LECCE- Quote societarie, un appartamento con box, una vettura, un conto corrente bancario e 16 polizze di pegno, tutti beni intestati alla moglie, ai figli ed a soggetti compiacenti. Antonio Centonze, 46enne brindisino, considerato uno degli elementi di spicco della SCU mesagnese avrebbe così nascosto il suo tesoro. L’uomo considerato vicino al clan di Ercole Penna, Daniele Vicientino, Massimo Pasimeni e Antonio Vitale, era stato già condannato nel 2012, per mafia nell’operazione Last Minute a 3 anni e 4 mesi e 8 anni, e nello stesso anno condannato a 6 anni nell’ambito dell’operazione Die Hard per il reato di estorsione aggravata dalle modalità mafiose e al fine di agevolare un’associazione di tipo mafioso.
Il provvedimento di oggi arriva così a seguito di una serie di indagini condotte dalla Direzione Investigativa Antimafia di Lecce che ha scoperto una sostanziale discrepanza tra i redditi dichiarati da Centonze ed i beni a lui riconducibili in un arco di tempo che va dal 2002 al 2012.
Un sequestro preventivo da oltre 600mila euro emesso dal Tribunale di Brindisi.
In particolare tra i beni posti sotto sequestro, le quote aziendali dell’ impresa edile “D. & D. s.r.l.”, formalmente intestata a Tony Massimiliano De Padova e Teodoro Francesco De Padova, le quote societarie dell’impresa edile “3C Costruzioni Generali s.r.l.”, formalmente intestata ad Addolorata Cito e Liliana Centonze; il 60% delle quote societarie dell’ impresa “Feal sas di Federica Centonze & C.”, formalmente intestate a Federica Centonze; un appartamento con box auto, cantina e posto auto al quartiere Sant’Angelo di Brindisi; un conto corrente bancario, intestato ad una società, intestata alla figlia Liliana Centonze, sottoposta a sequestro; una Volkswagen Golf 2.0 ; ed infine 16 polizze di pegno, intestate alla moglie Anna Romano.
Lucia Pezzuto
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