Violenza sulle donne, al Verdi Serena Dandini cerca di provocare il “corto circuito”

BRINDISI- Un corto circuito tra palcoscenico e platea, un messaggio che parte dal cuore per arrivare allo stomaco. Per riflettere su un argomento che tocca Caltanisetta come New York e Brindisi perché la violenza contro le donne non conosce confini spaziali. Ferite a morte si chiama così l’opera portata nei teatri italiani e in giro per il mondo da Serena Dandini, autrice e presentatrice televisiva,  che sabato scorso ha chiuso la tounèe al teatro Verdi a Brindisi. Prima di andare in scena ha incontrato il pubblico, qualche fila di donne intervallate da qualche uomo. “Questa guerra si vince insieme- dice Serena Dandini- uomini e donne. Uno spettacolo che nasce dalla rabbia, dalla indignazione di vedere come questo tema fosse sottostimato, come se queste cose non riguardassero tutti o potessero essere relegato solo a dei convegni”.

In Ferite a morte, ci sono morte che parlano che raccontano la loro storia e nello spettacolo si  “ride anche”.

“Ogni riferimento non è puramente casuale”, dice Dandini. Sono storie di donne, di terribili vite quotidiane finite per la follia di un uomo.

Ferite a morte è  stato in diversi teatri pugliesi grazie alla campagna della Regione Puglia contro la violenza di genere e il femminicidio. In Italia ogni due giorni muore una donna ammazzata da un uomo, le leggi non bastano è una questione culturale di vita famigliare. Per questo tra le proposte emerse sabato pomeriggio al Verdi ha avuto una certa risonanza quella della presidente della scuola media Virgilio Dina Nani: introdurre nelle scuole l’educazione della differenza di genere, affinchè tolleranza significhi accettazione e riconoscimento pubblico della differenza. Vale nella convivenza tra culture e popolo diversi, così come nel caso di donne e uomo.

Lu.Po.

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