Teatro nelle periferie: escluso l’unico progetto di Brindisi, D’Elia: “Non si può affidare la cultura solo sui numeri”

BRINDISI – Restano fuori solo Brindisi e Taranto. Si tratta di un bando pubblico della Regione Puglia  eTeatro pubblico pugliese che si chiama Periferie al centro per portare il teatro nei territori marginali. Per Brindisi città ci hanno provato Luigi D’Elia e Paola Leone (con conclamata esperienza nel settore) con un progetto per le periferie di Brindisi: Paradiso, Perrino e Sant’Elia. Ma questo non vince e il capoluogo resta fuori, insieme a Taranto dove nessuno ha presentato  una proposta.  Elia scrive così una lettera indirizzata ai vertici regionali, a quelli del Teatro pubblico pugliese e al sindaco Riccardo Rossi: un pò di amarezza per una periferia che avrebbe meritato più attenzione, dove la cultura non può basarsi solo su criteri numerici. Pubblichiamo integralmente la lettera di Lugi D’Elia

“La lettera non è corta. Se avete pazienza leggete fino alla fine. Regione Puglia e Teatro Pubblico Pugliese pubblicano un bando bello. Si chiama “Periferie al centro”. Mira a portare il teatro nei territori marginali. Partecipo insieme a Paola Leone, scriviamo un progetto per lavorare “solamente” su Brindisi e sulle periferie Paradiso, Sant’Elia, Tuturano (andate a vedere cosa sono). Il bando dice: “Si precisa che nell’individuazione delle proposte progettuali sarà garantita equa distribuzione dei progetti su scala regionale. A tal fine le proposte ammesse al parco progetti saranno valutate su base provinciale”. Dopo 4 mesi vengono pubblicati i risultati della selezione. La distribuzione dei progetti ammessi è la seguente (se ho commesso errori nella conta è perché alcuni progetti sono trasversali e non capisco in quale provincia assegnare le attività): BARI/BAT-Provincia 8, FOGGIA-Provincia 5, LECCE-Provincia 5, BRINDISI-Provincia 2, TARANTO-Provincia 2. Per quanto riguarda i capoluoghi invece, uniche 2 città rimaste fuori: BRINDISI e TARANTO! Su Brindisi c’era solo il nostro progetto (non selezionato), su TARANTO mi è sembrato nessuno. Eravamo consapevoli che non avremmo raggiunto le premialità previste, se fossero state presenti altre entrate economiche o più comuni coinvolti. Non eravamo in grado di assegnare altre entrate, non avevamo energie per cercare altri comuni, non credevamo che si facesse un buon lavoro spalmando troppo la ricaduta, confidavamo in una valutazione “su scala provinciale”. Non farò ricorso, i numeri della valutazione così formulati sono insindacabili, del resto quando partecipi ad un bando ne accetti le regole e non posso davvero permettermi di sprecare energie, ma non posso restare in silenzio altrimenti non racconterei di Zanna Bianca o Don Milani o non farei addirittura teatro. Ma mi chiedo:

1) quello scritto in premessa quindi non valeva? Era una premessa ben scritta solo per rispondere ai canoni della narrazione della sfortuna dei territori marginali? Ahh, la fila di santi e profeti per salvare questi territori è lunga, molto lunga…

2) quali erano i criteri numerici e oggettivi per garantire “equa distribuzione dei progetti su scala regionale”? E quindi? Come me la spiegate la distribuzione che è venuta fuori? Cosa significa “A tal fine le proposte ammesse al parco progetti saranno valutate su base provinciale” se poi la valutazione è avvenuta invece su base regionale? (E’ qui qualcosa di “formale” direi che non va)

3) possibile che in un bando con tale nobile finalità (ma di certo non è l’unico caso) le premialità vengano assegnate solo su principi quantitativi e non qualitativi (da supermercato)?

4) ma come si fa a lasciare Brindisi e Taranto senza progetti a costo di trovare altri benedetti criteri per “valutare”? E’ surreale! Pare quasi fatto apposta…

3) come è possibile che l’intervento culturale pubblico in zone ad alto e conclamato tasso di povertà (non riporto dati e numeri che ho scritto nel bando) venga affidato ad una pagella scolastica numerica? E se anche la procedura ve lo imponesse era proprio così scandaloso studiare criteri di “equa distribuzione nei territori a rischio povertà culturale”?

5) quali competenze aveva la commissione che non ha dato il massimo al mio curriculum dopo tutta la mia storia con le scuole nel territorio brindisino e nel teatro ragazzi in Italia (vorrei vedere i curricula dei commissari)? Questa è personale, lo ammetto, potete pure cassarla. E poi non posso pretendere che la commissione studi (non ho tempo e voglia di riportare qui il mio curriculum insieme a quello di Paola Leone per raccontare cosa facciamo da 20 anni nei nostri territori e in tutta Italia in ambito teatrale, educativo, sociale, ma è oggettivamente fuori dal mondo il punteggio che è stato assegnato).

6) chi è, con quali principi, come procede il Dipartimento regionale che si è occupato del bando e della valutazione? Chi sono? Lo sanno che ci sono compagnie che in Puglia hanno scritto la storia del teatro e dell’educazione teatrale in Italia e non solo? Sanno che volto hanno queste compagnie e che odore ha il loro teatro? Se non dal punto di vista artistico, le conoscono minimamente almeno come imprese (premi, spettacoli, fatturato, pubblico incontrato, presenze all’estero, personale assunto, sostegno pubblico, conti in banca, regolarità contributiva,…)?

Pazienza, il progetto prevedeva una rassegna teatrale per le scuole di periferia della città di Brindisi (città che una rassegna teatrale “stabile” non l’ha mai avuta – e nemmeno l’avrà in quest’anno di dissesto economico per il comune). Succede. Succede che una volta che mi era tornata la voglia di fare qualcosa nel mio territorio di nuovo mi toccherà lavorare solamente fuori. Ma anche questa è un’altra storia.

Un ospedale che cura i sani e respinge i malati, scriveva in “Lettera ad una professoressa” Don Milani con i suoi ragazzi. Non è questo il caso perché tutti i progetti che hanno vinto lavoreranno in territori in qualche modo ammalati. La guerra tra poveri non si fa. Molti poi sono di amici cari che fanno un lavoro eccezionale. Ma non posso non dirmi che tutto questo modo di fare è STORTO, STORTO. Le scuole di periferia, la cultura accessibile sono cose umane con cuore che batte e mercurio delle centrale a carbone (quella di Brindisi!) depositato nei capelli dei bambini a cui state negando la cultura. Non sono bandi, non sono numeri, non sono criteri di valutazione. Non voglio nemmeno polemizzare con la politica della Regione Puglia che tanti sforzi sta facendo, ma porca miseria, non li fate questi strafalcioni!

Luigi D’Elia
Compagnia INTI tales – Brindisi
Progetto non ammesso “L’amore non addomestica””

 

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