Degrado, abusivismo e falesia, dopo i sequestri dei lidi il Comune pronto al piano di recupero

BRINDISI- (Da Il7 Magazine)Circa 40 chilometri di costa, due terzi dei quali versa in stato di degrado, il Comune di Brindisi pianifica un programma di recupero e punta sui fondi Cis per riqualificare le spiagge. Ci sono 18 stabilimenti balneari  sulla costa brindisina, di questi uno, lido Sant’Anna, è stato sequestrato la scorsa settimana per opere abusive, un altro ancora, lido Giancola, ex spiaggia della Provincia,  è abbandonato da anni e andrebbe bonificato, e  ce ne sono altri due inaccessibili, quello dell’Aeronautica e  dei Vigili del Fuoco. Su gran parte delle spiagge libere, poi, insistono divieti di balneazione a causa del pericolo di crollo delle falesie, una situazione ben poco compatibile con l’immagine turistica che si vorrebbe dare al territorio. Il Comune di Brindisi, quindi, corre ai ripari e comincia da un piano di rigenerazione e dalla lotta all’abusivismo. “Per anni la costa è stata deturpata dalle opere abusive- ha detto il sindaco di Brindisi, Riccardo Rossi- partiamo con l’eliminare queste e facciamo in modo che tutti gli stabilimenti balneari siano in regola. Per il resto puntiamo ai fondi Cis per avviare un programma di rigenerazione”. La scorsa settimana è scattato il sequestro preventivo dello stabilimento balneare Sant’Anna, dopo anni di battaglie legali, il Tar di Lecce, lo scorso 5 giugno, ha rigettato il ricorso avverso il provvedimento del dirigente del settore Attività produttive del Comune di  Brindisi di sospensione dell’attività ordinando l’esecuzione del pronunciamento dell’Autorità amministrativa. Le motivazioni addotte: mancanza del requisito essenziale urbanistico ad opere che hanno visto azioni di ripulsa per domande di sanatoria, opere gravate da ordinanze di demolizioni, per aver aperto uno stabilimento balneare  senza prescritta autorizzazione comunale, nonchè per aver aperto per la struttura ricettiva spiaggia attrezzata priva di autorizzazione dell’esercizio rilasciata dal Comune di Brindisi. Inoltre si contesta anche l’esercizio di somministrazione di alimenti e bevande senza la prescritta autorizzazione e titolo abilitativo SCIA. Inoltre nel 2016 era stato disposto anche la demolizione delle opere abusive e il ripristino dello stato dei luoghi. In particolare l’abbattimento riguardava “l’ampliamento di volumetria prodotto dalla costruzione di ulteriori cabine per 304 metri quadri, di servizi igienici per 20 metri quadri, di cabina alloggio per il custode di 36 metri quadri e di cabine bungalow per 30 metri quadri”. Dopo l’ultima ispezione a maggio scorso, martedì 8 giugno, la Polizia Locale di Brindisi ha dato esecuzione al sequestro cautelativo. In questi giorni si discute molto sulle opere abusive che deturpano la costa, il Comune sembra intenzionato a non fare sconti. “ A me spiace per lido Sant’Anna ma è una storia che va avanti dal 2014 . Poi dicono perché all’inizio dell’estate, perché la sentenza del Tar è arrivata ora- dice Rossi- Noi ci batteremo affinchè tutti i lidi garantiscano gli standard adeguati. Abbiamo lidi di 60 anni fa, lidi nuovi e lidi amovibili . Migliorare l’esistente non vuol dire non rispettare la tradizione , chi vuole avere un stile tradizionale per il suo lido può farlo ma nel rispetto delle regole, con i permessi, seguendo le procedure e rispettando la costa”. Ma  eliminare le opere abusive  è solo uno degli step per risanare la costa. “C’è una questione generale  che è quella della riqualificazione della costa , nel Piano strutturale , abbiamo inserito un piano programmatico di opere a partire da quelle di protezione per bloccare l’erosione allo spostamento di 300 metri della strada all’interno e poi la realizzazione di una serie di infrastrutture- spiega il sindaco Riccardo Rossi- Per fare tutto questo saranno necessari 30, 40 milioni di euro. Senza dimenticare il problema della falesia. Negli anni passati per la falesia e le opere di contenimento avevano speso 3milioni di euro ma senza ottenere alcun risultato. I cambiamenti climatici non sono una favola, stiamo pensando alle barriere soffolte”. La barriera permeabile soffolta  è di basso impatto ambientale ed è composta da moduli in cemento armato con una geometria in grado di dissipare una parte consistente dell’energia del moto ondoso, di favorire lo scorrimento della sabbia verso la riva e contrastarne il ritorno. I moduli vengono posati e accostati sul fondale definendo una linea continua parallela al litorale ad una distanza di 100/300 metri dalla costa. Non è necessario creare dei varchi per il deflusso dell’acqua come avviene per le scogliere tradizionali in quanto trattandosi di una struttura a maglia l’attraversamento è libero e non crea correnti dannose al fondale. I deflettori hanno la funzione di pilotare le correnti in ingresso verso l’alto creando una zona di calma in basso che permette alla sabbia di depositarsi. L’altezza della struttura viene determinata assemblando il numero di deflettori necessari secondo le valutazioni tecniche del luogo di posa. Già utilizzate a nord del faro di San Cataldo a Lecce, le  barriere sono costituite da blocchi traforati, particolarità che consente un graduale passaggio dell’acqua all’interno. Questo fa sì non solo che venga allentata la pressione esercitata dalle correnti marine sui fondali sabbiosi, ma permette anche  di creare un rifugio per la fauna marina, favorendo il processo di ripopolamento delle acque più prossime alla riva. “Abbiamo , quindi, due temi: un caso generale per il quale saranno necessari i fondi Cis per ripartire e ci vorranno anni per realizzare i progetti- aggiunge il sindaco- e le opere abusi da abbattere con il ripristino dello stato dei luoghi. In questo caso pensiamo a Giancola Abbiamo un progetto di rigenerazione su cui operare subito in stralcio con l’abbattimento e il ripristino dello stato dei luoghi e poi la riqualificazione. Adesso siamo in fase di affidamento della gara di progettazione , sarà chiesto di fare uno stralcio in modo tale che nel giro di pochi mesi si possa demolire tutto”. Nel frattempo qualcosa si è mosso e seppur con qualche settimana di ritardo sulla tabella di marcia la spiaggia di Cala Materdomini è quasi pronta per la consegna. “Per Cala Materdomini manca una ultima autorizzazione da parte della Regione Puglia perché c’era una parte demaniale, quella sulla quale ricade il chiosco- conclude Rossi- La Capitaneria ha dato il via libera, ora aspettiamo la Regione, dopo la risposta di quest’ultima in dieci giorni la spiaggia sarà pronta e fruibile”.

Lucia Pezzuto per Il7 Magazine

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