Privatizzazione dei nido comunali, 59 dipendenti a rischio e genitori in difficoltà

BRINDISI- (da Il7 Magazine)Privatizzazione degli asili nido comunali di Brindisi, 59 dipendenti rischiano il posto di lavoro ed i genitori di 200 bimbi non sono intenzionati a rinnovare l’iscrizione nelle strutture a totale gestione dei privati. L’amministrazione comunale ha bandito una gara per l’affidamento in concessione di tutti e quattro gli asili nido comunali, ossia quello di Santa Chiara, quello in via Benvenuto Cellini, quello in via Modigliani ed infine quello in via Sant’Angelo. Il bando per l’affidamento di quattro asili comunali di Brindisi scadrà il prossimo 14 giugno ma sul futuro della famiglie e dei lavoratori non è stata data alcuna garanzia. E’ una corsa contro il tempo ma nessuno è intenzionato ad arrendersi e così prosegue il braccio di ferro tra organizzazioni sindacali e amministrazione comunale affinchè si metta mano al bando con il quale il sindaco di Brindisi ha deciso di affidare la gestione  degli asili comunali ad un privato. “Il primo cittadino parla di convenzione ma di fatto è a tutti gli effetti una privatizzazione- tuonano i sindacati- con tutto quello che ne consegue”. A nulla sono valsi gli incontri tra Riccardo Rossi e le famiglie, il sindaco non sarebbe intenzionato a fare un solo passo indietro nonostante tutte le perplessità sollevate. “Il sindaco nell’ultimo incontro ha illustrato il bando dal suo punto di vista. Ha detto che hanno tagliato ovunque, ad eccezione dell’integrazione scolastica- spiega Maria Lucia Zuffianò dirigente della UIL SPL di Brindisi- Il sindaco non ha dato alcuna garanzia ne ai genitori e ne alle organizzazioni sindacali. Il servizio non da le stesse garanzie di oggi. Inoltre insiste nel dire che non si parla di  privatizzazione bensì di una convenzione”.

Il bando di gara pubblicato dal Comune di Brindisi scadrà il 14 giugno. Nel bando si legge che il contratto di appalto avrà una durata di 60 mesi con possibilità di rinnovo per altri 36 mesi. Il canone a carico del concessionario per l’utilizzo degli immobili è pari a 20mila euro. I concorrenti dovranno presentare un’offerta in rifermento alla retta mensile praticata per singolo utente che viene quantificata in 9.680.000 euro, in pratica 550 euro al mese per bambino, calcolando 200 unità che frequentano  11 mesi per otto anni. La retta prospettata per molti genitori, soprattutto quello monoreddito, è a dir poco proibitiva, questo nonostante la Regione Puglia stia stanziando dei voucher che dovrebbero andare ad integrare la spesa della retta.  “I genitori dovrebbero pagare con l’integrazione dei voucher ma sappiamo benissimo che la Regione Puglia ha dato un decimo dei voucher a Brindisi- spiega la Zuffianò- voucher  che a sua volta verrà spalmato su tutti gli asili nido della provincia. Non basteranno mai ed anche se è previsto il contributo del Comune a compensazione il Comune i soldi non li ha”.

