“Siamo aperti da 30 anni, ma se continuiamo così questo potrebbe essere l’ultimo”

BRINDISI – (da il7 Magazine) E’ una delle palestre più antiche della città di Brindisi, probabilmente la prima, per grandezza. Ha festeggiato i trent’anni di attività, ma a causa del  Dpcm,  firmato lo scorso fine settimana dal premier Giuseppe Conte, rischia che questo sia il suo ultimo compleanno. Gestita da Giuseppe D’Amuri, per tutti Pippo, il Top Gim Club, in via Carmine a Brindisi, soffre terribilmente, come del resto anche gli altri centri fitness, dello stop imposto dal governo sino al prossimo 24 novembre.

Pippo, 55 anni, è cresciuto in questa palestra, vi lavora da trent’anni, e la sua disperazione è legata soprattutto alla consapevolezza di aver fatto tutto ciò che le norme anti Covid prevedevano pur di tenerla aperta ma evidentemente questo non è stato sufficiente e lunedì scorso ha abbassato la serranda con la paura di non poterla più rialzare.

 

 

“Ho lavorato una vita intera qui, questa palestra è conosciuta da tutti i brindisini perché è aperta da oltre trent’anni ed ora rischiamo di chiuderla per sempre. Forse dovrei farne un supermercato , quelli si che non li chiudono mai”, dice in tono ironico. Pippo con la sua tuta gira nelle sale vuote dove in giro ci sono igienizzanti ovunque. Sul pavimento, con il nastro adesivo, ci sono gli spazi segnati per il distanziamento sociale, in una sala di circa 200 mq vi sono appena venti segnaposto, due terzi della capienza ordinaria. Le luci sono spente e Pippo guarda con malinconia gli attrezzi raccontando la sua storia. “Io avevo 25 anni quando ho cominciato a fare questo lavoro, oggi ne ho 55 -dice- Mentre facevo il militare ho cominciato a lavorare in questa palestra che all’epoca si trovava in via Palestro. La palestra è nata 35 anni fa da una intuizione di Lillo Primaverili e Franco Muscillo. Aprirono questa palestrina, io facevo il militare, mio padre era il primario del pronto soccorso e si conosceva con Primaverili e lui chiese se c’era possibilità di inserirmi, dato che avevo appena finito di frequentare l’ Isef. Così mi diede alcune ore. Ricordo che io portai per la prima volta i cuscinetti per lo step che arrivavano dall’America, mia madre era americana. Così cominciai a fare delle lezioni un po’ diverse. La gente cominciò così a seguire le mie lezioni, le persone erano talmente numerose che Primaverili mi aumentò i giorni di lavoro. Poi diventai socio della palestra ed a un certo punto decidemmo di ingrandirci e ci spostammo qui in via Carmine. All’epoca questi locali erano di un mobilificio, Marra. A Brindisi questa è stata la prima palestra grossa, poi sono arrivate tutte le altre. Siamo operativi da trent’anni, non abbiamo mai avuto nessun problema, ha sempre funzionato benissimo, qui la clientela ha la sensazione di trovarsi in famiglia”.

Ora la pandemia che ha messo in ginocchio tutte le attività rischia di cancellare anni di sacrifici fatti da Pippo, della sua compagna Rosa, che lo affianca nel lavoro  e da tutta la gente che impegnata nel Top Gim Club. “Oggi ho undici dipendenti, tra istruttori, segretarie e donne delle pulizie. Il mio pensiero sia a marzo che ora è per loro. Io, dopo il lockdown di marzo, ho lavorato ma ho lavorato per loro, non ho messo un centesimo in tasca- racconta- Per mantenere questa struttura abbiamo spese da 8, 9mila euro al mese , mutui, bollette, compensi. Tanto è vero che questi ragazzi hanno preso il bonus sport e salute dal Coni. Ora a malincuore io non ce la faccio, non riesco a sostenere questa situazione, perché da marzo siamo sulle spese. Ora questo nuovo provvedimento di chiusura ci mette ancora più in difficoltà e sinceramente non sono sicuro che si tratterà solo di un mese. Io non la vedo così”. Pippo è convinto che la chiusura sarà prolungata, ha a sensazione che questa situazione non si risolverà tanto presto. “Così come una settimana fa il presidente del Consiglio disse: ora controlleremo le palestre e le piscine. Io sapevo che era già un pretesto per chiudere, perché i controlli li hanno fatti. Anche da noi sono venuti, era tutto in regola. Intanto abbiamo fatto tutto su prenotazione, anche per le persone di 80anni che venivano qua- dice-  Io personalmente  ho fatto scaricare l’applicazione, abbiamo fatto vedere come si prenotava. Quindi tramite App Palestre, è stata molto utile, abbiamo fatto sì che, siccome dovevamo avere il numero contingentato, in questa sala ci andassero solo 20 persone, mentre normalmente ce ne vanno 30. Ma in questo periodo ne abbiamo avute massimo 14. E’ giustificato, sono tutte signore , anche di una certa età. Abbiamo avuto il 50 per cento delle perdite, in tutti i turni, anche nei turni di  fitness, prima si lavorava con 25 persone ora massimo 8, 9 . Sempre con prenotazione. Nella sala pesi idem, ma quest’anno si è arrivati a venti massimo”. E’ da un po’ che Pippo fa i conti in perdita e la sua rabbia aumenta quando pensa di aver fatto il possibile per attenersi alle misure previste. “ Ci siamo attenuti ai protocolli che hanno dato a maggio, rincarati nell’ultima settimana- dice-  In ogni caso si va con prenotazione, la gente viene registrata, viene misurata la temperatura,, avevamo messo igienizzati ovunque per pulire panche e attrezzi. C’eravamo attenuti in tutto e per tutto alle misure previste. I controlli sono stati fatti e non c’è stato alcun problema. Sul registro dovevamo conservare e stampare tutte le presenze. E’ stato  fatto. E quindi proprio per questo, perché ci siamo attenuti al protocollo, io come gli altri gestori delle palestre  ci piange il cuore che poi alla fine abbiano trovato un pretesto per chiudere. Sono convinto che la prossima settimana chiuderanno anche gli estetisti, i parrucchieri e così via”. Pippo è convinto che la soluzione non la si vedrà prima di un anno, magari quando sarà disponibile il vaccino.

“La mia paura è che ora un mese di chiusura non sia sufficiente. Io a marzo dissi ai miei figli che si lamentavano di stare tranquilli, convinti che sarebbe durata due settimane e poi sono rimasti chiusi tre mesi. Io quello che vedo, no per essere pessimista, il 24 novembre noi dovremmo riaprire, ma ci sarà l’influenza in arrivo, le vacanze di Natale e quindi decideranno di tener chiuso a meno che il governo, dopo tutte le proteste non faccia un passo indietro- conclude- Sinceramente aprire il 24 novembre, fare come abbiamo fatto a maggio per far recuperare gli abbonamenti, poi arriveranno le vacanze di Natale e stare aperti di nuovo senza guadagnare un centesimo con la paura. Sinceramente uno ci pensa due volte.  Dopo trent’anni mi verrebbe da dire facciamo un supermercato dato che quelli sono sempre aperti. Perché lavorare così non ha senso, o si riapre quando esce il vaccino oppure si finisce per chiudere per sempre. Io non me la prendo con nessuno ma così non si riesce ad andare avanti”.

Lucia Pezzuto

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