Affetta da malattia rarissima e positiva al Covid, Adele salva grazie ai monoclonali

BRINDISI- (Da Il7Magazine ) Positiva al Covid il giorno in cui avrebbe dovuto fare il vaccino, Adele, affetta da una rarissima forma di emoglobinopatia, salva grazie agli anticorpi monoclonali. Adele Cirasino, 46 anni di Ostuni, è una delle prime persone in Puglia ad essersi sottoposta alla terapia monoclonale che le ha consentito di scongiurare gli effetti devastanti del Covid ed evitare conseguenze che le sarebbero potute costare la vita. Adele  è un soggetto estremamente fragile perché affetta da una rara forma di emoglobinopatia che la costringe a trasfusioni di sangue con cadenza mensile e quando il 30 marzo scorso è risultata positiva al Covid per lei è  stato un incubo. Le conseguenze del Covid su soggetti particolarmente fragili possono essere devastanti e in gran parte dei casi portare alla morte. Grazie alla terapia monoclonale la donna ha scongiurato il peggio. “E’ stata una coincidenza assurda. Il 31 marzo avrei dovuto fare il vaccino ma quel giorno stesso sono risultata positiva al Covid- racconta Adele- Con l’Associazione Thalassemici di Brindisi, di cui faccio parte, abbiamo ottenuto il vaccino in tempi record ma quando è stato il mio turno era già troppo tardi, avevo contratto il virus. Ho cominciato a stare male il giorno prima, il 30 marzo. Avevo dolori articolari e un forte mal di testa. Come dico io, bisogna conoscere il proprio corpo e saper leggere i segnali. Quei sintomi mi hanno subito insospettita così ho fatto il tampone che è risultato positivo proprio il giorno in cui avrei dovuto fare il vaccino”. La notizia turba Adele che in ogni caso contatta immediatamente la dottoressa Antonella Quarta del reparto di Ematologia dell’ospedale Perrino di Brindisi diretto dal dottor Domenico Pastore, contestualmente avvisa anche il direttore di Medicina Interna sempre del Perrino il dottor Pietro Gatti che a sua volta si confronta con  la dottoressa Emanuela Ciracì che dirige Medicina Interna nell’ospedale Covid di Ostuni. Insomma si mette in moto un team per aiutare Adele. “Sono stata fortunata perché alle spalle ho avuto una equipe straordinaria multidisciplinare che tuttora mi segue- dice Adele- Da quel momento mi hanno monitorata costantemente come fossero in presenza attraverso messaggi e telefonate valutando di volta in volta le mie condizioni. Ho fatto prelievi, accertamenti e anche una ecografia ai polmoni. Dagli esiti è risultato che ero idonea alla terapia con gli anticorpi monoclonali”.

Gli anticorpi sono proteine, immunoglobuline, prodotte da cellule del sistema immunitario che reagiscono con le sostanze, gli antigeni, che stimolano il sistema immunitario. Nel caso di agenti infettivi sono in grado di distruggerli o di inattivarli. Ad esempio possono inibire l’ingresso di un virus nelle nostre cellule. Nel caso del Covid riducono di gran lunga gli effetti che il virus può avere nel nostro organismo, in pratica, come dice il dottore Pietro Gatti, direttore dell’Unità di Medicina Interna dell’ospedale Perrino di Brindisi, i monoclonali scongiurano il rischio che i pazienti particolarmente fragili finiscano in terapia intensiva. La Asl di Brindisi è stata tra le prime in Puglia ad adottare la terapia monoclonale . “Abbiamo oltre un centinaio di persone in cura con i monoclonali. Si tratta di soggetti particolarmente fragili con maggiore rischio di ricovero . Questa terapia a base di anticorpi agisce contro la proteina Spike. Ma attenzione, è possibile intervenire solo all’inizio del contagio quando il virus non ha ancora intaccato i polmoni, quindi si fa i primi giorni altrimenti non funziona. I soggetti che possono essere sottoposti a questa terapia sono soggetti fragili con problemi come la bronchite cronica, l’obesità o in dialisi- dice Gatti- La segnalazione viene fatta dal medico di medicina generale che lo riferisce all’Usca , i medici dell’Usca poi ci contattano e dopo una analisi del caso , se ci sono i requisiti necessari, il paziente viene ricevuto nell’ambulatorio allestito nell’ospedale Covid di Ostuni con personale dedicato. Noi siamo orgogliosi del risultato perché siamo stati i primi in Puglia a somministrare l’anticorpo monoclonale. Basta una singola seduta e nell’80 per cento dei casi i soggetti non vanno incontro al ricovero. L’anticorpo monoclonale non è un antivirale, non ferma il Covid ma riduce le conseguenze e gli effetti della malattia. A dicembre scorso l’America era in fase sperimentale,  da metà  febbraio anche noi eravamo pronti ma aspettavamo le autorizzazioni. E’ naturale che per ogni caso si valutano i rischi ed i benefici, sino ad oggi abbiamo avuto ottimi risultati”.

Quando Adele Cirasino viene contattata per la terapia non sa effettivamente di cosa si tratti ma si affida ai medici e non ha alcuna remora. “Io non avevo le idee molto chiare sui monoclonali perché se ne parlava ancora poco- ammette- ma mi sono fidata ed affidata. Avevo più paura del Covid perché sapevo che le conseguenze sarebbero state devastanti. Io fatto esattamente quello che mi hanno detto e non ho avuto dubbi. Del resto il rapporto tra medico e paziente è un rapporto basato sulla fiducia che si costruisce nel tempo. In ogni caso non avevo molta scelta, come sempre si valuta il beneficio ed il rischio. Io sono quella che ogni mese si sottopone a trasfusione ed anche questo può comportare delle controindicazioni”. La seduta per la terapia dei monoclonali si svolge nell’ambulatorio dedicato dell’ospedale Covid di Ostuni. Basta una sola somministrazione e per Adele è stata la salvezza. “In quel momento in cui scende la flebo fai mille pensieri – dice- ma sapevo che ne valeva la pena. E’ stata più dura scoprire di avere il Covid, ho pianto perché ero dispiaciuta di aver scoperto di essere positiva proprio il giorno in cui avrei dovuto fare il vaccino. Per noi talassemici è stato un traguardo. L’ultimo anno è stato molto complicato, soprattutto per i soggetti con patologie rare come la mia però devo dire che siamo anche stati tanto tutelati perché in ogni caso abbiamo continuato a fare le terapie, ad andare in ospedale. Tanta gente si è sentita sola. Ma io sono stata fortunata perché la rete di assistenza ha funzionato benissimo, avevo i canali diretti con i medici ed anche se l’atmosfera era diversa il sorriso da parte di tutti gli operatori sanitari non è mai mancato. Oggi sto meglio, la terapia ha funzionato. Purtroppo il Covid mi ha lasciato qualche strascico, non percepisco ancora i sapori e ho soffro di mal di testa. Ma sono qui e posso raccontarlo”.

 

Lucia Pezzuto per Il7 Magazine

 

 

 

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