BRINDISI- Dall’aprile scorso, quando sequestrarono preventivamente beni e società per un ammontare totale di 1 milione e 700mila euro, i militari della Guardia di Finanza del nucleo di polizia tributaria di Brindisi non hanno mai smesso di indagare sulle fortune di padre e figlio, imprenditori brindisini Ciro e Oscar Cannone, difesi rispettivamente dagli avvocati Gianvito Lillo e Giuliano Calabrese e Giacomo Serio.
Il frutto di questi mesi di lavoro si è concretizzato stamattina con un ulteriore sequestro preventivo, finalizzato alla confisca prevista dalla normativa antimafia, ai danni del loro patrimonio, stavolta ammontante in 714mila euro. Il provvedimento è stato eseguito su richiesta del pm Giuseppe De Nozza. Stavolta, però, a finire nella rete dei finanzieri, non ci sono solo il padre e il figlio ma l’intero nucleo familiare. Il sospetto è che i beni sottoposti alla misura siano stati acquistati con soldi “sporchi”, vista la sproporzione che ci sarebbe tra reddito dichiarato dai due e disponibilità economiche in loro possesso. I sigilli delle fiamme gialle sono finiti su una villa; quattro automobili; un rimorchio; una motocicletta e un gommone.
I finanzieri sospettano che i Cannone stessero occultando alla loro attenzione i beni sequestrati proprio perché non in regola con le prescrizioni di legge. Questi, inoltre, si vanno ad aggiungere agli ulteriori beni sequestrati dai finanzieri ai fratelli imprenditori lo scorso 22 aprile. In quell’occasione, i militari del maggiore Gabriele Sebaste misero sotto chiave una ditta edile, la EuroPlast srl, e altri beni per un totale di 1 milione e 700mila euro. Le indagini, allora, fecero emergere che Ciro, già condannato in precedenza per contrabbando, si sarebbe servito del figlio Oscar usandolo come prestanome. Anche Oscar è indagato per riciclaggio e trasferimento fraudolento di valori utili a finanziare la ditta con 500.000 euro.
Maurizio Distante
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