Come funzionano i voucher: è possibile presentare domanda di accesso al voucher conciliazione per la frequenza di bambine e bambini e ragazze e ragazzi presso le tipologie di Unità di Offerta iscritte nel Catalogo telematico. Le tipologie indicate sono:  centro socio-educativo diurno (per minori di età compresa tra 6 e 17 anni); asilo nido, micro nido, nido aziendale (per minori di età compresa tra 3 e 36 mesi); sezione primavera (per minori di età compresa dai 24 ai 36 mesi); ludoteca (per minori di età compresa tra 3 e 10 anni); centro ludico per la prima infanzia (per minori di età compresa tra 3 e 36 mesi); servizi socio – educativi innovativi e sperimentali per la prima infanzia (per minori di età compresa tra 3 e 36 mesi); art. 103 del Regolamento – servizi educativi e per il tempo libero (per minori di età compresa tra 3 e 14 anni); centro aperto polivalente per minori (per minori di età compresa tra 6 e 17 anni). Il voucher consente la frequenza presso l’unità di offerta scelta con il pagamento parziale della tariffa applicata, in modo proporzionale all’ISEE, a titolo di compartecipazione alla spesa. I requisiti di accesso sono i seguenti: età del minore in relazione alla tipologia dell’unità di offerta opzionabile; residenza o domicilio in Puglia del minore; ISEE non superiore a 40mila euro. Il numero dei voucher è limitato ed è distribuito nella misura di un decimo su ogni provincia pugliese. Non solo, a loro volta le province devono spalmare i voucher sui comuni. Da qui la difficoltà a coprire tutte le richieste. “Bisogna considerare che ci sono 200 i bimbi che frequentano il nido comunale e manca la tutela per le famiglie- dice la dirigente della UIL- Per i dipendenti, la clausola sociale c’è ma la cooperativa o la società che si occuperà dell’asilo impiegherà i lavoratori in base al numero dei bambini. Si ritroverà di sicuro con meno iscrizioni perché le rette saranno molto più alte e i servizi non saranno quelli di prima. Molte famiglie, lo hanno già detto, si riverseranno sugli asili privati. I lavoratori , quindi, rischiano di rimanere a casa. E’ un doppio danno: i bimbi che non sanno dove andare  e i lavoratori senza occupazione”. Il sindacato contesta anche la durata dell’affidamento: “Poi una convenzione di otto anni è troppo, nessun contesta la scelta del Comune ma doveva essere fatta con le dovute garanzie. Perché non fare una gara più breve. Con la somma stabilita nel bando chi prenderà in gestione gli asili dovrà far tutto. L’altra cosa che è venuta a mancare è stato il confronto con le organizzazioni sindacali prima di pubblicare il bando questo nonostante le richieste. Il problema è come gestirà questi asili la cooperativa o la società che se ne farà carico”.   Nel frattempo anche i genitori dei bambini sono sul piede di guerra. Nei giorni scorsi i genitori dei bimbi che frequentano queste strutture hanno formato un gruppo di protesta “No alla privatizzazione del nido comunale Brindisi” che sulla pagina Facebook conta oltre novecento iscritti. Dietro ad ogni bimbo c’è una famiglia e una mamma in difficoltà come Emanuela, 31 anni, con un bimbo di due anni e mezzo e in attesa di due gemelli. Il poter portare all’asilo nido i suoi figli è essenziale perché altrimenti non potrebbe tornare a lavorare. “In questo momento sono in maternità ma dopo il parto dovrò tornare a lavoro, sono impiegata nel settore turistico otto ore al giorno- dice- al di là della necessità lavorativa , frequentando l’asilo mio figlio è cresciuto tanto . E’ un servizio di grande qualità”. Emanuela come tante altre mamme lavoratrici non può fare a meno della sua occupazione che le garantisce un reddito per mantenere la sua famiglia. “Ho programmato la mia gravidanza facendo affidamento proprio sull’asilo nido- dice- Ora però il sindaco ci dice di fare la preiscrizione senza darci alcuna garanzia. Sino ad oggi pagavo 200 euro al mese ma già sappiamo che la nuova retta si aggirerà intorno ai 550. Questo vorrebbe dire spendere mille e cento euro al mese, una cifra che certo non mi posso permettere, tra l’altro senza sapere se i miei bimbi saranno presi o meno. Il sindaco ci parla dei voucher  che dovrebbero andare ad integrare la spesa della retta e la parte restante coperta dal Bonus asilo, ma anche su questo non abbiamo alcuna garanzia. C’è molta confusione . Ho 31 anni e come donna rischio di non poter andare a lavorare e restare a casa. Pur volendo rinunciare al nido per i miei figli ed aspettare di mandarli alla scuola materna sarà passato troppo tempo. Io avrò 35 anni e sarà difficile trovare lavoro. Non è possibile risparmiare su un servizio così importante. Il sindaco continua a dire che il Comune è in difficoltà che i nido costano un milione e quattrocento mila euro e loro sino ad oggi sono riusciti a recuperare solo 400mila euro l’anno. Quindi la privatizzazione dovrebbe servire a farli rientrare con le spese, va bene, dico io , ma non sulle spalle delle famiglie”.

Lucia Pezzuto per Il7 Magazine

 

 

 

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