“Salviamo il faro, un esempio di archeologia industriale marittima”

BRINDISI- “Salviamo il faro, un esempio di archeologia industriale marittima” così le associazioni, Italia Nostra, Legambiente, Touring Club Italiano – Club territoriale di Brindisi, Amici dei Musei, Fondazione Tonino Di Giulio, Club per l’Unesco di Brindisi scrivono al Segretariato Regionale del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo con sede a Bari e alla Soprintendenza Belle Arti di Lecce.

Diffusa la notizia dell’avviso di aggiudicazione dell’appalto una impresa leccese dell’intervento di smontaggio del manufatto metallico e castelletto del faro sul Castello Alfonsino, le associazioni chiedono di bloccare tutto.

Le associazioni hanno chiesto di verificare la fattibilità di un intervento di restauro del faro di segnalamento marittimo rimasto in funzione sino a pochi anni fa, sottolineando che l’Autorità portale fino allo scorso anno si era dichiarata disponibile a provvedere al recupero con propri fondi.

Il faro costruito sulla terrazza del castello, alloggiato su un traliccio in ferro con stanza di alloggiamento piramidale, aveva una portata di circa 28 miglia marine, è un esempio di archeologia industriale marittima, come tutti i fari dell’area del Basso Adriatico, in particolare della costa salentina, ora diventati oggetto di studio nelle Università.

BrindisiOggi

1 Commento

  1. C’è da salvare tutto il castello non solo il faro…. Un tesoro del genere completamente depredato e abbandonato… E poi si dice che non c’è il lavoro al sud… Se invece di continuare con il carbone petrolchimico e acciaierie, si puntasse sul turismo e agricoltura forse sarebbe ora….

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