere  e premiare  i meriti di chi ha contribuito di più, sulla base di meccanismi chiari, trasparenti, consistenti. Più utili di tante polemiche, sarebbe inoltre  l’applicazione di alcune regole auree dell’organizzazione: non  elargire ad alcuno “autorità” senza far carico di “responsabilità”, ma neppure  attribuire “responsabilità” senza concedere “libertà di decidere ed operare”.

Non basta pertanto chiedere, come fa il sindaco,  chiarimenti sui premi erogati ai dirigenti o istituire una commissione all’interno del comitato portuale, per analizzare il corretto impiego delle risorse umane. E’ un ennesimo allarme ed una  generica linea di azione. Nel frattempo i traffici portuali  si assottigliano. C’è tanto spazio disponibile nel porto interno , da poterlo  totalmente “riservare” per alcuni giorni allo svolgimento dei campionati mondiali di motonautica inshore Formula 2 . Il successo di pubblico,  almeno in questi casi, è  largamente assicurato.

Giuseppe Antonelli

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