Pranzi e gite di famiglia per scambiare cocaina a Brindisi, 5 in manette

BRINDISI- Fingevano delle gite di famiglia,  portavano anche dei bambini, ma oltre alle valigie in auto c’era tanta altra “roba”. I carabinieri della Compagnia di Brindisi questa mattina hanno arrestato 5 persone, 4 brindisini e un leccese con l’accusa di spaccio di sostanze stupefacenti. Si tratta per la maggior parte dei casi di cocaina, proveniente dalla Campania e dalla Calabria. La cessione della droga avveniva soprattutto a Brindisi, ma l’attività riguardava anche il mercato leccese. In manette sono finiti Vincenzo D’Ingnazio, 35 anni, Francesco D’Urso, 33  anni, Giuseppe Di Bello, 34 anni, Roberto Maggio, 37 anni, tutti di Brindisi e Cosimo Santoro, 53 anni di Lecce. Indagate 27 persone tra Brindisi, Napoli e Lecce.

ArrestiDi Bello era già in carcere accusato della rapina alla Giovi Gold di Brindisi, D’Ignazio era invece ai domiciliari. Tutti e 5 sono stati portati in carcere. Le indagini sono partite nell’ottobre 2010 e si sono concluse nel giugno 2011. L’attività investigativa ha un portato alla luce un intenso traffico di sostanze stupefacenti che legava tra loro diverse persone unite da rapporti di amicizia e parentela. Una ricca rete di scambio  di cocaina indirizzata a studenti, operai e liberi professionisti di Brindisi.

Nel corso delle indagini è stata anche trovata e sequestrata una pistola semiautomatica  6,35 con tre cartucce nella camera da letto di villa Ferrero sul litorale nord di Brindisi.

I carabinieri tenevano d’occhio il gruppo ormai da tempo. Il trasporto delle cocaina molto spesso  veniva celato da gite di famiglia. Alcuni indagati organizzano viaggi di piacere anche con i propri figli minorenni, di fatto le famiglie si incontravano e pranzavano insieme, ma oltre al cibo pare si scambiassero anche altro.

Ad incastrare gli indagati sarebbero state numerose intercettazioni telefoniche e ambientali, oltre a sms. La droga molto spesso sarebbe stata  ceduta nei pressi dell’incrocio della statale 7, comunemente conosciuta come incrocio della morte.  Veniva chiamata in diverso modo, molto spesso si faceva riferimento al denaro.  Come in questa intercettazione  telefonica tra due arrestati:  “20 euro mi servivano (20 grammi di droga)”, dice uno all’altro: “non ce la facciamo. Non ne tengo più. Io 60 euro. La vuoi 60 euro? (6 grammi), risponde l’altro . Lo scambio doveva avvenire all’incrocio della morte. Questa è solo una delle tante.

 A fare nomi e riferimenti sarebbe stato Gianluca Sancesario che nel 2010 ha deciso di collaborare con i carabinieri, Sancesario avrebbe fatto prima parte del giro e successivamente si sarebbe convinto a raccontare tutto.

Lu.Po.

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