Incontro al Verdi: Motta parla ancora di Mesagne e il sindaco si arrabbia: “Parole incomprensibili, chiederò subito un incontro”

BRINDISI – Incontro per la sicurezza e l’ordine pubblico a Brindisi organizzato dai 20 Comuni di tutta la provincia e il procuratore capo della Direzione distrettuale antimafia di Lecce, Cataldo Motta, parla ancora una volta del ‘caso Mesagne’. Parla ancora una volta di quella cittadina dove è nata la Sacra corona unita. Non si può dimenticare – secondo il procuratore – la scena dell’arresto del boss Massimo Pasimeni detto ‘Piccolo dente’ quando i suoi vicini di casa gli urlavano che avrebbero accudito il suo cane e si sarebbero preso cura delle sue piante. “La gente di Mesagne solidarizza con la Scu” ha ribadito Motta.  Ma a queste parole il sindaco (assente perché in consiglio comunale ndr) non ci sta e si arrabbia: “Sono parole incomprensibili, Motta parla di collusione tra la comunità e la Scu,  la gente di Mesagne è gente per bene. Chiederò un incontro urgente col procuratore”.

Bubbico, Motta e Consales
Da sinistra: Filippo Bubbico, Cataldo Motta e Mimmo Consales

La criminalità alza il tiro in tutta la provincia di Brindisi e per il da farsi – se prendere o no provvedimenti – e approfondire le problematiche relative alla legalità e alla sicurezza sul territorio se n’è discusso oggi in un’assemblea per la sicurezza e l’ordine pubblico svoltasi presso il Nuovo Teatro Verdi alla presenza del viceministro Filippo Bubbico. A finire nel mirino di attentatori anche  le istituzioni e  gli amministratori che hanno chiesto delle risposte al Governo centrale. Da Ceglie Messapica a Carovigno, da Brindisi a Cellino San Marco (Comune sciolto per infiltrazioni mafiose ndr) gli episodi riconducibili alla criminalità sono tanti. Ad essere presi di mira, nelle ultime settimane, sono stati il sindaco di Brindisi, Mimmo Consales (Pd), il consigliere comunale di Brindisi Toni Muccio (Ncd), assessori e consiglieri di Carovigno e Ceglie Messapica.

Quando si parla di criminalità organizzata in provincia di Brindisi, spesso, si fa riferimento alla Scu e a Mesagne, diventata poi la culla della associazione mafiosa. Mesagne, però, negli ultimi anni, grazie anche alle recenti amministrazioni, ha cercato di alzare la testa e riprendersi in mano il rispetto che le spetta. Ma le parole pronunciate dal procuratore della Dda di Lecce, Cataldo Motta, durante il suo intervento, hanno fatto un po’ arrabbiare il sindaco di Mesagne, Scoditti.

Bubbico e Motta
Il procuratore Motta parla con il viceministro Bubbico

Il procuratore ha ricordato l’episodio dell’arresto di uno dei presunti boss mesagnesi della Sacra corona unita, Massimo Pasimeni. “Alle 5 del mattino quando sono andati a prenderlo i vicini lo rassicuravano dicendogli che avrebbero accudito il suo cane e curato  le sue piante. La gente che solidarizza con la Scu” ha riaffermato Motta. Quest’ultima frase ripetuta dal procuratore è la stessa già detta ai magistrati dall’altro boss mesagnese della Scu – oggi collaboratore di giustizia – Ercole Penna alias ‘Linu lu biondu’. Penna, durante il processo, ha detto: “La maggior parte della gente di Mesagne solidarizza con noi. Siamo ben voluti da loro e noi riceviamo la loro copertura”.  Insomma secondo il pentito la Scu si infiltra nel tessuto sociale, nell’economia e nella politica”.

Un’affermazione che  a settembre scorso ha visto, dopo anni di indagine,  finire in manette nell’operazione antimafia della Dia un ex consigliere comunale di Mesagne, e tre imprenditori.

francesco scoditti
Il sindaco di Mesagne, Franco Scoditti

Ma alle parole del procuratore il primo cittadino mesagnese, Franco Scoditti, non ci sta. “Le parole del procuratore – ha detto a BrindisiOggi.it – sono, per me, incomprensibili. Forse il procuratore ha nuovi elementi che io ancora non conosco. Mesagne è una città che negli ultimi anni, grazie anche alla mia amministrazione, si è ripresa. Non può essere indicata in quel modo. La gente di Mesagne è gente per bene. Chiederò un incontro urgente col procuratore, mi dovrà dare delle spiegazioni”.

“L’inquietante escalation di episodi criminosi registrata negli ultimi mesi nella provincia brindisina  è  motivo di grande preoccupazione anche per le parti sindacali. Parlando di legalità, siamo comunque consapevoli che Brindisi  non è, purtroppo, indenne da quanto accade nel resto del paese. riteniamo che la legalità sia la vera urgenza, che dobbiamo saper affrontare con una battaglia comune contro ogni forma di illegalità. L’obiettivo è ripristinare il valore della legalità attraverso: la lotta alla criminalità organizzata; il contrasto dell’evasione; la regolamentazione del sistema degli appalti, (tentativo già avviato a Brindisi con il “Protocollo d’intesa sulla legalità, la sicurezza e la regolarità del lavoro” sottoscritto in Prefettura nel 2009)” è quanto sostengono i sindacati locali, Cgil, Cisl e Uil.

Insomma, un vertice sicurezza dove a farla da padroni – ancora una volta – sono stati istituzioni e politica. Pochi erano i cittadini che hanno voluto far sentire la propria voce. Passerelle o no, Brindisi e il suo territorio, restano un terreno fragile.

Foto di Gianni Di Campi

Maristella De Michele

2 Commenti

  1. Cos’e e cominciata l’intuizione? Si devono per forza e nel nome di chi ? Bruciare le le stecche al rogo? Sono rini Saverio il nostro quartiere e fatto di gente x bene che lavora onestamente. Questo volerci far passare a Tutti i costi x cio’ che non siamo, questo continuare a far passare il nostro Mesagne x ciò che non e’ ci offende e umilia… potrei dire minuto x minuto ciò che è successo la notte dell’ arresto di massimo pavimenti. E non è niente di tutto quello che è stato detto e scritto finora. Nessuno a esultato nessuno a soladizzato con nessuno .nessuno ha offeso nessuno.nessuno ha fatto niente di niente.ma qui non è la verità ‘ che vogliono sentire.le bugie lasciatele a chi si vive di questo.a meno che ci si aspetta che si facciano dei grossi falò ‘ ci si legano tutti al palo e Ale ‘ fuoco e amen in nome della falsità ‘ di chi ne trae vantaggio

  2. Delenda Mesagne! E così ci mettiamo una pietra sopra, una volta per tutte. Non sono rassicuranti le parole del procuratore della Repubblica Cataldo Motta. Pensavo che la Procura dovesse perseguire il reato nella persona di chi lo commette e non il sentore di criminalità. Massimo Pasimeni fu arrestato quasi 6 anni fa e le circostanze testimoniano ancora della vicinanza dei Mesagnesi. Forse il mandato doveva essere esteso al cane e alle piante, agli amici, ai vicini, al suo sarto e al pescivendolo: mi vengono in mente le requisizioni egiziane o le tombe etrusche. Che ci sia incompatibilità ambientale tra il procuratore e il Salento?

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*