La mamma è morta dopo il parto, ora Airon aspetta una famiglia

BRINDISI- Si chiama Kone Airon, Airon come “airone”, questo il nome scelto dalla sua mamma morta poco dopo averla data alla luce una settimana fa. La piccola è figlia della migrante giunta a Brindisi  lo scorso 19 settembre a bordo della nave Geo Barents dell’Ong “Medici senza frontiere” dopo un lungo viaggio dal Burkina Faso. La donna , Sephora Niangane, 24 anni, incinta di 33 settimane era arrivata insieme ad altri 470 migranti salvati lungo le coste del Nord Africa. Sephora , con in grembo la sua bimba, fuggiva da un piccolo villaggio del Burkina Faso attaccato dai terroristi. In cerca di un futuro per lei e per sua figlia era salita su di una imbarcazione di fortuna , con sé portava solo una borsetta con cento euro, un documento e niente più. Stremata e infreddolita con indosso un paio di infradito e un leggings era stata soccorsa dai volontari della Ong “Medici senza frontiere”. Sephora viaggiava con un bagaglio di sogni , quelli che raccontavano un futuro migliore per se e la sua bambina. Quando lo scorso 19 settembre è arrivata nel porto di Brindisi era convinta di aver avuto la meglio su quel destino che condanna tanta gente che come lei nasce in un territorio dilaniato dalle guerre. “Come sempre ci siamo attivati per accogliere al meglio queste persone- ha detto la Prefetta di Brindisi,  Michela La Iacona- sul molo erano stati allestiti ben due postazioni mediche. Del resto il numero dei migranti che sbarcavano era piuttosto importante. Tra questi vi erano parecchi bambini e anche alcune donne in stato di gravidanza. Sephora era una di quelle”. La giovane era stata sottoposta subito a controllo medico , le sue condizioni sin dal primo momento non erano apparse delle migliori. Era disidratata e non aveva certo ricevuto nei giorni precedenti una adeguata alimentazione visto il suo stato. “Abbiamo ritenuto con i medici di trasferirla subito presso l’ospedale Perrino di Brindisi- racconta la Prefetta- aveva bisogno di cure e gli stessi sanitari temevano per la salute della bambina che portava in grembo”. Arrivata in ospedale Sephora era stata ricoverata nel reparto di Ginecologia ed Ostetricia ,  affidata al dottore Giuseppe Lanzillotti. Qui il medico con la sua equipe aveva immediatamente sottoposto la donna a tutti gli accertamenti. Il quadro clinico non era dei migliori , proprio a causa della disidratazione e della inadeguata alimentazione , oltre che dello stress a cui era stata sottoposta nelle ultime settimane Sephora soffriva della Sindrome di Hellp, la peggiore mai vista dirà il medico. La Sindrome di Hellp è una patologia emorragica rara, causata da un’anomalia acquisita delle piastrine. È caratterizzata da emolisi, livelli elevati degli enzimi epatici e trombocitopenia. La malattia colpisce le donne durante la gravidanza o nel post-partum e spesso si associa a preeclampsia grave. Nel caso di Sephora la gestosi aveva interessato tutti gli organi e rischiava di mettere in pericolo anche quella piccola vita che portava in grembo. Così il 27 settembre Sephora ha partorito con taglio cesareo sotto le attente cure della dottoressa Elena Rosa Potì. La donna ha fatto appena in tempo ad abbracciare quella piccola che con tutte le sue forze aveva strappato dalla guerra ancor prima di farla nascere. Guardando la piccola le aveva dato il nome di Kona Airon, Airon come “airone”, forse pensando a quel meraviglioso volatile che spiegando le sue ali può volare lontano verso mete felici. Poi la situazione era precipitata all’improvviso e una fatale emorragia celebrale, conseguenza proprio della Sindrome di Hellp, ha strappato Sephora alla vita. Airon però vive e sta bene, grazie alla sua mamma che l’ha protetta sino all’ultimo. La piccola nata prematura è ricoverata al Perrino ed è in attesa di una famiglia che si occuperà di lei. Come spesso accade  e come vuole la legge, i minori non accompagnati vengono affidati ai Servizi Sociali del Comune di pertinenza. Airon è affidata al Comune di Brindisi ma nonostante sia orfana della sua mamma ha un papà e una zia che vorrebbero tanto prenderla con loro.“Quando ho saputo di questa storia mi sono subito attivato- racconta Drissa Kone presidente della Comunità Africana a Brindisi- Ho cercato di ricostruire la storia di questa donna e rintracciare la sua famiglia. Il papà della bambina è in Tunisia, per un mese è mezzo è stato detenuto perché, lui dice, aveva smarrito il passaporto e si trovava in territorio straniero senza documenti. L’uomo non appena ha saputo cosa era successo ha manifestato subito la volontà di venire in Italia per prendersi cura della bambina. La situazione però è complicata. Al tempo stesso sono riuscito anche a contattare i genitori di Sephora che si sono rifugiati in Ghana. Quando hanno saputo della morte della figlia si sono disperati perché non sanno come raggiungere l’Italia”.  Mentre il presidente della Comunità Africana era impegnato nel rintracciare la famiglia di Sephora è intervenuta l’Autorità Giudiziaria con il Tribunale dei Minori. La bambina di fatto è affidata ai Servizi Sociali del Comune di Brindisi sebbene sia ancora nel reparto di Neonatologia. Alcune coppie si sono già proposte per l’adozione ma la bambina ha una famiglia, un papà, dei nonni ed anche una zia in Germania che si è detta disponibile a venire in Italia e prendere con se la  piccola. Le procedure non sono per nulla semplici , soprattutto quando si tratta di stranieri. Non solo, Drissa, il presidente della Comunità Africana, è impegnato anche nel capire quale sarà il luogo di sepoltura di Sephora. I genitori hanno la possibilità di chiedere il rimpatrio della salma ma al momento non si sa nulla di certo. “Anche dal Comune di Brindisi che dovrebbe occuparsi del funerale non mi danno notizie certe- dice Drissa- sono un po’ rammaricato. Non condivido questo modo di fare anche perché il mio ruolo, tra l’altro di mediatore volontario, è quello di facilitare determinate situazioni. Resta il fatto che una giovane donna è morta e la sua bambina non si sa quale destino avrà”.

Lucia Pezzuto

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