Terminal devastato, le associazioni ambientaliste: “Basta strumentalizzare”

INTERVENTO/ I recenti atti vandalici che hanno procurato danni alla stazione marittima esigono attestazioni di solidarietà e di condanna che sono tanto ovvie e scontate che parrebbero inutili. Invece no, è bene ribadirle con determinazione, perché non si sa mai. Gli atti vandalici, delinquenziali o di altra natura che comunque violano la legalità in ogni qualsiasi forma, sono fermamente da condannare, senza se e senza ma. Questo è un principio indiscutibile ma è altrettanto preoccupante che in maniera del tutto gratuita si alzino cortine fumogene per sviare e confondere l’attenzione pubblica. Quindi assodata la solidarietà e la condanna passiamo agli altri aspetti. La Stazione Marittima è stata recentemente acquistata dall’Ente portuale che diventandone proprietario assume la piena responsabilità della sorveglianza ed è esclusivamente su quello che deve rispondere.

Il Presidente dell’AdSPMAM ha dichiarato: “Sembra una spedizione punitiva. Spero solo non sia da ricollegare al clima infame che si respira negli ultimi tempi”. Quale clima infame? Causato da chi?

Innanzitutto non ci piace il termine “infame”, termine usato in ben determinati ambienti che non appartengono a questa città. Patroni Griffi si concentri nel rispondere per ciò che attiene le proprie responsabilità e faccia sapere in base a quale criterio e valutazione tecnica si sia ritenuto di limitare la vigilanza sino alle 23, non coprendo le ore notturne, evidentemente immaginando sufficiente la video sorveglianza. Non pensi a dispensare colpe e responsabilità a destra e a manca come quella di non essere riuscito a inglobare nella recinzione di sicurezza l’immobile quando non ha mai risposto e chiarito sul perché sia stato escluso il capannone ex Montecatini dalla stessa, soluzione pur prevista nell’iniziale progetto. Invitiamo Patroni Griffi a moderare l’uso dei toni e dei termini che spesso gli sfuggono, vuoi per rabbia, come ha dichiarato, o per altro.

L’onorevole D’Attis ha, tra l’altro, dichiarato che “è arrivato il momento di ampliare il raggio di indagine sul porto di Brindisi, concentrandosi non solo sulle procedure delle opere pubbliche, come spesso e a volte inutilmente si è fatto, ma anche sulle azioni e gli eventuali registi che pensano a vario titolo di monopolizzare o condizionare le attività portuali della città, perseguendo eventuali interessi mafiosi”. Raccogliamo, condividendole, le preoccupazioni espresse da D’Attis augurandoci che venga avviata quanto prima una seria e approfondita indagine a 360 gradi che non escluda nulla e nessuno e della quale si avverte il bisogno.

 Per il resto invitiamo tutti il 30 settembre prossimo alla manifestazione, pacifica e democratica, che abbiamo indetto in difesa del porto e della città.

Italia Nostra, Legambiente, WWF Brindisi, Forum Ambiente Salute e Sviluppo, Fondazione Tonino Di Giulio, Medicina Democratica, Salute Pubblica, No al carbone, No Tap/Snam Brindisi

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